mercoledì 15 aprile 2020

La perdita dell’aura secondo Benjamin

Risorse. Walter Benjamin è uno degli intellettuali della Scuola di Francoforte letto e citato ancor oggi, forse in misura maggiore di Horkheimer, Adorno e Marcuse. La sua opera più celebre è certamente il saggio «L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica», scritto a metà anni ’30 del Novecento e rivisto più volte (si veda a proposito l’edizione italiana curata Fabrizio Desideri per Donzelli nel 2012 che riporta tre versioni del saggio). Benjamin si interroga sul destino dell’arte nel contesto delle trasformazioni indotte dall’invenzione e dalla diffusione di nuovi dispositivi tecnologici come la fotografia e il cinema. In questo testo Benjamin presenta la teoria della perdita dell’aura nell’opera d’arte contemporanea, sostenendo che l’introduzione di nuove tecniche che consentono di produrre, riprodurre e diffondere a livello di massa l’opera d’arte abbia modificato l’atteggiamento sia del pubblico, sia degli artisti, provocando una rivoluzione nel rapporto tra arte e potere: l’arte perde la sua unicità, la sua “aura” appunto. Su questo aspetto il sito web Rai Teche propone un video su Walter Benjamin estratto dal programma «Sentieri della ragione» che, nel 1981, dedica una puntata a una riflessione sulla teoria dell’aura. Nel breve estratto intervengono Theodor AdornoMassimo Caccari.

lunedì 13 aprile 2020

Adorno, la Tv e gli intellettuali

Risorse. Theodor Adorno è tra i principali autori della Scuola di Francoforte a cui dedichiamo un po’ più di attenzione, anche se limitatamente a soli due ambiti di ricerca: il contributo agli studi sul pregiudizio e poi quello al saggio «Dialettica dell’illuminismo» scritto con l’amico e collega Marx Horkheimer. Ben più estesi sono però l’elaborazione filosofica e il contributo alla sociologia di Adorno, soprattutto nell’analisi del rapporto tra l’estetica, la morale, la politica e l’impegno critico. Una lettura utile potrebbe essere il testo del 1951 «Minima moralia. Meditazioni della vita offesa» (ultima edizione italiana: Einaudi, Torino, 2014).

In un video disponibile su YouTube c’è un frammento dell’intervista che Umberto Eco realizzò nel 1966 con Adorno per la trasmissione «Zoom» della RAI. Adorno era negli ultima della sua vita: morirà tre anni dopo, nel 1969. Nel frammento i due discutono prevalentemente di mass media e in particolare della televisione nella società contemporanea, portando l’attenzione sul rapporto tra gli intellettuali e la televisione.

sabato 11 aprile 2020

Colloquio con Max Horkheimer

Intervista storica. Max Horkheimer nel 1930 fu direttore dell'Istituto per la Ricerca Sociale di Francoforte (Institut für Sozialforschung) e della sua rivista scientifica (Zeitschrift für Sozialforschung). Con l’ascesa del nazismo, fu costretto all’esilio in USA dove continuò l’attività di ricerca alla Columbia University, insieme agli altri esuli dell’Istituto. Ritornò in Germania solo nel 1949 e, insieme ad Adorno, l’anno dopo riavviò l’Istituto per poi essere nominato rettore dell’Università di Francoforte. Vediamo sotto un filmato televisivo con un lungo colloquio all’interno di un servizio sulla Scuola di Francoforte. Horkheimer racconta gli obiettivi che si posero i fondatori dell’Istituto per poi affrontare alcuni tra i principali temi di ricerca: tra l’altro, il problema dell’autoritarismo; le trasformazioni del proletariato e il rapporto con gli studenti; la concezione della libertà; rivoluzione e controrivoluzione; il rapporto tra la ricerca empirica e la ricerca sociologica; il tema della tolleranza-repressiva/repressione-tollerante; la tesi dell’uomo a una dimensione di Marcuse; la famiglia, il padre e l’autorità. Il filmato risale al 1968. Fu trasmesso dalla Tv pubblica svizzera ed è tradotto in italiano.


