Per approfondire. Tra gli altri approcci teorici - sempre selezionati da Elisabetta Ruspini - entro i quali si sono sviluppati i metodi qualitativi abbiamo visto l'interazionismo simbolico, in particolare la teorizzazione fatta dal sociologo statunitense Herbert Blumer. La teoria dell'interazionismo simbolico - abbiamo sottolineato - ha tra le sue basi concettuali la visione del Sé dello psicologo sociale statunitense George Herbert Mead. La definizione che Mead dà del Sé - nell'opera Mind, Self and Society (University of Chicago Press, 1934) - supera il modello classico psicologico di stimolo-risposta, per arrivare alla individuazione di un processo sociale in cui l'attore sociale agisce in base all'interpretazione che egli dà della situazione in cui è immerso. Per comprendere i processi d'interpretazione simbolica alla base dell'interazione sociale vengono distinti i concetti di "Sé", "Me" ed "Io". Il Sé dell'attore sociale - secondo Mead - si compone di due momenti: del Me che è il riflesso di come l'individuo si percepisce in base agli atteggiamenti e comportamenti degli altri nei suoi confronti; mentre l'altro momento è l'Io vale a dire la risposta che l'individuo elabora, in termini di azione, in base all'interpretazione del Me. Da una parte, quindi, il Me produce socializzazione dell'individuo, dall'altra l'Io genera elementi di creatività e originalità nell'azione individuali. Lo studio dell'evoluzione del Sé nella crescita degli individui conduce, inoltre, il nostro autore ad introdurre il concetto di "altro generalizzato", come elemento indicativo della maturità del Sé, vale a dire la maturazione di una struttura di risposte comuni e condivise da tutti i membri della stessa comunità.
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