Giovani, donne e meridionali: i tre caratteri principali che caratterizzano le figure sociali maggiormente colpite dai fenomeni di marginalizzazione nel mercato del lavoro italiano, dalla disoccupazione ai cattivi lavori. In questo ultimo ambito ricade il lavoro delle giovani ragazze, spesso minorenni, che lavorano come animatrici per agenzie di servizi di intrattenimento nell'area metropolitana di Napoli. Di questo si occupa il lavoro di Luisa De Rosa che ha discusso la sua relazione finale dal titolo "Animatrici per bambini. Condizioni di lavoro nella provincia di Napoli: un'osservazione empirica" nell'ultima sessione di lauree.
Animatrici per bambini. Condizioni di lavoro nella provincia di Napoli:
un'osservazione empirica
di Luisa De Rosa
Questo lavoro si focalizza su una delle attività lavorative che frequentemente vengono svolte da giovani donne (spesso minorenni) alle prime esperienze nel mercato del lavoro: il lavoro di animatrici per bambini. Si tratta di un'attività che si inserisce nel circuito locale dei servizi per l'intrattenimento che si sviluppa ampiamente nell'economia sommersa e che impiega lavoratrici a cui sono offerte condizioni di lavoro a nero, con elevati livelli di sfruttamento precarietà e insicurezza del lavoro. In questa relazione si presentano i risultati di uno studio sviluppato, in primo luogo, con un percorso teorico per definire un approccio a questo tema e poi attraverso un esercizio di osservazione empirica con la raccolta di alcune esperienze di ragazze che svolgono l'attività di animatrice per bambini.
La relazione si articola in tre parti. Nella prima parte dello studio è stata ricostruita in sintesi l'approccio sociologico allo studio del lavoro. Sono stati ripresi alcuni principi fondamentali della disciplina a partire dai classici (Marx e Durckheim in particolare). Per Durkheim, ad esempio, la divisione sociale del lavoro viene vista come un processo di differenziazione. Marx, invece, vede in modo differente la diffusione del lavoro concentrandosi sulla subordinazione; quella che per Durkheim viene identificata come divisione del lavoro, per Marx è un rapporto sociale di produzione segnato dalla divisione tra il proletariato e i capitalisti. Dopo aver considerato i classici della sociologia, si è scelto di concentrarsi su una parte della sociologia del lavoro che si occupa delle pratiche lavorative con riferimento al lavoro di Silvia Gherardi e Attila Bruni (2007), focalizzando l’attenzione su come l’approccio delle pratiche del lavoro consente di comprendere i cambiamenti subiti sia i modi di intendere il lavoro sia i cambiamenti della tipologia di lavoro.
Nella seconda parte, invece, si sviluppa una sintesi dell'analisi sociologica del mercato del lavoro, riferendosi in particolare alle problematiche quali la disoccupazione, la discriminazione per genere - che colpisce le donne - e per età - che colpisce soprattutto i giovani - e il lavoro nero. Queste problematiche racchiudono il punto principale del lavoro svolto, la disoccupazione spinge i giovani a svolgere dei “lavoretti”, come quello dell’animatrice, che è un esempio di lavoro nero svolto da giovani ragazze alle prime esperienze lavorative. I giovani, soprattutto le donne, hanno massima difficoltà di occupazione nel mercato del lavoro e arrivano a tali lavori spesso per necessità, accettano le condizioni anche se irregolari perché non trovano sbocchi migliori nel mercato del lavoro.
Nella terza parte, infine, si presento i risultati dell'esercizio empirico condotto per rilevare e analizzare informazioni di campo sul lavoro di animatrice per bambini nel mercato locale del lavoro, con riferimento alla provincia di Napoli. In particolare mi sono soffermata sul rapporto tra le giovani ragazze, il mercato del lavoro e le sue irregolarità, a partire dalla raccolta e l'analisi di alcune esperienze personali e valorizzando la conoscenza diretta del settore. Si presentano i risultati di un'analisi del lavoro di animatrice, in particolare, quali sono i suoi principali compiti e quali sono requisiti per svolgere questo lavoro. Si presentano poi i caratteri del settore dell'intrattenimento: quali sono i clienti, il ruolo delle agenzia di animazione che fanno da mediatori tra le lavoratrici e le strutture che offrono il servizio ai clienti. Poi si prendono in considerazione le condizioni di lavoro che sono offerte alle ragazze, soffermandomi su come si accede a questi lavori, quali sono le retribuzioni nel mercato locale, come vengono coperte le spese, quali sono le condizioni di orario e di servizio a cui devono sottostare. Si tratta, di un'attività totalmente irregolare dal punto di vista delle relazioni di lavoro: nessun contratto scritto ma solo accordi verbali informali a vantaggio delle agenzie che prestano questo servizio. Si illustrano, poi, i principali risultati di quattro interviste realizzate con delle animatrici: tutte molto giovani che raccontano di situazioni molto simili di lavoro, ma con differenze di motivazioni. L’obbiettivo conoscitivo è stato di comprendere le ragioni che portano ad accettare le condizioni di lavoro offerte.
In termini di motivazioni, come già esposto precedentemente, si rileva che questa attività viene svolta o per necessità, o per fare un'esperienza lavorativa o perché si trova questa attività gratificante.
Si rileva, poi, una differenza di opinioni tra i vari soggetti sulle proprie condizioni lavorative. Una parte dei soggetti afferma che le proprie condizioni di lavoro sono irregolari e poco favorevoli per i dipendenti, quindi sono pienamente consapevoli e in disaccordo alle varie irregolarità, e che non accettano tali condizioni per ignoranza, ma per pura necessità in quanto il loro bisogno va oltre il desiderio di cambiare la loro condizione attuale; altri soggetti invece anche essendo consapevoli delle irregolarità appartenenti al loro lavoro, le accettano senza obiezioni perché ritengono tale professione gratificante. Tra tutti gli intervistati, solo un soggetto è totalmente contrariato alle proprie condizioni lavorative tanto da rifiutare l’offerta lavorativa.
Un altro punto importante è la possibilità dei soggetti di scegliere o meno se svolgere tale professione a determinate condizioni. Le motivazioni quindi sono il fulcro principale su cui si basa la possibilità di scelta. Dalle motivazioni, quindi, dipende la libertà di scelta se accettare o meno le irregolarità lavorative. Si deduce quindi che quanto più si è liberi dalla necessità più si ha la possibilità di rifiutare le condizioni lavorative irregolari, quanto meno si è liberi dalla necessità tanto meno si è liberi di scegliere se accettare o meno determinate condizioni.
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