lunedì 23 aprile 2012
Per andare dove dobbiamo andare, da che parte dobbiamo andare?
Esercitazione in corso (o quasi). In un famoso film commedia del 1956 dal titolo "Totò, Peppino e... la malafemmina", in un famoso sketch il grande Totò chiede informazioni al vigile milanese e, tra le altre cose, in una formula esilarante domanda: "per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?". Io oggi mi trovo nella situazione del vigile a Milano e voi in quella di Totò e Peppino, visto che per la nostra esercitazione non è stato ancora redatto un primo disegno della ricerca. Non sappiamo "dove dobbiamo andare" che rappresenta il fine della nostra attività strategica di ricerca, condensato nelle domande di ricerca; e non sappiamo ancora "per dove dobbiamo andare" che rappresenta l'insieme delle scelte di metodo da fare per rispondere in maniera appropriata alle domande di ricerca. Domani qualcuno saprà rispondere alla mia domanda: per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?
giovedì 19 aprile 2012
Filmografia citata
Rappresentare. Oggi in aula è stato richiamato il regista Ken Loach e alcuni suo lavori cinematografici come esempi di come una storia può svolgere la funzione illustrativa di rappresentare un fenomeno sociale. Poiché - se ho capito bene - nessuno ne ha mai sentito parlare, vi segnalo i filma richiamati: In questo mondo libero (2007) sul caporalato al femminile tra gli immigrati dell'Est in Inghilterra; Paul, Mick e gli altri (2001) sui disoccupati di Sheffield; Bread and Roses (2000) sui clandestini messicani che passano il confine in California per lavorare in America; Piovono pietre (1993) sugli operai disoccupati di Manchester durante il periodo del neoliberismo thatcheriano; Riff Raff. Meglio perderli che trovarli (1991) sulla vita quotidiana che riflette gli effetti della politica della Thatcher.
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martedì 17 aprile 2012
Ricerca bibliografica
Qualche risorsa. Nell'ambito dell'attività di esercitazione ci siamo impegnati a realizzare una ricerca bibliografica al fine di: (a) definire una domanda di ricerca; (b) qualificare la rilevanza teorica (e pragmatica) della nostra domanda di ricerca. Come spiegato in aula oggi si tratta di un'attività strumentale alla definizione di un quadro teorico-concettuale entro il quale definire la rilevanza della domanda di ricerca e seguire tutte le altre fasi della prefigurazione nell'ambito della elaborazione del disegno della ricerca.
Vi segnalo qualche strumento per la ricerca bibliografica. In primo luogo gli strumenti per selezionare teorie, concetti e definizioni:
Vi segnalo qualche strumento per la ricerca bibliografica. In primo luogo gli strumenti per selezionare teorie, concetti e definizioni:
- i dizionari disciplinari (ad esempio il Dizionario di Sociologia di Luciano Gallino);
- i thesaurus, con cui ricostruire le parole-chiave - keywords - secondo alberi gerarchici (ad esempio Thematic List of Descriptors : Sociology, dell'UNESCO; oppure Thesaurus of sociological indexing terms, di Bárbara Booth);
- manuali di settore (ad esempio per il vostro caso: Handbook of Sports Studies, di Jay J. Coakley, Eric Dunnin).
- riviste scientifiche specialiste di settore (ad esempio per il vostro caso: International Review for the Sociology of Sport).
- Cominciamo dalle risorse UniNa: il Centro d'Ateneo per le Biblioteche (CAB) per indicazioni bibliografiche e per accesso alle risorse elettroniche online.
- Archivi digitali di riviste scientifiche (full text): Jstor oppure Web of Knowledge (risorse che richiedono l'identificazione dell'utente e dell'istituzione);
- Archivio digitale di articoli (full text) lingua francese: Persée.
- Archivio libri digitali: Darwinbooks (il Mulino).
- La pubblicazione periodica Sociological Abstracts (digitale e cartaceo, consultabile presso la biblioteca di Facoltà);
- L'archivio online Biblioteca della Sociologia Italiana on line dell'Università degli Studi di Trento (Facoltà di Sociologia, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale) ad accesso libero.
Il disegno della ricerca qualitativa
In secondo luogo abbiamo focalizzato l'attenzione sull'attività di prefigurazione, a monte di una ricerca, di quella di ricostuzione, a valle di un percorso di ricerca, e quella circolare che riguarda durante lo svolgimento della ricerca il rapporto tra processi interpretativi, scelte metodologiche e dati empirici. Abbiamo, poi, riconsiderato queste fasi all'interno della teoria dell'argomentazione, considerando in dettaglio il significato di argomentazione prolettica.
A questo punto, abbiamo visto una parte delle attività che riguardano la prefigurazione, in particolare:
- la specificazione della domanda di ricerca e la qualificazione della sua rilevanza (pragmatica/teorica);
- l'individuazione del contesto empirico che consente di rispondere alla domanda di ricerca e di trovare gli elementi per argomentare l'appropriatezza della risposta (setting e case);
- la descrizione del metodo impiegato per elaborare una risposta alla domanda di ricerca.
mercoledì 11 aprile 2012
La ricerca biografica in sociologia
Si cambia vita. Ci siamo messi alle spalle con la lezione di oggi il testo della Ruspini con un'ultima riflessione sulla ricerca a fondamento biografico. Abbiamo visto come questo approccio di ricerca ai accede alle connessioni tra le singole biografie e la storia sociale, tra la dimensione strettamente individuale e il contesto sociale. Le forme della ricerca biografica che abbiamo discusso con più attenzione sono state sostanzialmente tre:
a) l'analisi delle storie di vita;
b) lo studio del corso di vita;
c) lo studio degli eventi e delle transizioni di vita.