giovedì 9 aprile 2020

Simmel: un nuovo profilo

Letture. Nella ricezione iniziale dell’opera di Georg Simmel in Italia ci sono state alcune interpretazioni che ne hanno trasfigurato sia l’esperienza biografica, sia il contributo intellettuale. Da metà anni Novanta, però, è ricominciato il lavoro di riconsiderazione di queste prime interpretazioni di cui ad esempio dà conto un rapido profilo tracciato da Antonio De Simone nella rivista il Mulino (a LIX, n. 5, 2010, pp. pp. 842-848) (file scaricabile con l’autenticazione con il profilo UniNa), dove si legge in apertura:
“Ci sono uomini, quasi sempre i più grandi, che non si possono facilmente classificare, la cui scrittura non si lascia etichettare o imprigionare negli specialismi disciplinari. Tra loro c’è anche Simmel. Per caratterizzarne la fisionomia intellettuale, c’è chi ancora pochi anni or sono registrava la sua immagine, quale emersa nella storia della ricezione critica sino agli anni Ottanta del Novecento, come quella di «un outsider, un vagabondo di talento, un cultore dell’effimero, un flâneur del saggismo, un inquieto sismografo della modernità, un impressionista del dettaglio, un rabdomante del frammento, un collezionista di prospettive, un nomade della ricerca, il Borges della letteratura sociologica»”.

mercoledì 8 aprile 2020

L’amore nell’analisi di Simmel

Letture. L’«amore» è un tema che torna spesso nelle opera di Georg Simmel e a cui ha dedicato anche riflessioni specifiche, alcune delle quali sono anche tradotte in italiano: Filosofia dell’amore (Donzelli, 2001) e Sull’amore (SE, 2018). Un’esposizione del pensiero di Simmel su questo tema è proposta da Adele Bianco in un articolo, disponibile in rete, dal titolo Georg Simmel: le forme dell’amore (in «SMP», vol. 2, n. 4, 2011 pp. 51-63). Nel presentare il suo saggio, l’Autrice scrive: «In questo articolo viene ricostruita la visione di Simmel dell’amore come una delle forme che la vita assume, e Simmel riesce così a coniugare i temi della Lebensphilosophie con la realtà sociale. In primis l’amore pone a confronto due soggetti distinti realizzando l'unità dalle diversità. L’amore costruisce socialità a partire dall’intimo di ciascuno e realizzando la vita collettiva grazie al passaggio dal piano individuale a quello sovra-individuale. In secundis Simmel ritiene che l’amore sia un processo dinamico che trasforma i due partner sia l’oggetto del sentimento, sia chi lo prova. Infine, le manifestazioni dell’amore si evolvono: da quello classico, e segnatamente platonico, ad altre manifestazioni quale quello universale per l’umanità e quello cristiano, Simmel individua i caratteri di maggiore processualità e dinamicità dell’amore moderno».

lunedì 6 aprile 2020

Rivista di studi su Georg Simmel

Risorse. Anche nel caso di Georg Simmel possiamo indicare una rivista che si propone come sede editoriale specialistica per gli studi che si rifanno alla sua opera. Si tratta di Simmel Studies. La rivista è stata fondata nel 1999 da Otthein Rammstedt presso l'Università di Bielefeld (Germania), come sviluppo di una precedente iniziativa editoriale, la Simmel Newsletter, avviata nel 1991 con lo scopo di di promuovere e divulgare il pensiero di Simmel in connessione con la pubblicazione dell’edizione completa delle opere di Simmel (Georg Simmel’s  Gesamtausgabe, con Suhrkamp). Dopo una sospensione delle pubblicazioni nel 2009, è stata avviata la “nuova serie” di Simmel Studies nel 2016, rinnovata nei suoi organi editoriali e diretta da Vincenzo Mele (Università di Pisa). Fin dai primi anni Novanta, questo insieme di iniziative editoriali sono state in grado di supportare una riscoperta internazionale dell’opera di Simmel. Questa rivalorizzazione dell’opera simmeliana ha avuto benefici anche per la sociologia italiana che, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, ha cominciato lentamente ma con risultati progressivamente sempre più significativi la rilettura di Simmel, mettendo a lavoro nel contemporaneo la sua sociologia.

