venerdì 21 maggio 2021

Beck e la questione ecologica

Lettura. In uno dei suoi volumi, L’era dell’e (Asterios, Trieste, 2001), Ulrich Beck si sofferma sul tema dell’indeterminatezza come tratto tipico del mondo contemporaneo. Riprendendo l’intuizione di Vasilij Kandinskij, Beck evidenzia che la parola che contraddistingue il XX secolo rispetto al precedente è la «e», infatti, «mentre nel diciannovesimo secolo imperava il dualismo aut-aut, ovvero la tendenza alla suddivisione e alla specializzazione, lo sforzo di inquadrare il mondo entro criteri univoci e costanti, il ventesimo sembra caratterizzato dall’e, cioè si afferma la propensione alla coesistenza, alla molteplicità, all’incertezza, emergono gli interrogativi sui nessi, sui legami, si sperimenta lo scambio, l’inclusione del terzo, la sintesi, l’ambivalenza». Parafrasando ancora le parole di Beck: l’e non segna la creazione di un paradiso sulla terra, ma diventa probabile foriero di nuovi rischi ed incertezza. Il mondo dell’aut-aut, tuttavia, nel quale pensiamo, agiamo e viviamo sta diventando fittizio, pertanto in un modo o nell’altro prendono vita discussioni ed esperimenti in una dimensione che va oltre l’aut-aut e si inizia a “reinventare la politica”. Da qui si sviluppa un percorso di ricerca sulla società del rischio, sulla modernizzazione riflessiva, le contromodernità e le forme di reinvezione della politica che dialogano, tra l’altro, anche con le elaborazioni teoriche di Giddens e di Bauman.
Uno spazio iniziale dell’opera è dedicato al tema dell’ecologia - molto presente in tutto il programma di ricerca di Beck - nell’ampio estratto messo a disposizione nelle sue pagine web dall’Editore Asterios, si può leggere integralmente il primo capitolo, dal titolo «L’ecologia come fonte di eterna giovinezza morale – Dialogo introduttivo» che contiene la rielaborazione di un’intervista condotta dal giornalista René Althammer.

giovedì 20 maggio 2021

I coniugi Beck

Elisabeth. Il lavoro di Ulrich Beck è intrecciato con quello della moglie Elisabeth Beck-Gernsheim. Una condivisione profonda di un comune programma di ricerca che in alcuni campi di ricerca ha visto i due sociologi come co-autori di importanti libri diffusi su scala internazionale. Il lavoro probabilmente più noto è quello che ha riguardato il tema della individualizzazione che trova una compiuta elaborazione nel libro Individualization: Institutionalized Individualism and Its Social and Political Consequences (Sage, 2001). Più conosciuti in Italia sono i libri che i due hanno scritto sulle trasformazioni della vita intima, dell’amore e delle scelte in tema di famiglia, anche grazie alle traduzioni di alcuni libri, quali Il normale caos dell'amore (Bollati Boringhieri, 1996), L'amore a distanza: Il caos globale degli affetti (Laterza, 2012) e Quanta lontananza sopporta l'amore? (Laterza, 2015). Insieme, i coniugi Beck, hanno costruito una prospettiva di ricerca tra le più dibattute nella sociologia contemporanea.

mercoledì 19 maggio 2021

Beck sulla modernizzazione riflessiva

Lettura. Il tema della modernità rappresenta uno dei cardini del corso di «Sociologia II». Come già nella sociologia classica, infatti, molti degli autori del pensiero sociologico contemporaneo si sono confrontati con il dibattito sulla modernità: la natura, i caratteri, le fasi della modernità e le diverse interpretazioni sul suo superamento. In questa letteratura - che abbiamo già imparato a riconoscere a questo punto del corso - si colloca l’elaborazione sulla «modernità riflessiva» che coinvolge anche Ulrich Beck. Su questo tema è utile consultare il volume Modernizzazione riflessiva. Politica, tradizione ed estetica nell’ordine sociale della modernità (Asterios, Trieste, 1999) di Ulrich Beck, Anthony Giddens e Scott Lash che l’Editore mette a disposizione nelle pagine web per le prime cento pagine, consentendo così di leggere integralmente il primo contributo di Beck «L’epoca delle conseguenze secondarie e la politicizzazione della modernità». Il volume merita di essere consultato integralmente per avere un’idea completa del confronto tra tre dei più rilevanti autori per la teoria sociale contemporanea.

