Il complesso di Telemaco e la riflessione sociologica sul padre
di Marianna Di Lorenzo
Da tempo studiosi e terapeuti si interrogano sulle trasformazioni del ruolo paterno e della famiglia in seguito al venir meno di quel principio di autorità che regolava i rapporti tra genitori e figli. Non crediamo che si debba avere nostalgia del rigore e dei rigidi metodi educativi delle vecchie famiglie ma, allo stesso tempo, riteniamo che queste trasformazioni stiano portando nella direzione di una famiglia troppo permissiva in cui i genitori hanno difficoltà a sostenere la propria funzione educativa.
La fine del principio di autorità è un processo storico legato alle trasformazioni del ruolo del padre dovute, a loro volta, a una sua partecipazione alle pratiche di accudimento dei figli. Questa rivoluzione non può essere però ridotta, come fanno alcuni autori (Pietropolli Charmet, 1995), a un semplice recupero della sfera affettiva tipica della figura materna, ma segna una svolta nell’ambito della genitorialità in generale e di quella maschile in particolare.
L’argomento che abbiamo approfondito in questa tesi riguarda proprio la genitorialità maschile, in quanto dagli anni Ottanta del 900 l’interesse crescente per i cambiamenti del ruolo e delle funzioni paterne ha assunto una maggiore rilevanza non solo in ambito psicologico e pedagogico ma anche in quello sociologico.
Il mutamento della funzione paterna nella società contemporanea deve essere visto, però, sullo sfondo delle trasformazioni avvenute all’interno della famiglia e della società.
L’adempimento di compiti divisi sessualmente ha comportato un esercizio di paternità e maternità complementari: la donna era impegnata nella procreazione e nell’allevamento dei figli e nel lavoro domestico, mentre l’uomo si dedicava alla guerra, alla caccia e al lavoro manuale. Questa complementarità dei ruoli ha trovato la sua principale espressione nella teoria parsonsiana della “differenziazione sociale dei ruoli sessuati” (Parsons, Bales, 1974). Nella prospettiva funzionalista la maternità ha la funzione di costruire l’area dell’affettività familiare e di consentire la cura dei figli. La paternità, invece, è caratterizzata da aspettative normative e da un orientamento educativo e morale alla carriera sociale.
La definizione di ruoli complementari tra padri e madri e l’attribuzione di responsabilità diverse rispetto ai figli, hanno portato a considerare il padre come un’entità genitoriale secondaria rispetto alla madre all’interno della famiglia (Saraceno, Naldini, 2007).
Tuttavia, la struttura familiare continuava ad essere patriarcale, vale a dire con un padre autoritario a cui si doveva rispetto ed obbedienza e una madre attenta e premurosa, fino alle contestazioni del ’68 quando si auspicò “una società senza padre” (Mitscherlich, 1970). Negli anni ’60, infatti, assistiamo ad un esercizio della genitorialità più flessibile tale da non rendere più netta la divisione dei ruoli. Così il padre ha cominciato a rivedere la sua funzione e il suo ruolo nella famiglia guadagnando tutte quelle mansioni che per secoli erano state prerogativa quasi esclusiva della madre: la tenerezza, il gioco, l'accudimento e la cura.
Poi, dopo la crisi del patriarcato tradizionale in Occidente è cambiata la genitorialità ma, soprattutto, è cambiata la funzione del padre all’interno della famiglia.
A partire dagli anni Settanta del 900 e con l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro è emersa una figura di padre permissivo, amico dei figli, partecipe nella gestione della vita familiare e nella cura dei figli ma anche testimone di una perdita di autorità nei loro confronti.
Secondo alcuni autori (Zanatta, 2010), il coinvolgimento dei padri nell’accudimento dei figli porta a una “de-differenziazione” dei ruoli genitoriali, cioè a un’omologazione nello svolgimento delle funzioni genitoriali.
Nel primo capitolo abbiamo affrontato il tema della genitorialità e, in particolare, del cambiamento della genitorialità maschile in seguito a una forte differenziazione dei ruoli. A tale proposito, abbiamo analizzato il ruolo del padre dalla Preistoria ai nostri giorni soffermandoci poi sul padre moderno che ha elaborato una competenza genitoriale diversa rispetto a quella di un tempo.
Inoltre, abbiamo illustrato la differenza tra il ruolo della figura paterna e quello della figura materna e sottolineato l’importanza del padre nella formazione e nello sviluppo sociale e psichico dei figli.
Un tempo i ruoli erano chiari e definiti; la madre era la depositaria del codice affettivo e il padre il garante del codice etico impartendo direttive, trasmettendo valori e trascurando, per ignoranza e disinteresse, il proprio ruolo educativo. Così i padri ricoprivano un ruolo autoritario ed in effetti, nella maggior parte dei casi, erano figure temute ed idealizzate ma mai realmente conosciute.
