martedì 31 marzo 2020
Rivista di studi su Max Weber
Risorse. Gli studi sul pensiero di Max Weber hanno alimentato una bibliografia di notevole estensione e varietà. Molteplici sono le tradizioni interpretative, differenziate sia tra discipline, sia all’interno delle stesse discipline: oltre alla sociologia, infatti riconoscono in Weber una figura cruciale del loro sviluppo contemporaneo anche la storia economica, la scienza politica, la filosofia del diritto. Un utile strumento per avvicinarsi al dibattito contemporaneo può essere la rivista scientifica specializzata Max Weber Studies, redatta in lingua inglese. Fondata nel 2000, attualmente è pubblicata con periodicità semestrale. Gli indici sono consultabili qui. Fanno parte del comitato editoriale di questa rivista due italiani: Luciano Cavalli e Gianfranco Poggio. Si tratta di due tra i principali interpreti italiani del pensiero di Weber: di Cavalli ricordiamo, ad esempio, il libro un po' datato dal titolo Max Weber: religione e società (il Mulino, 1968), mentre di Poggio va segnalato il volume più recente Incontro con Max Weber (il Mulino, 2004) che ha un’impostazione utile per un primo approccio al pensiero di Weber. Si rimanda, infine, al libro Max Weber di Franco Ferrarotti (Liguori, Napoli, 1995), uno dei padri della sociologia italiana che ha contribuito in maniera decisiva a orientare la lettura dell’opera weberiana nelle scienze sociali italiane.
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Napoli NA, Italia
lunedì 30 marzo 2020
Marianne Schnitger Weber
Approfondimenti. Marianne Schnitger (1870-1954) viene spesso citata, con superficialità, nella storia della sociologia come “moglie di Weber”, ricordata per la sua dedizione al marito Max, per l’attività di pubblicazione degli inediti di «Economia e società» e per la famosa biografia di Max Weber (Max Weber. Ein Lebensbild, 1926). Si sorvola sul fatto che tale contributo alla critica di Max Weber è stato possibile perché la stessa Marianne è stata una studiosa, un’intellettuale e una sociologa, impegnata soprattutto sullo studio della condizione delle donne e dell’emancipazione femminile. Su questa tematica la Weber aprì un confronto diretto con Georg Simmel che per le posizioni espresse risulta ancora rilevante per comprendere il discorso dell’epoca. Nella critica internazionale Marianne Weber viene ormai collocata tra le “madri” dimenticate dal canone tradizionale della storia della sociologia, insieme ad altre come Hariette Martineau, Jane Adams e Beatrice Webb. Resta ancora molto lavoro scientifico e culturale da fare per riportare alla luce il contributo di queste donne alla formazione della disciplina, riconsiderando la tradizionale storia della sociologia novecentesca. Del lavoro di Marianne Weber non è stato tradotto molto in italiano, segnalo però il piccolo, ma utile, libro uscito di recente: La donna e la cultura: questione femminile e partecipazione pubblica, collana «Classici della sociologia» (Armando, 2018) a cura di Barbara Grüning che scrive anche l’introduzione, soffermandosi sul contributo alla formazione di una cultura femminile. La Grüning presenta questo lavoro in una video-intervista a Radio Radicale con Giuseppe Di Leo (14 maggio 2018).
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domenica 29 marzo 2020
Il progetto dell’opera completa di Weber
«Max Weber (Erfurt 1864 - Monaco 1920) è stato uno dei padri fondatori della sociologia moderna e della scienza politica. Quando morì improvvisamente nel giugno del 1920, Weber lasciò sulla sua scrivania un’enorme mole di manoscritti. La moglie Marianne si affrettò a pubblicare tutti i materiali ritrovati assieme a testi già editi in un’unica opera dal titolo Economia e società, destinata a diventare – nelle sue intenzioni – il «capolavoro» di Weber. Fu quello, invece, l’inizio di una storia editoriale complessa e controversa, che nei decenni ha visto succedersi ben cinque edizioni. Dal 1999 al 2010, l’edizione completa delle opere di Weber ha approntato una sistemazione del testo sulla base dei documenti del lascito che rende giustizia alla complessità della sua genesi. Organizzata in cinque tomi indipendenti – Comunità, Comunità religiose, Diritto, Dominio, La città –, l’edizione storico-critica di Economia e società restituisce finalmente al lettore i testi nella loro versione originaria e più vicina alle intenzioni dell’autore. La nuova traduzione di Massimo Palma, a distanza di mezzo secolo dalla prima, rinnova sensibilmente il lessico weberiano in Italia.»Per approfondire si veda anche l’articolo-intervista Max Weber oggi. Dal laboratorio della Gesamtausgabe alla sua ricezione mondiale. Intervista a Edith Hanke a cura di Mirko Alagna e Annamaria Vassalle (Società Mutamento Politica, vol. 5, n. 9, 2014, pp. 293-302).