Le storie di vita o biografie sono l'insieme cronologico narrativo relativo alla vita di un soggetto; mentre il corso di vita fa riferimento alla struttura sottostante alle biografie, socialmente costruita, articolata in fasi che si susseguono lungo traiettorie che riguardano aspetti specifici della vita di un soggetto; le fasi sono separate da eventi che definiscono transizioni di rilevanza sociale da uno stato e il successivo lungo una traiettoria biografica.
La ricerca biografica in sociologia ha ormai assunto un livello di autonomia da rappresentare un filone di ricerca autonomo, a prescindere dai metodi di ricerca utilizzati. Una breve lettura di approfondimento è il libricino di Manuela Olagnero e Chiara Saraceno "Che vita è: l'uso dei materiali biografici nell'analisi sociologica" (La Nuova Italia Scientifica, 1993). Le stesse autrici hanno scritto sull'approccio biografico in molti altri volumi di cui segnalo a chi fosse particolarmente motivato a documentarsi due volumi: (1) Manuela Olagnero, "Vite nel tempo" (Carocci, 2005); (2) Chiara Saraceno, a cura di, "Età e corso della vita" (il Mulino, 2001).
a) l'analisi delle storie di vita;
b) lo studio del corso di vita;
c) lo studio degli eventi e delle transizioni di vita.
Le storie di vita o biografie sono l'insieme cronologico narrativo relativo alla vita di un soggetto; mentre il corso di vita fa riferimento alla struttura sottostante alle biografie, socialmente costruita, articolata in fasi che si susseguono lungo traiettorie che riguardano aspetti specifici della vita di un soggetto; le fasi sono separate da eventi che definiscono transizioni di rilevanza sociale da uno stato e il successivo lungo una traiettoria biografica.
La ricerca biografica in sociologia ha ormai assunto un livello di autonomia da rappresentare un filone di ricerca autonomo, a prescindere dai metodi di ricerca utilizzati. Una breve lettura di approfondimento è il libricino di Manuela Olagnero e Chiara Saraceno "Che vita è: l'uso dei materiali biografici nell'analisi sociologica" (La Nuova Italia Scientifica, 1993). Le stesse autrici hanno scritto sull'approccio biografico in molti altri volumi di cui segnalo a chi fosse particolarmente motivato a documentarsi due volumi: (1) Manuela Olagnero, "Vite nel tempo" (Carocci, 2005); (2) Chiara Saraceno, a cura di, "Età e corso della vita" (il Mulino, 2001).
martedì 3 aprile 2012
Vacanze accademiche, ma...
Il "carattere" indica soprattutto i tratti permanenti della nostra esperienza emotiva, e si esprime attraverso la fedeltà e l'impegno reciproco, o nel tentativo di raggiungere obiettivi a lungo termine, o nella pratica di ritardare soddisfazioni in vista di uno scopo futuro. Insomma, tra la moltitudine dei sentimenti in cui tutti noi ci troviamo costantemente immersi, siamo sempre impegnati nel tentativo di salvarne e rafforzarne qualcuno. Sono questi sentimenti che confermati che plasmeranno il nostro carattere, definendo i tratti personali a cui attribuiamo valore di fronte a noi stessi e in base ai quali ci sforziamo di essere valutati da parte degli altri. (Sennett, 1999, p. 10)Il "carattere" definito in questo modo è sottoposto a corrosione dalla sviluppo del nuovo capitalismo flessibile perché in un'economia che ruota intorno al breve periodo è più difficile perseguire obiettivi di lungo periodo e mantenere fedeltà e impegni reciproci all'interno di organizzazioni produttive che vengono continuamente ristrutturate. A livello personale diventa sempre meno possibile decidere quale dei nostri tratti merita di essere conservato all'interno di una società impaziente che si concentra sul momento.
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Richard Sennett
domenica 1 aprile 2012
Alla base dell'interazionismo simbolico
Per approfondire. Tra gli altri approcci teorici - sempre selezionati da Elisabetta Ruspini - entro i quali si sono sviluppati i metodi qualitativi abbiamo visto l'interazionismo simbolico, in particolare la teorizzazione fatta dal sociologo statunitense Herbert Blumer. La teoria dell'interazionismo simbolico - abbiamo sottolineato - ha tra le sue basi concettuali la visione del Sé dello psicologo sociale statunitense George Herbert Mead. La definizione che Mead dà del Sé - nell'opera Mind, Self and Society (University of Chicago Press, 1934) - supera il modello classico psicologico di stimolo-risposta, per arrivare alla individuazione di un processo sociale in cui l'attore sociale agisce in base all'interpretazione che egli dà della situazione in cui è immerso. Per comprendere i processi d'interpretazione simbolica alla base dell'interazione sociale vengono distinti i concetti di "Sé", "Me" ed "Io". Il Sé dell'attore sociale - secondo Mead - si compone di due momenti: del Me che è il riflesso di come l'individuo si percepisce in base agli atteggiamenti e comportamenti degli altri nei suoi confronti; mentre l'altro momento è l'Io vale a dire la risposta che l'individuo elabora, in termini di azione, in base all'interpretazione del Me. Da una parte, quindi, il Me produce socializzazione dell'individuo, dall'altra l'Io genera elementi di creatività e originalità nell'azione individuali. Lo studio dell'evoluzione del Sé nella crescita degli individui conduce, inoltre, il nostro autore ad introdurre il concetto di "altro generalizzato", come elemento indicativo della maturità del Sé, vale a dire la maturazione di una struttura di risposte comuni e condivise da tutti i membri della stessa comunità.
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