martedì 18 maggio 2021

La società del rischio

Una teoria situata. Il pensiero del sociologo tedesco Ulrich Beck (1944-2015) ha attirato l'attenzione del dibattito sociologico internazionale dopo la pubblicazione del volume Risikogesellschaft (Suhrkamp, 1986), tradotto in italiano nel 2000 da Carocci editore con il titolo "La società del rischio". L'autore si soffermava sull'emergere di nuovi rischi derivanti dall’impiego della scienza e della tecnica per controllare l’ambiente, come effetti negativi inattesi e imprevedibili. I nuovi rischi sono collegati all'incapacità dell’uomo di controllare gli effetti dei suoi interventi sull’ambiente che non sono prevedibili con le informazioni e le esperienze disponibili. Tali rischi attraversano i confini nazionali e la stratificazione socio-economica, assumendo un carattere globale e totale. In questa prospettiva di analisi Beck riflette sui cambiamenti della natura dei conflitti sociali, elabora una critica dell'ideologia tecnocratica, del ruolo della scienza e degli esperti e affronta in chiave originale il tema dell'individualizzazione. Proponiamo sotto la lettura dell'anteprima della versione inglese del libro: Risk Society: Towards a New Modernity (1992).

lunedì 17 maggio 2021

In memoria di un intellettuale vero

Materiali. Riprendo un post scritto nel 2015, quando, il primo gennaio, moriva Ulrich Beck. Il sociologo tedesco ha segnato il dibattito internazionale da fine anni Ottanta in avanti con le sue tesi già da tempo entrate a far parte dei classici della teoria sociale contemporanea: società globale del rischio, globalizzazione e cosmopolitismo, seconda modernità e modernità riflessiva, tanto per richiamare i suoi più noti campi di ricerca. Un autore che ha scritto molto e che ha avuto un ruolo pubblico di rilievo, soprattutto nel tentativo di ridefinire i rapporti con lo sviluppo tecnico-scientifico e nell’interpretazione dei processi di globalizzazione, dando un contributo decisivo all’avanzamento della sociologia sul terreno della definizione della modernità. Al momento della sua scomparsa è stato ricordato in tutto il mondo, anche fuori dall’accademia. Tra le tante cose pubblicate in Italia, merita una lettura più attenta l’ampio dossier pubblicato da Reset composto da interessanti scritti di e su Beck.

venerdì 14 maggio 2021

Desiderio di emozioni e paura del legame

Le relazioni intime. Zygmunt Bauman ha dedicato nell'ultimo decennio una serie di libri anche all'analisi delle trasformazioni delle relazioni d'amore, dei rapporti di coppia e del significato del sesso nella modernità liquida. Le sue tesi - come spesso accade per i lavori di Bauman - hanno attirato l'attenzione dell'opinione pubblica e dei media. Tra i diversi articoli e interviste pubblicate sui quotidiani italiani, suggerisco di leggere l'intervista realizzata da Raffaella De Santis per il quotidiano La Repubblica dal titolo "Parlami d'amore" (20 novembre 2012) che si sofferma in particolare sulle tesi esposte nel libro Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi (Laterza). Inoltre, sulle tesi di Bauman relative alle trasformazioni delle relazioni tra amore, erotismo e sesso, è stato pubblicato di recente un suo libricino dal titolo Gli usi postmoderni del sesso (il Mulino). Una recensione di questo testo è stata scritta per Il Sole 24 Ore da Fabrizio Buratto, con il titolo "Le conseguenze del sesso postmoderno, secondo Bauman" (28 marzo 2013).