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Napoli NA, Italia
venerdì 27 marzo 2020
Il sistema totemico in Australia
Approfondimenti. Il contributo più importante della matura elaborazione di Émile Durkheim è quello dato alla sociologia della religione e alla teoria della conoscenza nel libro Les formes élémentaires de la vie religieuse: le système totémique en Australie (Felix Alcan, Paris, 1912). In questo volume, particolarmente originale e ambizioso, Durkheim parte dalle forme religiose più semplici e primitive – il sistema totemico in Australia – per elaborare una teoria generale della religione, considerata come una trasfigurazione della società stessa. L'origine prima del totemismo è il riconoscimento del «sacro» che, a sua volta, è una forza tratta dalla collettività stessa e superiore a tutti gli individui. Nel libro si ritrovano essenzialmente tre ambiti tematici: 1) un'analisi particolareggiata del sistema dei clan o del totemismo presso delle tribù australiane, 2) una teoria sull'essenza della religione, partendo da un caso particolare che si suppone rivelatore di quel che è essenziale in tutti i fenomeni dello stesso genere, 3) un'introduzione alla sociologia della conoscenza che mette in gioco le rappresentazioni collettive. In questo percorso viene spiegata la sacralità del collettivo, la rilevanza di simboli e riti e il funzionamento dei momenti cerimoniali e di “effervescenza collettiva”.
Venendo all’Italia, questo libro di Durkheim ha cominciato ad avere una certa circolazione tra gli studiosi italiani dopo la prima traduzione del 1963, con Edizioni di Comunità: sulla ricezione successiva, si può consultare il breve articolo di Massimiliano Guareschi, Forme elementari della vita religiosa (PDF, «Il Manifesto», 3 dicembre 2013), scritto in occasione della ristampa con Mimesis della seconda edizione italiana nel 2013, curata dal compianto Massimo Rosati (per Meltemi, nel 2005). Un più complesso approfondimento scientifico che attualizza le tesi di Durkheim espresse in questo libro si possono leggere, in inglese, negli articoli della sezione monografica A century after Durkheim's. Les formes élémentaires de la vie religieuse (a cura di Gianmarco Navarini) del fascicolo 2 del 2012 della rivista «Etnografia e ricerca qualitativa», pubblicati in occasione del centenario del libro.
Venendo all’Italia, questo libro di Durkheim ha cominciato ad avere una certa circolazione tra gli studiosi italiani dopo la prima traduzione del 1963, con Edizioni di Comunità: sulla ricezione successiva, si può consultare il breve articolo di Massimiliano Guareschi, Forme elementari della vita religiosa (PDF, «Il Manifesto», 3 dicembre 2013), scritto in occasione della ristampa con Mimesis della seconda edizione italiana nel 2013, curata dal compianto Massimo Rosati (per Meltemi, nel 2005). Un più complesso approfondimento scientifico che attualizza le tesi di Durkheim espresse in questo libro si possono leggere, in inglese, negli articoli della sezione monografica A century after Durkheim's. Les formes élémentaires de la vie religieuse (a cura di Gianmarco Navarini) del fascicolo 2 del 2012 della rivista «Etnografia e ricerca qualitativa», pubblicati in occasione del centenario del libro.
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giovedì 26 marzo 2020
Divorzio e suicidio nelle società borghesi del XIX secolo
Nota. Nelle analisi statistiche del suicidio anomico Émile Durkheim nel libro Il suicidio osserva che l’instabilità matrimoniale, statisticamente rilevata con l’incidenza percentuale dei divorzi, incide sull’andamento dei tassi di suicidio, ma in maniera diversa per maschi e femmine: l’aumento dei divorzi è associato a più elevati tassi di suicidio tra i maschi divorziati, mentre per le femmine accade l’inverso. Secondo Durkheim ciò è dovuto al fatto che nelle società borghesi moderne nel matrimonio l’uomo trova equilibrio e disciplina, ma anche – grazie alla tolleranza dei costumi, in particolare alla tolleranza verso l’infedeltà coniugale – vi conserva una certa libertà; la donna trova, invece, vi trova più disciplina che libertà. È per queste ragioni che l'uomo divorziato ricade nell'indisciplina, nello scompenso tra desideri e soddisfazione, mentre la donna divorziata beneficia di un'accresciuta libertà che compensa in parte la perdita della protezione familiare. Su questo tema segnaliamo anche il breve articolo del 1906 sul divorzio consensuale Le divorce par consentement mutuel, pubblicato in italiano nel 2009 – Il divorzio consensuale – a cura di Silvia Fornari che nell’introduzione dà conto anche del contributo di Durkheim alla sociologia della famiglia.
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martedì 24 marzo 2020
«Il Suicidio» di Durkheim e l’analisi multivariata
Letture. Lo studio Il suicidio di Émile Durkheim rappresenta una tappa importante della storia del pensiero sociologico anche dal punto di vista metodologico e della sperimentazione delle tecniche di ricerca sociale. La ricerca di Durkheim, infatti, utilizza come base empirica dati secondari, le statistiche sui suicidi – o, più precisamente, i tassi di suicidio – sfruttando il processo di costruzione della statistica ufficiale pubblica all’interno della formazione dello Stato moderno. D’altra parte, nella seconda metà dell’Ottocento la statistica era stata adottata dalla psichiatria anche nello studio dei cosiddetti «fatti morali», si veda ad esempio lo studio del 1879 dello psichiatra italiano Enrico Morselli: Il suicidio: saggio di statistica morale comparata (Milano, Edizioni Fratelli Dumolard - scaricabile in Ebook). Queste statistiche vengono sottoposte ad analisi multivariata, una modalità che viene discussa in un interessante articolo di approfondimento – che suggeriamo di leggere – di Ivana Acocella e Erika Cellini dal titolo «Il Suicidio di Émile Durkheim: un esempio di analisi multivariata» (Quaderni di sociologia, n. 55, 2011, pp. 161-184). Sui limiti tecnici della ricerca sul suicidio di Durkheim esiste una lunga bibliografia critica che inizia con la pubblicazione stessa della ricerca. Su questa critica Raymond Aron, nel suo volume Le tappe del pensiero sociologico (Mondadori, 1989, vedi in particolare le pp. 319-321) ha selezionato alcuni aspetti importanti. (1) Il primo, risale alle critiche di A. Delmas, e riguarda il valore delle statistiche: numero ristretto di casi a cui fanno riferimento le statistiche che riducono la validità delle correlazioni, ambiguità della registrazione dei casi di suicidio poiché per molti di questi sono soggetti terzi a dichiarare che si è trattato di suicidio, assenza della trattazione dei tentativi di suicidio non riusciti. (2) Il secondo, risale agli studi di M. Halbwachs, e riguarda la robustezza delle correlazioni sulle quali si basano le argomentazioni di Durkheim, poiché si tratta di risultati contestabili in quanto non è dimostrato l’inesistenza di altri fattori differenziali nei casi confrontati. (3) Il terzo riguarda la relazione tra l'interpretazione sociologica e quella psicologica, poiché se quest’ultima sottolinea che molte persone che si uccidono hanno un carattere nevropatico – cosa che anche i sociologi non negano – Durkheim ribadisce che non tutti i nevrotici si uccidono, perché il tasso di suicidio non dipende da caratteri individuali, ma da circostanze sociali.