Nel secondo capitolo abbiamo ritenuto opportuno soffermarci sulla biografia e sul pensiero dello psicoanalista lacaniano Massimo Recalcati sia perché l’argomento della tesi prendeva spunto proprio da un tema trattato dallo stesso autore, vale a dire Il complesso di Telemaco - utile per indagare il complicato ruolo della genitorialità oggi - sia perché nello stesso capitolo abbiamo affrontato l’analisi del libro omonimo.
In particolare, abbiamo approfondito l’analisi del libro Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre di Recalcati perché aggiungeva un ulteriore tassello alla nostra riflessione sul tema della genitorialità al maschile e sulla cosiddetta "evaporazione del padre", espressione coniata dallo psichiatra Jacques Lacan (2003) già alla fine degli anni Sessanta. Dunque, il padre è morto; lo hanno proclamato in diverse forme la filosofia, la letteratura e la psicanalisi. La morte del padre prende corpo nell’annuncio nietzchiano relativo alla morte di Dio e ritorna nelle contestazioni giovanili del ‘68 e del ‘77, che cercano di demolire la figura del padre-padrone. Anche se il tempo del pater-familias è tramontato resta comunque viva la domanda di un padre che testimoni ai figli passioni e progetti, senza pretendere di proporre modelli o valori universali. Ciò, però, non lo esonera dal porre dei divieti e quindi dall’affrontare il conflitto, che è indispensabile alla crescita e alla maturazione dei figli. In realtà, la figura paterna non deve essere né impositiva né lassista, ma propositiva ed accogliente; il padre deve saper ascoltare i figli e dialogare con loro permettendogli di raggiungere una propria autonomia.
Inoltre, l’analisi della figura del figlio-Telemaco evidenzia il disagio delle nuove generazioni e propone un nuovo modo per leggere il rapporto attuale tra genitori e figli.
Dopo i figli-Edipo, che conoscono il conflitto con il padre e lo vedono come un ostacolo alla realizzazione del proprio desiderio, e i figli-Narciso, prigionieri di un mondo che sembra incapace di ospitare la differenza tra le generazioni; oggi è il tempo dei figli-Telemaco che, come il figlio di Ulisse, attendono il ritorno del Padre, ovvero il ritorno della Legge, spinti dalla consapevolezza che senza di essa non c'è Senso e felicità. Essi sono i “giusti eredi”, perché, come afferma Recalcati , riconoscono «il debito che li lega ai genitori, trovandovi il germe del limite che, se rispettato, dà senso alla vita. […] Così solo l'alleanza tra i figli, che riconoscono il debito originario, e i padri che, smesse le vesti degli eroi, si fanno testimoni di un senso possibile, traghetterà le nostre vite e il nostro futuro verso un'epoca nuova».
Infine, il libro di Recalcati ci ha dato l’opportunità di affrontare il problema della confusione generazionale che si è venuta a creare nella società contemporanea a seguito del passaggio dalla verticalità del rapporto padre-figlio a quello dell’orizzontalità; i padri si ritrovano ad essere più bambini dei propri figli. Essere genitori oggi, secondo l’autore, è difficile, perché significa sapere introdurre la vita al trauma del limite, mentre il mondo esterno alla famiglia spinge nella direzione della rincorsa al godimento, che spesso genera solo insoddisfazione. Quindi i genitori dovrebbero imporre dei limiti sia al proprio godimento sia a quello dei figli diventando un esempio. In realtà, i peggiori genitori sono sia quelli che annullano ogni differenza generazionale diventando complici e amici dei figli e rinunciando al loro compito educativo, sia quelli che, non riconoscendo la loro inadeguatezza, pensano di incarnare la Legge. I migliori, invece, sono quelli che non nascondono i loro difetti e sanno incarnare la Legge del desiderio testimoniando che si può vivere con gioia e soddisfazione su questa terra.
Riferimenti bibliografici
Lacan J. (2003), Nota sul padre e l’universalismo, in “La psicoanalisi” n. 33, Astrolabio, Roma.
Mitscherlich A. (1970), Verso una società senza padre, Feltrinelli, Milano.
Parsons T., Bales R. F. (1974), Famiglia e socializzazione, Mondadori, Milano.
Pietropolli Charmet, G. (1995), Un nuovo padre. Il rapporto padre-figlio nell'adolescenza, Arnoldo Mondadori, Milano.
Recalcati M. (2013), Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre, Feltrinelli, Milano.
Saraceno C., Naldini M. (2007), Sociologia della famiglia, Il Mulino, Bologna.
Zanatta A. L. (2010), Nuove madri e nuovi padri. Essere genitori oggi, Il Mulino, Bologna.
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