«La prima accezione è quella di reale, in opposizione a chimerico; con questo si indica il volgersi della nuova filosofia a ricerche accessibili all’intelligenza umana, con esclusione delle questioni metafisiche di cui si occupava la filosofia anteriore. La seconda accezione è quella di utile, in contrapposizione a ozioso; indica cioè il carattere pragmatico della nuova filosofia, rivolta al miglioramento della condizione dei singoli e della società. In una terza accezione il termine indica l’opposizione tra certezza e indecisione, ossia l’attitudine della filosofia positiva a costituire «l’armonia logica nell’individuo e la comunione spirituale nella specie», in luogo di perseguire i continui dubbi delle filosofie precedenti. Una quarta accezione è quella di preciso in contrapposizione a vago, e designa la tendenza della filosofia positiva a raggiungere il grado di precisione compatibile con la natura dei fenomeni e con l’esigenza dei nostri bisogni, mentre la vecchia filosofia conduceva a nozioni vaghe che potevano diventare patrimonio comune attraverso una disciplina imposta e fondata su un’autorità soprannaturale. La quinta accezione contrappone il positivo al negativo, sottolineando come filosofia positiva non abbia il compito di distruggere ma di organizzare.»
mercoledì 11 marzo 2020
Il termine «positivo» in Comte
Positivismo. Il senso del termine «positivo» che si ritrova negli scritti di Comte non è quello in uso nel linguaggio comune. Poiché si tratta di una questione basilare del pensiero di Comte, come di tutto il «positivismo», è utile specificare quanto più chiaramente possibile il significato del termine. A questo fine riprendiamo quanto scritto nel Dizionario Storico dell’Enciclopedia Treccani alla voce «positivismo» con riferimento a Comte che elenca le accezioni del termine positivo:
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