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lunedì 23 marzo 2020
La rivista dei durkheimiani
Rivista. Tra le diverse iniziative scientifiche rilevanti promosse da Émile Durkheim, la fondazione di una rivista disciplinare per la sociologia è certamente una delle più importanti. La rivista è L’Année Sociologique, pubblicata annualmente, con l’editore Felix Alcan, a partire dal 1898. Si tratta di un’attività importante per il riconoscimento scientifico della sociologia, per la sua istituzionalizzazione accademica e per il consolidamento di una scuola sociologica, quella della “tribù” dei durkheimiani. La rivista è oggi ancora attiva: è un periodico scientifico semestrale pubblicato da Presses Universitaires de France e gli indici dei fascicoli possono essere consultati in rete nelle pagine de L’Année sociologique. Negli oltre centoventi anni di vita, però, la rivista ha attraversato diversi cicli editoriali. La prima serie esce dal 1898 al 1924 con cadenza annuale, fatta eccezione alcuni fascicoli biennali e l’interruzione durante la prima guerra mondiale. Questi fascicoli, digitalizzati, sono quasi tutti disponibili in versione originale sulla piattaforma Gallica. Tra il 1934 e il 1942 la rivista cambia nome ed esce come Annales sociologiques e divisi in cinque serie tematiche parallele (Sociologia generale; Morfologia sociale; Sociologia economica; Sociologia giuridica e morale; Sociologia della religione). L’Année Sociologique ritorna alla sua testata originale nel secondo dopoguerra, con l’attuale editore PUF, che avvia la seconda serie nel 1940. La rivista passa dal volume unico annuale ai due fascicoli semestrali nel 1995 con il numero 45. Oggi il panorama delle riviste scientifiche di sociologia in Francia è molto più articolato e intrecciato con le pubblicazioni internazionali, prevalentemente in lingua inglese, quindi L’Année non ha più il significato che aveva alle origini, ma resta immutato il contributo storico dato alla formazione e al consolidamento della sociologia francese come disciplina scientifica e accademica. Sulle vicende della rivista, ma più in generale della scuola durkheimiana è utile consultare il libro di Stefano Alpini «La sociologia "repubblicana" francese. Emile Durkheim e i durkheimiani» (FrancoAngeli, 2004). Per chi legge il francese, è interessante l’articolo di Philippe Besnard «La formation de l'équipe de l'Année sociologique» (Revue Française de Sociologie, 1979, 20(1) pp. 7-31).
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domenica 22 marzo 2020
Durkheim: l’opera originale in rete
Risorse. Larga parte dell’opera originale di Émile Durkheim è oggi disponibile in rete e consultabile liberamente. Per il nostro corso, ci siamo limitati a considerare alcuni dei libri principali, utili a ricostruire alcuni aspetti essenziali – e oggi ancora vitali – del contributo di Durkheim alla teoria sociologica. Si tratta, come prima cosa, del volume metodologico Le regole del metodo sociologico (Les règles de la méthode sociologique, 1895). E poi i tre studi principali: La divisione del lavoro sociale (De la division du travail social, 1893), Il suicidio (Le Suicide, 1897) e Le forme elementari della vita religiosa (Les formes élémentaires de la vie religieuse, 1912). Questi quattro libri sono disponibili, digitalizzati, nella piattaforma della Biblioteca Nazionale di Francia «Gallica» a cui rimandano i link. Per il resto della produzione scientifica di Durkheim, sempre in lingua originale e in digitale, si rimanda alle pagine che il sito Les Classiques des sciences sociales (Univerité du Québec à Chicoutini – UQAC) dedica al nostro autore.
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sabato 21 marzo 2020
La voce del maestro
Risorse. Il 27 maggio del 1913, all’Università La Sorbonne di Parigi, il professore Émile Durkheim, titolare della cattedra che per la prima volta è di «Sociologia», registra un audio in cui spiega il suo punto di vista sui “giudizi di valore”, prendendo spunto dalla comunicazione Jugements de valeur et jugements de réalité che aveva tenuto il 6 aprile del 1911 al Congresso internazionale di Filosofia di Bologna. L’audio di questo discorso – Des jugements de valeur – viene inserito in Archives de la parole dell’Université de Paris, opera in più dischi che raccoglie brevi discorsi di docenti de La Sorbonne nel quadriennio anni 1911-1914, cioè fino all’inizio della Prima guerra mondiale. Oggi l’audio di Durkheim è disponibile in rete, grazie al meritorio lavoro che da tempo sta facendo la Biblioteca Nazionale di Francia attraverso la sua piattaforma Gallica. La traccia audio dura 2’37’’, la qualità è limitata, bisogna avere un buon orecchio oltre alla conoscenza del francese, ma vale la pena impiegare qualche minuto per un maestro fondatore della disciplina.