venerdì 3 aprile 2020

La Società tedesca di sociologia

Risorse. Nel 1909 Max Weber è tra i promotori, insieme a Ferdinand Tönnies e Georg Simmel, della fondazione di una società scientifica di sociologia, la Deutsche Gesellschaft für Soziologie (DGS) che all’epoca raccoglieva meno di quaranta studiosi. Questo avviene in un un periodo di rapida fioritura della sociologia in Germania. Weber e gli altri, infatti, diedero vita al primo congresso della Società già nel 1910 a Francoforte, replicando due anni dopo a Berlina, con un certo grado di successo in termini di pubblico e di risposta del mondo intellettuale dell’epoca. La Società sopperiva all’assenza nelle Università tedesche di cattedre di sociologia, formando un centro di aggregazione per sociologi e per studiosi di altre discipline interessati alla sociologia che già avevano trovato un certo spazio di discussione nella rivista «Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik», inaugurata nel 1904 da Edgar Jaffé, Werner Sombart e dallo stesso Weber. La società DGS è sopravvissuta fino ad oggi, con una sospensione delle attività durante il periodo del nazionalsocialismo (1933-1945), svolgendo le sue attività di supporto alla formazione e al funzionamento della comunità sociologica tedesca. Nel 2019 ha compiuto 110 anni ed è cresciuta al punto da raccogliere oltre tremila associati.

giovedì 2 aprile 2020

L’influenza di Nietzsche su Weber

Note. La letteratura critica sul pensiero di Max Weber degli ultimi decenni, a partire dagli anni Ottanta in avanti, ha approfondito sempre più l’influenza esercitata da Friedrich Wilhelm Nietzsche sulla produzione weberiana. È certo che Weber riconoscesse nel pensiero di Nietzsche un contributo essenziale nella formazione della cultura occidentale moderna. Seguendo l’interpretazione di Wilhem Hennis (in Il problema Max Weber, Laterza, 1991), nell’opera di Weber si rintraccia l’influenza di Nietzsche lungo almeno quattro dimensioni: 1. l’idea che «Dio è morto», cioè la frantumazione del sistema dei valori cristiani; 2. il «tipo ideale» di cristianesimo che entra in conflitto con tutti gli altri ordinamenti della vita, creando la relazione vita-lotta; 3. il rapporto tra disincanto radicale del mondo e l’origine del razionalismo occidentale; 4. la dimensione tragica della storia. Per approfondire di più il rapporto Nietzsche-Weber si può cominciare leggendo l’articolo di Enzo Rutigliano All’ombra di Nietzsche: Max Weber tra Kultur e Zivilisation (in «Quaderni di Sociologia», n. 75, 2017, pp. 3-17).

mercoledì 1 aprile 2020

Il lavoro intellettuale come professione

Anniversario. É passato un secolo dalle due conferenze che Max Weber tenne nel gennaio del 1919 a Monaco sul tema del lavoro intellettuale come professione: Wissenschaft als Beruf e Politik als Beruf. I due testi furono tradotti in italiano per la prima volta nel 1948 (traduzione di Antonio Giolitti) con il titolo Il lavoro intellettuale come professione. Attualmente le conferenze sono disponibili nella nuova edizione Einaudi del 2004 con il titolo La scienza come professione. La politica come professioneL’introduzione a questa edizione è di Wolfgang Schluchter che ha curato la più recente edizione delle due conferenze, inserita nell'opera completa tedesca Max Weber-Gesamtausgabe (MWG).
Si legge nella presentazione della traduzione italiana: «le due conferenze sono il frutto più maturo della riflessione weberiana sul senso della scienza e della politica, ma soprattutto sul loro rapporto: un rapporto complesso, di rimando reciproco ma soprattutto di distinzione. Contro l’appello all’intuizione, che tanta presa aveva nella gioventù universitaria tedesca, contro le pretese della “profezia professorale”, Weber rivendica il rigore scientifico e la funzione specialistica dell’insegnamento accademico, che non può consentire al docente di farsi propagandista di una qualsiasi concezione del mondo. E contro la riduzione della politica a politica di potenza, quale l’aveva praticata la Germania guglielmina, Weber fa valere la tesi che la politica persegue sì fini di potenza, e si avvale sempre della forza come mezzo indispensabile, ma è al tempo stesso presa di posizione pro o contro determinati valori. Scienza e politica traggono così il loro diverso “senso” della teoria dei valori, che Weber venne definendo negli ultimi anni di vita». Memorabile è la conclusione della conferenza sulla politica:
«La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È certo del tutto esatto, e confermato da ogni esperienza storica, che non si realizzerebbe ciò che è possibile se nel mondo non si aspirasse sempre all’impossibile».