Breve video-intervista in YouTube: Come cambia l'amore ai tempi di Facebook (2013).

giovedì 13 maggio 2021

Le vespe di Panama

Una lezione. Alla Fiera del libro di Torino, nel maggio del 2007, Zygmunt Bauman viene invitato a tenere una lezione-conferenza; lì presenta con il suo stile un ragionamento che rimette in discussione il rapporto tra stati-nazione e appartenenze, la mobilità umana e l’integrazione sociale, i valori della fratellanza e la produzione della società multiculturale, in una originale prospettiva di ripensamento critico della dicotomia centro-periferia nella globalizzazione. La conferenza diventa un piccolo, ma intenso, libro dal titolo Le vespe di Panama. Una riflessione su centro e periferia (Laterza, 2007). Nel presentare il testo della conferenza, l’editore scrive: «Le ultime osservazioni scientifiche sul comportamento delle vespe, “insetti sociali” per eccellenza, diventano nella Lezione di Zygmunt Bauman un apologo perfetto per dare un senso allo stato attuale della nostra coabitazione planetaria di esseri umani».

Scarica il libro:
Bauman Z., Le vespe di Panama. Laterza, Bari-Roma, 2007

Scarica l’audio della conferenza:
Podcast Laterza, Lezioni d'Autore, 2007

mercoledì 12 maggio 2021

Bauman e la modernità liquida

Intervista. Qualche anno fa, nel 2015, la trasmissione televisiva Eco della storia: «Bauman e la modernità liquida» di RAI Storia ha trasmesso una puntata interamente dedicata al pensiero di Bauman che risulta interessante da rivedere. Riporto sotto il testo che presenta la puntata e il link al video.
«Ignoranza, impotenza, frustrazione sono le condizioni dell’uomo contemporaneo. In una stagione ricca di cambiamenti come quella che sta vivendo attualmente il nostro Paese, diviso tra un progresso tecnologico che avanza e la perdita dei valori e delle sicurezze che caratterizzavano la società di un tempo, la paura rischia di essere una compagna permanente. Dallo slogan di Herbert Marcuse “l’uomo a una sola dimensione” siamo arrivati alla “modernità liquida” teorizzata da Bauman che, nonostante la nascita di nuove reti e connessioni si è fatta inafferrabile e difficilmente definibile. Anche il progresso tecnologico si è sviluppato sempre più velocemente lasciando indietro lo sviluppo delle coscienze, dei rapporti umani e uno dei primi effetti di questa nuova società è la paura della solitudine, il bisogno di non sentirsi soli. Gianni Riotta in studio con Zygmunt Bauman, uno dei più influenti pensatori al mondo e padre del concetto di “società liquida”, e Sergio Fabbrini, esperto in Scienze politiche e relazioni internazionali, direttore dell’Università Luiss di Roma.»
Guarda il video qui

martedì 11 maggio 2021

Good bye Mr. Bauman

A 91 anni è morto Zygmunt Bauman (Poznań, 19 novembre 1925 – Leeds, 9 gennaio 2017), uno dei principali autori in programma nel corso di «Sociologia II». Proponiamo il testo di Federico Chicchi - professore di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università degli Studi di Bologna - «Good bye Mr. Bauman», pubblicato il 10 Gennaio 2017 in commonware.org.

* * *

Difficile davvero scrivere qualcosa di originale sul sociologo polacco appena scomparso. Tutti i media sembrano presi dalla smania di dirne qualcosa, di celebrarne la sorprendente capacità intuitiva, l’umanità, il coraggio di continuare a portare i panni della trincea intellettuale fino all’ultimo dei suoi giorni. Forse sarebbe meglio lasciarlo scorrere questo fiume in piena e provare a imbastire più tardi un ragionamento a freddo, o meglio ancora, organizzare un campo plurale di riflessioni sulle sue numerose e molto variegate opere. Ma l’urgenza che determina un lutto deve essere ospitata, non può essere evasa e rimossa in un cassetto di carte. Il modo migliore per iniziare ad elaborare un lutto è però quello di non truccarlo con inutili e barocche nostalgie.

lunedì 10 maggio 2021

Giddens e la «terza via»