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venerdì 20 marzo 2020
Una rivista per il marxismo in Italia
Fonti. Uno dei laboratori del pensiero marxista in Italia è stata la rivista Critica Marxista. Fondata su iniziativa del Partito Comunista Italiano (PCI) nel 1963, ha rappresentato la sede per l’elaborazione teorica su Marx e il comunismo degli intellettuali militanti nel Partito e, più in generale, ha dato una certa prospettiva sulla cultura politica della sinistra italiana. Questa esperienza editoriale è strettamente legata alle vicende politiche del PCI e si è conclusa nel 1992, quando però riparte senza soluzione di continuità, edita da Dedalo, come «Critica Marxista. Nuova serie». Dal primo numero del 2017 è passata all’editore Ediesse che ne ha rinnovato la veste grafica. Per farsi un’idea del dibattito che ospita attualmente la rivista è utile una breve lettura: suggerisco l’articolo di Aldo Tortorella - direttore della Rivista - dal titolo «I ritorni di Marx» (formato PDF), pubblicato nel fascicolo 5 del 2015, nella sezione «Riletture per capire il presente». Si tratta dell’introduzione al convegno che ha lo stesso titolo dell’articolo, organizzato dalla Fondazione Luigi Longo e dalla rivista Critica marxista ad Alessandria, nei giorni 22-24 ottobre 2015.
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giovedì 19 marzo 2020
L’inchiesta operaia di Marx
Letture. Nel 1880, su richiesta del Partito Operaio Francese (POF), Marx prepara un questionario per un’inchiesta sulle condizioni di lavoro e di vita degli operai francesi. Si tratta di uno scritto breve, ma molto significativo perché fornisce alcune indicazioni utili per orientare la ricerca di campo. L’inchiesta per Marx è lo strumento specifico con cui realizzare il ritorno “alle cose stesse” che fa del metodo materialistico marxiano una scienza sociale moderna. Lo strumento di rilevazione, composto da 100 domande divise in quattro sezioni (I. Luoghi di lavoro; II. Tempi e modalità dell’attività lavorativa; III. Condizioni contrattuali e salariali; IV. Forme di organizzazione e rappresentanza) e accompagnato da brevi indicazioni metodologiche. L’inchiesta si propone l’obiettivo di comprendere il mondo per cambiarlo, attraverso un’operazione di svelamento realizzabile partendo dal sapere operaio: soltanto i lavoratori possono descrivere – con piena cognizione di causa – i mali che li colpiscono. Marx pensa all’inchiesta come strumento di conoscenza e di lotta, infatti, per lui l’indagine avrebbe potuto far emergere delle istante rivendicative sindacali su cui stimolare la lotta operaia, sindacale e politica. Il testo è stato recentemente ripubblicato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e messo a disposizione gratuitamente in rete: Sul campo. L’inchiesta operaia di Marx: comprendere il mondo per cambiarlo (PDF), a cura di Riccardo Emilio Chesta che firma anche un’interessante introduzione dal titolo «Classico dell’epistemologia politica? Storia e attualità de l’Inchiesta operaia di Marx».
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mercoledì 18 marzo 2020
Marx riflette su Ludwig Feuerbach
Approfondimenti. Una lettura di prima mano di Marx, breve ma significativa, è quella delle «Tesi su Feuerbach di Karl Marx» che suggerisco caldamente. Si tratta di brevi appunti di studio che Marx scrive per sé - nel 1854 - e che soltanto dopo furono pubblicate da Friedrich Engels nel 1888 in appendice ad un suo testo dal titolo «Ludovico Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca» (PDF, scaricabile). Si tratta di note utili a capire il percorso che Marx sviluppa con la sua ricerca, partendo dal pensiero idealista di Hegel, studiando la posizione materiaista di Feuerbach, per poi superare entrambi con una sua originale impostazione materialistica. Si trovano in queste note, organizzate in 11 tesi, alcuni elementi fondativi del pensiero marxiano, tra i quali la concezione i “materialismo storico” e quello di “prassi rivoluzionaria”. Un utile commento da integrare alla lettura delle “Tesi” è quello di Marco Apolloni in Filosofico.net. Buona lettura!
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lunedì 16 marzo 2020
Il giovane Marx al cinema
Risorse. In occasione del bicentenario della nascita di Karl Marx, ai numerosi libri pubblicati si sono aggiunte produzioni teatrali, televisive e un bel film uscito in Italia nella primavera del 2018: Il giovane Karl Marx, diretto da Raoul Peck (titolo originale: Le jeune Karl Marx, 2017). Un film, ben fatto, godibile, che si presta ad una visione anche didattica, per immergersi nel contesto storico e nelle relazioni intellettuali e politiche in cui Karl Marx e Friedrich Engels vivono e sviluppano le loro idee negli anni Quaranta dell’Ottocento fino al 1848, l’anno in cui viene stampato Il Manifesto del Partito Comunista. Per una visione in lingua originale al momento si può guardare il film in Vimeo. Una precedente produzione cinematografica era stata dedicata alle vicende del giovane Marx in un film a puntate promosso dall’URSS e dalla RDT a fine anni Settanta e trasmesso nel 1980. Si tratta di oltre sette ore di video che al momento possono essere viste in lingua originale in YouTube. Un film di propaganda che va guardato con questa consapevolezza. Una visione difficile, anzi impossibile se non si conosce la lingua, ma utile da visionare per qualche minuto qua e là per guardare le ricostruzioni storiche e immergersi in un immaginario lontano, sicuramente molto distante da quello del recente film di Raoul Peck.
