lunedì 22 febbraio 2016

Disoccupati a cinquant'anni: le conseguenze personali della perdita di lavoro in età avanzata

La condizione di disoccupazione assume significati differenti a seconda della fase di vita in cui il disoccupato si trova. A seconda delle età, infatti, le aspettative sul proprio ruolo produttivo e sulla propria condizione professionale sono molto differenti e rimandano all’istituzione sociale del «corso di vita». Per i lavoratori più anziani la condizione di disoccupazione assume una maggiore criticità per le ridotte possibilità di rioccupazione e significativi soggettivi molto variabili. Su questo sistema di problemi si sofferma la relazione finale di Ivana Chiaro che si occupa delle conseguenze personali della perdita di lavoro in età avanzata.

Disoccupati a cinquant'anni:
le conseguenze personali della perdita di lavoro in età avanzata

Questo lavoro si concentra sulle conseguenze personali della disoccupazione dei lavoratori over-50, che perdono il lavoro in età avanzata. La disoccupazione è un fenomeno molto presente nel dibattito pubblico e come scrivono Reyneri e Pintaldi (2013, p. 7): «Da quando la crisi economica ha iniziato a incidere pesantemente anche sul mercato del lavoro italiano, i comunicati con cui l'Istat presenta i risultati dell'indagine sulle forze lavoro sembrano dei bollettini di guerra, in cui invece delle perdite di soldati si registrano quelle di posti di lavoro», e solo nell'ultimo anno le rilevazioni trimestrali mostrano una lieve ripresa dell'occupazione. Solitamente alla disoccupazione ci si riferisce considerandone la portata, la diffusione del fenomeno e le medie annuali. Tutti aspetti molto importanti che ci danno un quadro rapido ed efficace delle condizioni del nostro paese; tuttavia in questo lavoro il modo di osservare il fenomeno della disoccupazione assume un taglio specifico, concentrandosi sull'aspetto soggettivo, sul vissuto del disoccupato.
Innanzitutto le motivazioni che hanno portato alla nascita di questo lavoro sono la consapevolezza che la disoccupazione è un problema sociale diffuso e la riflessione sulla differenza della condizione di vita di un disoccupato a seconda dell'età e della condizione sociale. Un aspetto decisivo per poter leggere e comprendere il vissuto del disoccupato over-50 è l’attenzione sul concetto di corso di vita: in questa direzione, sappiamo che ogni individuo deve costantemente confrontarsi con un modello, un'immagine di sé, in relazione all'età, che viene socialmente riconosciuto e accettato come valido. L'istituzione del corso di vita permette  di relazionarci con ciò che siamo, ciò che facciamo e ciò che dovremmo essere, ciò che dovremmo fare in relazione ad una certa età: in questo caso essere un disoccupato adulto significa fronteggiare ed accettare una nuova condizione, non avere più un'occupazione a 50 anni può significare frantumare l'immagine di sé costruita in tutta la vita, o più semplicemente, i progetti per il futuro. L'obiettivo è quello di richiamare l'attenzione su una fascia della popolazione, che seppur con minore impatto, segnala un grande cambiamento nel mercato del lavoro, unito all'incapacità delle politiche del lavoro e delle riforme previdenziali di stare a passo con tali mutamenti. Pensiamo ai continui cambiamenti che le modifiche del sistema pensionistico e la crisi economica hanno portato, ad esempio alla nascita di una nuova figura: l'”esodato”, un soggetto che, ormai over-50, a seguito della riforma Fornero del 2011, non ha un lavoro, ma non può ancora andare in pensione; ma anche, meno nello specifico, di tutti quei disoccupati che in un'età in cui solitamente si è nel pieno dello sviluppo della propria vita professionale devono affrontare, perché parte di una generazione passata, un mercato del lavoro radicalmente cambiato rispetto a quello conosciuto, più rischioso e più flessibile. Ciò che comunque emerge dallo studio