mercoledì 17 luglio 2013

Anziani poveri in Italia

Nella prossima seduta di laurea per il corso triennale in Sociologia, la laureanda Carmen Di Maio presenta la sua relazione finale dal titolo "Anziani poveri in Italia" che ho seguito in qualità di tutor. L'autrice di seguito ci anticipa un'introduzione che illustra la problematica affrontata nello studio e la struttura del suo elaborato.



Anziani poveri in Italia

di Carmen Di Maio

 La condizione degli anziani in Italia non ha avuto ancora oggi la giusta attenzione che merita, soprattutto se si considera la portata dell’invecchiamento della popolazione che è più forte che in ogni altro paese d’Europa ed è secondo solo al Giappone. Questo fenomeno che è l'effetto positivo della transizione demografica, ha in sé altri aspetti negativi, legati soprattutto alla sostenibilità del sistema previdenziale.
 Prima di entrare nello specifico dello studio, è interessante soffermarsi in generale sui processi di impoverimento per poi considerare quelli legati all’invecchiamento e la sua relazione con la povertà in Italia. 
 La prima questione affrontata nel capitolo iniziale del lavoro riguarda la ricostruzione delle ricerche sulla povertà che furono svolte nel XIX sec. in Inghilterra da Booth e Rowntree, che cercavano di capire la portata del fenomeno della povertà.
Per affrontare questo tema il lavoro è stato impostato a cominciare dalla definizione degli indicatori di povertà assoluta e relativa: povertà assoluta in termini di “minimo accettabile”, quindi di coloro che hanno un alloggio, cibo, abbigliamento; povertà relativa in termini di “possibilità”, quindi persone che usufruiscono dei bene e servizi in rapporto al livello economico di vita dell’area di residenza. 
 Successivamente si è tentato di fare una ricostruzione storica del fenomeno, legato allo sviluppo del capitalismo, all’industrializzazione e alla proletarizzazione, individuando tre fasi: società tradizionale, salariale-fordista e frammentata. Quest'ultima che segnato la nascita di nuove figure sociali “i funamboli e i senza rete”, di cui si chiarirà il significato nel primo capitolo. Dai dati presi dalle rilevazioni Istat, si è cercato di comprendere le caratteristiche della povertà in Italia, con particolare riguardo alla concentrazione territoriale.
 Nel secondo capitolo, invece, si discute della cause e delle caratteristiche dei processi di invecchiamento. Si parte dalla questione riguardante l’allungamento della aspettative di vita che porta l’aumento in numero assoluto degli anziani, ma anche alla riduzione dei tassi di fecondità e natalità. Questo fenomeno è dovuto a vari fattori economici e sociali, quali ad esempio il miglioramento delle condizioni di vita, i progressi della medicina, il controllo delle nascite. L’invecchiamento implica anche problemi di carattere sociale, legati al sistema sociosanitario e a quello previdenziale, che verranno spiegati in modo più approfondito nel corso del secondo capitolo, dove verranno sinteticamente presentate anche la varie riforme del sistema previdenziale italiano.
 Infine nel terzo capitolo si è cercato di mettere in relazione i fenomeni introdotti nei primi due capitoli, cioè quello di povertà e invecchiamento, cercando di capire le connessioni esistenti tra questi due fenomeni soffermandosi sulla documentazione statistica istituzionale. L'obiettivo è di comprendere quanti anziani sono esposti al rischio di povertà in Italia, quali sono le loro caratteristiche socio-anagrafiche e dove questi si concentrano maggiormente. Si tratta, poi, della relazione tra l’invecchiamento, sistema previdenziale e il rischio di povertà delle persone anziane, che oggi più di tutti sono i soggetti più esposti al rischio di impoverimento.
 In conclusione i dati Istat confermano che l'Italia deve affrontare il problema crescente della povertà degli anziani. Il sistema delle pensioni non è più sempre adeguato alla protezione del reddito degli anziani: quasi la metà dei pensionati, circa 7,4 milioni, il 44,1% del totale, riceve redditi da pensione per un importo mensile inferiore a 1.000 euro al mese. Peggiore ancora stanno i 2,2 milioni (il 13,3%) di pensionati che ricevono un assegno non superiore ai 500 euro. Una situazione insostenibile. Soprattutto in un momento di crisi in cui i giovani entrano tardi nel mondo del lavoro e che certamente non ce la fanno a sostenere anche il carico degli anziani. Tagli di spesa che, visto il continuo diminuzione del PIL che diminuisce le entrate dello Stato, sono stati i principali correttivi utilizzati da decenni dai governi che hanno guidato il nostro Paese che hanno raggiunto una entità che minaccia seriamente il sistema di welfare italiano.
 Da quanto detto finora si deduce che, povertà e invecchiamento sono fenomeni connessi tra loro, che portano gravi conseguenze per il nostro Paese. Quello che più di tutto si è cercato di far comprendere e che tra la popolazione residente in Italia, gli anziani sono quelli che tra tutti corrono il maggior rischio d’impoverimento, inoltre la loro condizione, è ormai un fenomeno eterogeneo reso ancora più complesso dalla particolare situazione venutasi a creare durante gli ultimi anni di crisi economico-finanziario dal 2008 ad oggi.

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