Nel 2019 una produzione cinese ha pubblicato una animated web series sulla gioventù di Karl Marx: The Leader (una stazione di 7 episodi) che si trovano in rete su YouTube, con sottotitoli in varie lingue, ma non in italiano. Si veda ad esempio questo link: The Leader: Karl Marx (2019) Anime completo. Su questo prodotto, il 24 gennaio 2019, RepTV scrive: «Karl Marx in versione fascinosa: svolta nel cartoon cinese per conquistare i giovani - Scordatevi la folta barba bianca e il piglio accigliato da studioso. Karl Marx è un fascinoso giovanotto con il ciuffo ribelle e gli occhi azzurri. O almeno così lo hanno disegnato i cinesi per la serie animata “The leader”, pensata con approvazione della propaganda per avvicinare i più giovani a vita, peripezie e teorie dell’autore del Manifesto comunista. Il cartone sarà disponibile fra qualche giorno, ma sulla piattaforma di streaming Bilibili è già uscito il trailer».
Nel 2019 una produzione cinese ha pubblicato una animated web series sulla gioventù di Karl Marx: The Leader (una stazione di 7 episodi) che si trovano in rete su YouTube, con sottotitoli in varie lingue, ma non in italiano. Si veda ad esempio questo link: The Leader: Karl Marx (2019) Anime completo. Su questo prodotto, il 24 gennaio 2019, RepTV scrive: «Karl Marx in versione fascinosa: svolta nel cartoon cinese per conquistare i giovani - Scordatevi la folta barba bianca e il piglio accigliato da studioso. Karl Marx è un fascinoso giovanotto con il ciuffo ribelle e gli occhi azzurri. O almeno così lo hanno disegnato i cinesi per la serie animata “The leader”, pensata con approvazione della propaganda per avvicinare i più giovani a vita, peripezie e teorie dell’autore del Manifesto comunista. Il cartone sarà disponibile fra qualche giorno, ma sulla piattaforma di streaming Bilibili è già uscito il trailer».
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domenica 15 marzo 2020
Marx giornalista
Libri. Tra il 1851 e il 1862, Marx prova a guadagnarsi da vivere facendo il giornalista, più precisamente il corrispondente da Londra per il New York Tribune. Marx aveva scritto per periodici fin dalla gioventù, ma per un pubblico colto e molto ristretto quale era quello della «Gazzetta renana» o gli «Annali franco-tedeschi». Questa esperienza è invece completamente diversa. Si tratta di un’attività lavorativa che Marx non amava particolarmente, anche perché lo allontanava dai suoi interessi principali di studio e di scrittura. Lo faceva per necessità economica e, però, gli riusciva decisamente bene. La letture dei suoi contributi provano una capacità non comune di raccontare e analizzare le contingenze politiche, economiche e militari dell’epoca. Per farsi un’idea precisa della produzione giornalistica di Marx si può consultare un agile ebook dal titolo «Dal nostro corrispondente a Londra. Karl Marx giornalista per la New York Tribune» a cura e tradotto da Giordano Vintaloro (Corpo60, 2014 [seconda edizione 2016]), che contiene una selezione di articoli tradotti in Italiano con testo originale inglese a fronte.
Per presentare il volume, l’Editore scrive:
Per presentare il volume, l’Editore scrive:
«Quanti sanno che Karl Marx ha scritto per gli Yankee? Eppure i pezzi per la New York Daily Tribune hanno rappresentato il suo pane quotidiano per più di dieci anni. Una raccolta inedita di articoli scritti tra il 1852 e il 1861, gli stessi anni in cui Marx elaborava Il Capitale, che nella lucida e ironica analisi del padre del marxismo ci forniscono una chiave di lettura sorprendentemente efficace del presente. Dalla Cina al vicino Oriente, dalla Crimea all’India, dalla finanza alla politica al traffico internazionale di stupefacenti, Marx non cessa di stupirci.»
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sabato 14 marzo 2020
MEGA Project
Risorse. Circa un secolo fa è cominciata la sfida di ricostruire un’edizione storico-critica completa delle opere di Karl Marx e Friedrich Engels, lavorando soprattutto sulla raccolta, ricostruzione e interpretazione dei manoscritti. L’avventura del Marx-Engels Gesamtausgabe – per gli specialisti semplicemente progetto MEGA – comincia negli anni ’20 del Novecento in URSS presso l’istituto Marx-Engels sotto la direzione scientifica di David Borisoviç. Quest’ultimo viene eliminato per motivi politici e il progetto si ferma dopo aver portato alla pubblicazione soltanto una parte dell’opera (MEGA 1). Il progetto riparte negli anni Sessanta (MEGA 2) e ha una sua storia politico-intellettuale che si intreccia con quella del blocco sovietico, ricostruita in un breve resoconto – tradotto qui in italiano – a opera dell’Istituto Internazionale di Storia Sociale (IISG) di Amsterdam. Questo Istituto ha promosso la creazione della Fondazione Internazionale Marx Engels (IMES) che dal 1990 coordina 4 importanti istituti di ricerca, assumendo la responsabilità scientifica del progetto: Istituto Internazionale di Storia Sociale di Amsterdam; Accademia delle Scienze di Berlino e del Brandeburgo; Istituto di Ricerca Sociale della Fondazione Friedrich Ebert di Bonn; Archivio di Stato Russo per la Storia Politica e Sociale. In rete, tuttavia, è possibile trovare molte raccolte delle opere di Marx e Engels tradotte in diverse lingue. Si veda ad esempio per l’italiano la pagina dell’Archivio Internet Marx-Engels in marxist.org dove è possibile consultare bibliografie, indici e diverse opere tradotte e organizzate cronologicamente. La sezione Marxismo nel sito criticamente.com in cui si possono consultare le opere e diversi link ad altre fonti in rete. La Biblioteca Multimediale Marxista che raccoglie diversi materiali sullo sviluppo del marxismo. E ancora la Biblioteca Digitale Mels a cura del Centro di Cultura e Documentazione popolare.