della letteratura di riferimento è che il disoccupato adulto vive una situazione di grande disagio e di forte scoraggiamento rispetto alla possibilità di trovare una nuova occupazione, rendendosi conto delle nuove esigenze del mercato del lavoro. Emerge, allora, la necessità di nuove politiche economiche e aziendali, che permettano anche ai lavoratori più maturi di reinserirsi nel mercato del lavoro; una prospettiva che segue questa direzione è l'age management, che ha come obiettivo l'uscita progressiva e “dolce” del lavoratore anziano dall'azienda, la valorizzazione delle competenze maturate dai senior e la compresenza aziendale di lavoratori giovani e maturi, in un percorso di cooperazione continua.
Questo lavoro segue un percorso che parte dalle definizione sociologica dell'età, passando l'attenzione sull'invecchiamento, sulla disoccupazione in generale e sugli effetti psico-sociali della disoccupazione, fino ad arrivare alla costruzione di un disegno di ricerca, volto all'obiettivo di comprendere l'esperienza di vita del disoccupato adulto.
Entrando nell'articolazione della relazione, nel primo capitolo si è scelto di trattare della relazione tra età e lavoro nella prospettiva del ciclo di vita inteso come un’istituzione sociale. Tale prospettiva viene introdotta in Italia da Chiara Saraceno negli anni Ottanta, e analizza gli aspetti biografici in relazione al contesto sociale e in relazione al continuo cambiamento, e incontro, dei fattori sociali e personali. In particolare, considerando l'età in prospettiva sociologica, abbiamo analizzato i cambiamenti demografici del nostro paese: una popolazione che invecchia e a cui bisogna far fronte da un punto di vista sociale ed economico, con proposte sempre più interessanti nella direzione dell'active aging (Castagnaro, Cagiano de Azevedo, 2008). Abbiamo ripercorso così i cambiamento del concetto di lavoro nel corso del tempo, dalla Rivoluzione industriale ad oggi nelle società occidentali. Percorso giunto alla nascita di un mercato del lavoro flessibile e di nuove figure lavorative, con tipologie di lavoro definite atipiche. Questi cambiamenti hanno influito, in linea generale, sul lavoro dei senior che a causa dell'introduzione di nuovi macchinari altamente tecnologici e di nuove strategie di mercato, vanno incontro a frustrazione, dequalificazione e minore produttività (Kohli, 2001). Questo non fa altro che incrementare la discriminazione nei confronti dei lavoratori maturi, rendendo ancor più difficile la loro rioccupazione in caso di disoccupazione.
A questo proposito, nel secondo capitolo, si è deciso di partire da una descrizione teorica della disoccupazione: disoccupato è chi si attiva in cerca di un'occupazione. È stato poi fatta una descrizione quantitativa della disoccupazione in Italia, considerando le differenze tra il Nord e il Mezzogiorno e tra i giovani adulti e gli over-50: tale descrizione ha mostrato che la disoccupazione è un fenomeno maggiormente esteso nel Mezzogiorno e che, sebbene la disoccupazione dei giovani adulti è allarmante, negli anni della crisi è stato registrato un aumento anche dei disoccupati maturi. La trattazione si è concentrata sulle conseguenze in termini sociali della crisi del 2008 e sulle politiche di previdenza sociale e di sostegno economico messe a disposizione dopo l'ultima riforma del lavoro, il Jobs Act del 2015, del governo Renzi. La disoccupazione in età adulta è preoccupante perché a differenza di quella delle altre fasce di età, secondo le statistiche, è di lunga durata e porta maggiori difficoltà di rioccupazione. Inoltre, scalfisce le certezze sociali assimilate nei decenni precedenti, quella del “posto fisso” e della "famiglia come luogo di assistenza". Bisogna sempre tener presente che la possibilità di riproporsi sul mercato del lavoro e la reazione alla condizione di disoccupato dipendono dai casi specifici, dall'incontro e interconnessione di fattori personali e fattori strutturali, quindi dai condizionamenti strutturali e dall’agency individuale.