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venerdì 13 marzo 2020
Comte: per saperne di più
Nota bibliografica. Per approfondire il pensiero di Auguste Comte è disponibile una bibliografia molto vasta e con una lunga tradizione di studi critici che inizia già alla fine del XIX secolo con le monografie dei suoi più autorevoli sostenitori: E. Littré, Comte et la philosophie positive (Paris, 1863) e J.S. Mill, Auguste Comte and Positivism (London 1865), seguite dal lavoro classico di L. Lévi-Bruhl, La philosophie de Auguste Comte (Paris, 1900). Tuttavia, tralasciando la storia della critica, dovendo scegliere con parsimonia un numero limitati di testi per approfondire il pensiero di Comte, possiamo qui richiamare come opera di riferimento internazionale quella di Mary Pickering in tre volumi Auguste Comte: An Intellectual Biography (Cambridge, 1993); mentre in lingua italiana si può consultare la monografia introduttiva di Antimo Negri, Introduzione a Comte (Bari, 1983), la brillante introduzione di Franco Ferrarotti alla traduzione italiana del Corso di filosofia positiva di Comte (Torino, 1967) e il più didattico capitolo che Raymond Aron scrive in Le tappe del pensiero sociologico (Milano, 1987).
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giovedì 12 marzo 2020
Un filosofo nella casa dei pazzi
Letture. Auguste Comte è entrato anche nella storia della psichiatria, ma lo ha fatto da caso clinico. Nella primavera del 1826, infatti, Comte ventottenne ha da poco iniziato le lezioni del Corso di filosofia positiva, quando dopo appena tre lezioni viene colpito da una grave crisi nervosa. Viene per questo ricoverato nella Maison de Santé (Casa di cura psichiatrica) del noto dottor Esquirol, tra quelli che partecipano alla fondazione della psichiatria moderna. La diagnosi per Comte è una forma particolare di monomania: la megalomania o delirio di grandezza. Dopo poco più di sette mesi, Comte lascia la casa di cura, anche se dichiarato “non guéri” (non guarito), e provvede da solo al suo processo di rigenerazione e di guarigione. Intanto, tornato a Parigi, tenta subito il suicidio gettandosi nella Senna. Dà conto lui stesso della sua malattia e dell’esperienza nella casa di cura nella “prefazione personale” del sesto volume del Corso di filosofia positiva e ancora nell’appendice al quarto volume di Sistema di politica positiva, esprimendo valutazioni critiche sull’operato di Esquirol. Al contrario, Comte non figura mai tra i casi clinici presentati nella produzione scritta di Esquirol. Comte contesta il metodo terapeutico subito, il “trattamento morale”, che praticamente consiste in sanguisughe, salassi, docce e bagni freddi: questo metodo è diretto soltanto alla parte animale dell’uomo - sostiene Comte - è trascura la parte intellettuale e affettiva. Al di là degli aspetti terapeutici si tratta di un caso clinico che richiama uno dei dibattiti all’origine della psichiatria - di cui si dà conto nel libro di Mario Galzigna La malattia morale (Marsilio, Venezia 1992) - che ha una forte connessione con il contesto storico-sociale dell’epoca e con la preoccupazione per le condizioni alla base dell’ordine sociale e, all’opposto, delle rivoluzioni. A queste preoccupazioni si riconnettono gli studi su «monomania di orgoglio» e «delirio di grandezza», nel confronto su casi clinici di «rigeneratori dell’umanità» e «mostri dell’ordine morale».
Per approfondire consulta/scarica (file PDF):
«Un filosofo nella casa dei pazzi» di Mario Galzigna
[capitolo 5 del libro La malattia morale. Alle origini della psichiatria moderna, Marsilio, Venezia 1992, pp. 181-198.]
Per approfondire consulta/scarica (file PDF):
«Un filosofo nella casa dei pazzi» di Mario Galzigna
[capitolo 5 del libro La malattia morale. Alle origini della psichiatria moderna, Marsilio, Venezia 1992, pp. 181-198.]
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Bandiera verde contro bandiera rossa
Letture. Oltre a uomo di pensiero Auguste Comte fu anche uomo d’azione. Un’esperienza rilevante in questo senso è la fondazione della Société positiviste nel marzo del 1848. L’associazione, di matrice politico-culturale, si dà lo scopo di diffondere il pensiero positivista attraverso l’istruzione del popolo, preparando così un nuovo ordine morale necessario per l’evoluzione della società allo stadio positivo. Sull’esperienza di Comte nell’avvio della società positivista si suggerisce la consultazione del libro di Mirella Larizza Lolli, Bandiera verde contro bandiera rossa (il Mulino, Bologna, 1999) (qui una brevissima recensione di Cristina Cassina). Sulla scorta anche di questo studio possiamo ribadire alcune idee discusse nel corso. (1) La prima, l’unitarietà del pensiero di Comte che sottolinea le continuità tra le diverse fasi che attraversa l’evoluzione della sua elaborazione, così come sostenuto dai positivisti comtiani ortodossi. (2) La seconda riguarda il rapporto tra la scienza e la politica, cioè l’idea che la scienza sviluppa teorie con il fine di svolgere un ruolo di utilità concreta per il miglioramento della condizione umana, secondo il motto: «Savoir pour prévoir et prévoir pour pouvoir». Il positivismo rappresenta una delle due anime (la “verde”) del repubblicanesimo francese, in contrapposizione all’altra socialista (la “rossa”). Sulle diverse prospettiva politiche in campo si suggerisce la lettura del libro di Frank E. Manuel I profeti di Parigi (il Mulino, Bologna, 1979, ed. orig. 1962) (qui una breve recensione di Girolamo Imbruglia). Pur segnato da conservatorismo sociale, il positivismo tenta – attraverso l’opera di volgarizzazione di Comte – un radicamento più esteso nella società, per questo Comte cambia anche i codici espressivi (il linguaggio del cuore, il linguaggio dei simboli e il linguaggio della religione) rendendoli adatti al nuovo pubblico di proletari e di donne, cioè delle masse illetterate che si erano imposte con i movimenti rivoluzionari al centro della storia francese. In questo processo, la fondazione della Société è una tappa fondamentale di un percorso che passa attraverso l’elaborazione dell’opera Système de politique positive e l’istituzione della «Religione dell’Umanità». (3) Terza, riguarda proprio l’approdo alla nuova religione che è una diretta conseguenza del pensiero di Comte sul tema. Il corpo sociale, infatti, per Comte è tenuto insieme da legami di tipo spirituali che sono radicati principalmente nel linguaggio e nella religione. Quest’ultima – intesa come composto di sistema di credenze comuni e pratiche di culto – offre una direttiva comune e legittima gli imperativi dell’autorità: ogni governo - parafrasando Comte - suppone una religione per consacrare e regolare il comando e l’obbedienza.
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mercoledì 11 marzo 2020
Comte contro l’empirismo ingenuo
Metodo. L’idea di «sociologia» di Auguste Comte si basa sull’assunto che la società, come il resto del cosmo, è soggetta a leggi fondamentali che possono essere studiate scientificamente. Costruire una scienza sociale significa quindi sottomettere la conoscenza sulla società alla prova del metodo scientifico. Quest’ultimo per Comte consiste nella combinazione conveniente di ragionamento e osservazione, ovvero di teoria e osservazione empirica in stretto rapporto circolare. Comte esplicita la sua posizione contro un empirismo ingenuo, sottolineando che si osservano specifici fatti in relazione a una teoria preliminare, mettendo in relazione un fatto sociale con un altro fatto sociale sempre per mezzo di una teoria preesistente: la ragione guida l’osservazione e i fatti osservati alimentano il ragionamento. D’altra parte - anticipando molte riflessioni che matureranno circa mezzo secolo dopo - in Comte si ritrova l’idea del carattere relativo delle concezioni scientifiche, vale a dire che le leggi dei fenomeni sono relative al sistema di osservazione. Comte osserva che la realtà non può essere mai perfettamente rilevata, ma che la scienza consiste in un processo continuo di speculazione subordinato al perfezionamento graduale dell’osservazione.
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Il termine «positivo» in Comte
Positivismo. Il senso del termine «positivo» che si ritrova negli scritti di Comte non è quello in uso nel linguaggio comune. Poiché si tratta di una questione basilare del pensiero di Comte, come di tutto il «positivismo», è utile specificare quanto più chiaramente possibile il significato del termine. A questo fine riprendiamo quanto scritto nel Dizionario Storico dell’Enciclopedia Treccani alla voce «positivismo» con riferimento a Comte che elenca le accezioni del termine positivo:
«La prima accezione è quella di reale, in opposizione a chimerico; con questo si indica il volgersi della nuova filosofia a ricerche accessibili all’intelligenza umana, con esclusione delle questioni metafisiche di cui si occupava la filosofia anteriore. La seconda accezione è quella di utile, in contrapposizione a ozioso; indica cioè il carattere pragmatico della nuova filosofia, rivolta al miglioramento della condizione dei singoli e della società. In una terza accezione il termine indica l’opposizione tra certezza e indecisione, ossia l’attitudine della filosofia positiva a costituire «l’armonia logica nell’individuo e la comunione spirituale nella specie», in luogo di perseguire i continui dubbi delle filosofie precedenti. Una quarta accezione è quella di preciso in contrapposizione a vago, e designa la tendenza della filosofia positiva a raggiungere il grado di precisione compatibile con la natura dei fenomeni e con l’esigenza dei nostri bisogni, mentre la vecchia filosofia conduceva a nozioni vaghe che potevano diventare patrimonio comune attraverso una disciplina imposta e fondata su un’autorità soprannaturale. La quinta accezione contrappone il positivo al negativo, sottolineando come filosofia positiva non abbia il compito di distruggere ma di organizzare.»