È proprio questo che vogliamo andare a comprendere nel terzo capitolo, in cui abbiamo definito un disegno di ricerca su questo fenomeno. Prendendo come riferimento la letteratura sul tema, sono state scelte e messe a confronto due ricerche: la prima, un classico della sociologia del lavoro, “I disoccupati di Marienthal”, di Lazarsfeld, Jahoda e Zeisel; l'altra, molto  recente, sui disoccupati della Lombardia, a cura di Ambrosino, Coletti, Guglielmi. Queste ricerche, seppur temporalmente molto lontane, sono segnate da una similitudine nei due periodi storici: la prima condotta negli anni Trenta, la seconda nel primo decennio del Duemila, in entrambi i casi ci troviamo in una fase di crisi economica che segna fortemente gli stati e la vita delle persone. Nelle ricerche si individuano le ripercussioni sul piano economico, familiare, sociale e identitario, che la disoccupazione ha sulle persone. Una volta osservati i risultati di queste ricerche e le tecniche utilizzate, è stata definita la domanda di ricerca: ci siamo chiesti quali sono le conseguenze della disoccupazione su un older worker, più precisamente come questo ridefinisce la propria identità, riorganizza la propria giornata, i rapporti con la famiglia e come fa fronte a emergenze economiche e alla gestione dei bisogni, quali le sue speranze e i suoi progetti per il futuro, rispetto al modo di percepire se stesso in relazione alla sua età, alle sue competenze e al nuovo mercato del lavoro, riferendoci al contesto partenopeo. Napoli, è risaputamente una realtà difficile, in cui il tasso di disoccupazione è molto alto, comunemente con il resto del Meridione, e distribuito in tutte le fasce d'età, senza contare l'estensione del fenomeno del lavoro nero e grigio, che talvolta rappresenta l'unica possibilità alla completa inattività. L'approccio prefigurato è quello qualitativo, il nostro obiettivo, infatti è di costruire informazioni empiriche per comprendere in profondità il vissuto del disoccupato adulto. Dopo aver elaborato le dimensioni teoriche e dopo averle operativizzate, abbiamo scelto come strumento d'indagine l'intervista discorsiva, elaborando una breve traccia di intervista da utilizzare come input di discussione e riflessione, ipotizzando, come prevede la teoria metodologica, di lasciare molto spazio all'intervistato, ai temi emergenti. Per valutare l'adeguatezza dello strumento empirico, si è deciso di condurre un'intervista empirica: il soggetto selezionato è stata una donna di 52 anni. Le questioni sollevate sono quelle prefigurate nella trattazione teorica: fallimento, difficoltà economiche, svantaggio tecnologico, tuttavia, sono emersi altri spunti di riflessione, come l'importanza del genere del soggetto nel modo di vivere la propria condizione di disoccupato. 

Riferimenti bibliografici
Ambrosini M., Coletto D., Guglielmi S., (2014) (a cura di), Perdere e ritrovare lavoro. L'esperienza della disoccupazione al tempo della crisi, Il Mulino, Bologna.
Castagnaro C., Cagiano de Azevedo R., (2008), “Allungamento della vita: scenari per uno svecchiamento della popolazione”, Quaderni europei sul nuovo welfare, n.10/2008, newwelfare.org, 19 maggio 2008 [www.newwelfare.org/2008/05/19/allungamento-della-vita-scenari-per-uno-svecchiamento-della-popolazione/] (ultimo accesso 24 gennaio 2016).
Jahoda M., Lazarsfeld P.F., Zeisel L., (1986), I disoccupati di Marienthal, Lavoro, Roma.
Kohli M. (2001), “Organizzazione sociale e costruzione soggettiva del corso di vita”, in Saraceno C. (a cura di), Età e corso di vita, Il Mulino, Bologna, pp. 157-180.
Pugliese E., (1993), Sociologia della disoccupazione, Il Mulino, Bologna.
Reyneri E., Pintaldi F. (2013), Dieci domande su un mercato del lavoro in crisi, Il Mulino, Bologna.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.