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martedì 10 marzo 2020
Opere di Comte: fonti in rete
Fonti. La vasta opera di Auguste Comte - escludendo la corrispondenza privata e gli scritti diretti a organizzare la Chiesa positivista - può essere ricondotta a tre principali gruppi di testi rilevanti per la teoria sociale. Il primo gruppo è quello in cui possiamo raggruppare gli scritti giovanili, pubblicati durante gli anni nei quali Comte lavora come segretario di Henri de Saint-Simon, dal 1817 al 1824, influenzandosi reciprocamente. Il secondo gruppo è rappresentato dalla grande opera in sei volumi Cours de philosophie positive, pubblicata dal 1830 al 1842 con l’editore Bachelier, in cui si ritrova, tra l’altro, l’elaborazione teorica sulla scala gerarchica delle scienze in cui viene collocata la nuova ‘scienza della società’. Mentre il terzo gruppo è quello dell’opera in quattro volumi Système de politique positive, ou Traité de sociologie, instituant la religion de l'humanité, pubblicata dal 1852 al 1854, in cui si trovano le elaborazioni sulle leggi del progresso umano, sulla statica e la dinamica sociale. Queste opere, oltre a molti manoscritti, possono essere consultate in rete e scaricate nel sito della Biblioteca Nazionale di Francia «BnF Gallica» a cui rimandano i link aggiunti ai titoli delle opere.
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lunedì 9 marzo 2020
Inizio corso
Si comincia! Domani, martedì 10 marzo, comincia il corso di «Sociologia II» a distanza. Utilizzeremo la piattaforma Microsoft Teams che l’Ateneo ha scelto come strumento principale di questa fase di sperimentazione di teledidattica. Durante l’orario delle lezioni, ci sarà la possibilità di seguire in live streaming il docente, interagendo secondo le possibilità consentite dalla piattaforma (scaricare documenti, condividere appunti, chat, ecc.). Gli studenti iscritti al corso riceveranno il link per collegarsi alla piattaforma attraverso una e.mail che manderò in giornata. Se i sistemi tecnologici ci supportano, cominceremo con una lezione introduttiva di presentazione generale del corso: contenuti, obiettivi, strumenti didattici e modalità di esame.
domenica 8 marzo 2020
Richiesta informazioni
Collaborazione. Oggi ho predisposto un breve questionario per raccogliere alcune informazioni che ritengo utili per organizzare il corso di «Sociologia II» a distanza. Ho inviato il link per compilare il questionario a tutti quelli che si sono iscritti al corso attraverso la pagina docente. Vi prego quindi - appena vi è possibile - di controllare la casella di posta elettronica (indirizzo istituzionale @studenti.unina.it) e di andare alla pagina del questionario attraverso il link condiviso. Si tratta di un’operazione abbastanza rapida: 20 semplici domande. Segnalatemi qui sotto nei «commenti» o per e.mail eventuali problemi o difficoltà. Grazie per la collaborazione!
martedì 3 marzo 2020
Inizio corso 2020: falsa partenza
Corso rimandato. L’inizio del corso di «Sociologia II» è stato rimandato di una settimana. Lo stato di emergenza per il CORONAVIRUS 2019-nCoV ha comportato l’adozione di drastiche misure di contenimento e tra queste la sospensione delle attività didattiche universitarie in tutto il Paese.
Le disposizioni del nostro Ateneo che seguono quelle governative e si aggiornano giorno dopo giorno (ultime disposizioni) ci sollecitano a dare inizio un corso a distanza, facendo ricorso alla teledidattica e ad altri strumenti disponibili attraverso Internet. In questi giorni mi sto organizzando per trasformare in un corso a distanza tutto quanto avevo preparato per svolgere un corso con lezioni frontali: sarà un esperimento che faremo insieme, anche passando per prove ed errori.
Intanto è necessario iscriversi al corso attraverso la pagina docente - molti lo hanno già fatto (bene!) - facendo attenzione a iscriversi anche alla mailing list. Poi è utile consultare/scaricare il programma del corso e il piano dettagliato delle lezioni, e - prima possibile - procurarsi i libri di testo. In questo periodo sarà necessario consultare con maggiore frequenza la posta elettronica (indirizzo istituzionale @studenti.unina.it).
Seguiranno istruzioni tecniche più dettagliate entro lunedì 9 marzo, sperando di essere in grado di partire con qualche forma di teledidattica già martedì 10 marzo, o a limite giovedì 12 marzo. Incrociamo le dita!
Qualsiasi suggerimento è benvenuto qui sotto nei «commenti» o per e.mail.
Grazie per la collaborazione!
Le disposizioni del nostro Ateneo che seguono quelle governative e si aggiornano giorno dopo giorno (ultime disposizioni) ci sollecitano a dare inizio un corso a distanza, facendo ricorso alla teledidattica e ad altri strumenti disponibili attraverso Internet. In questi giorni mi sto organizzando per trasformare in un corso a distanza tutto quanto avevo preparato per svolgere un corso con lezioni frontali: sarà un esperimento che faremo insieme, anche passando per prove ed errori.
Intanto è necessario iscriversi al corso attraverso la pagina docente - molti lo hanno già fatto (bene!) - facendo attenzione a iscriversi anche alla mailing list. Poi è utile consultare/scaricare il programma del corso e il piano dettagliato delle lezioni, e - prima possibile - procurarsi i libri di testo. In questo periodo sarà necessario consultare con maggiore frequenza la posta elettronica (indirizzo istituzionale @studenti.unina.it).
Seguiranno istruzioni tecniche più dettagliate entro lunedì 9 marzo, sperando di essere in grado di partire con qualche forma di teledidattica già martedì 10 marzo, o a limite giovedì 12 marzo. Incrociamo le dita!
Qualsiasi suggerimento è benvenuto qui sotto nei «commenti» o per e.mail.
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