Letture. Nel 1998 Anthony Giddens pubblica The Third Way: The Renewal of Social Democracy (Policy Press; trad. it. La terza via, Milano, Il Saggiatore, 1999) che sviluppava l’analisi inaugurata con il libro precedente Beyond Left and Right: The Future of Radical Politics (Policy Press, 1994; trad. it. Oltre la destra e la sinistra, Bologna, Il Mulino, 1997). Si tratta di libri importanti per l’influenza che eserciteranno sull’orientamento politico dei partiti social-democratici occidentali a cavallo del nuovo secolo, cominciando dall’esperienza del governo laburista inglese di Tony Blair con il quale Giddens lavorerà direttamente, arrivando anche all’Italia. In questi testi si ritrovano argomenti che contribuiranno a delineare le possibili vie di trasformazione in un contesto politico internazionale segnato da eventi epocali, quali il dissolvimento dell’URSS e l’accelerazione dell’unificazione europea, mentre avanza la globalizzazione neoliberista. Esperimento ormai tramontato e di limitata attualità, la «terza via» però torna periodicamente nel dibattito pubblico come si può leggere anche da questa breve intervista di non tanti anni fa: «Anthony Giddens: "La Terza via è morta travolta da tecnologia e globalizzazione"» di Enrico Franceschini per La Repubblica del 3 aprile 2015.

Per approfondire leggi anche nel blog TempoFertile la recensione critica a Oltre la destra e la sinistra e quella al libro successivo La terza via, pubblicate nel 2016 e quindi a distanza di oltre vent’anni dalla loro prima pubblicazione e in un contesto storico più vicino a quello attuale.

sabato 8 maggio 2021

Breve bibliografia sulla sociologia di Giddens

Per approfondire. La produzione sociologica di Anthony Giddens è ampia e articolata; per questo motivo può essere utile avvicinarsi alle sue opere dopo aver studiato un libro introduttivo che seleziona, organizza e illustra gli esiti della ricerca sociale di Giddens. Diverse sono le opere di questo tipo. Limitandosi alle pubblicazioni in italiano posso segnalare ad esempio il lavoro di Riccardo Cruzzolin, Modernità e riflessività: un'analisi del pensiero di Anthony Giddens (FrancoAngeli, Milano, 2004), oppure il saggio di taglio critico di Mauro Di Meglio, Teoria sociale e modernità: il progetto incompiuto di Anthony Giddens (FrancoAngeli, Milano, 2002); tuttavia, particolarmente agevole e accessibile mi pare il lavoro del francese Jean Nizet, tradotto in italiano da Egea-UBE (Milano, 2009) La sociologia di Giddens. Di questo libro si può leggere in rete la breve introduzione.

venerdì 7 maggio 2021

Anthony Giddens e i classici

Capitalismo e teoria sociale. Gli studiosi dell'opera di Anthony Giddens presentano lo sviluppo del suo lavoro attraverso tre periodi. Il primo di questi corrisponde all'inizio della sua attività di ricerca ed è dedicato all'interpretazione dei sociologi classici con particolare attenzione al lavoro di Weber, Marx e Durkheim. Tale ricerca parte dalla insoddisfazione verso le posizioni teoriche di Talcott Parsons espresse in La struttura dell'azione sociale (1937) che rappresentava la più influente storia del pensiero sociologico. Giddens contesta a Parsons l'idea che nei classici vi fosse un così ampio interesse per il problema dell'ordine sociale nella forma astratta e generale che aveva assunto nel suo pensiero. La sua tesi era invece che Weber, Marx e lo stesso Durkheim fossero interessati alle caratteristiche storiche delle società del proprio tempo. I principali risultati di questa ricerca si possono leggere nel libro Capitalismo e teoria sociale (1971) di cui si riporta sotto un'anteprima consultabile. Sulla sociologia di Emile Durkheim si rimanda anche al saggio di Giddens Durkheim tradotto in italiano da Il Mulino nel 1998.

giovedì 6 maggio 2021

Bourdieu e la fotografia

Approfondimenti. La fotografia rientra tra primi oggetti di interesse di Pierre Bourdieu. Le sue riflessioni raccolte in diversi contributi, trova una momento di sintesi nel 1965, con la curatela del volume a più mani Un art moyen. Essai sur les usages sociaux de la photographie (con saggi di Pierre Bourdieu, Robert Castel, Luc Boltanski, Jean-Claude Chamboredon), tradotto in italiano già nel 1972 con il titolo La fotografia. Usi e funzioni sociali di un'arte media (editore Guaraldi, seconda edizione del 2004) e di recente – nel 2018 – riproposto con il titolo Un’arte media. Saggio sugli usi sociali della fotografiadall’editore Meltemi con la presentazione di Milly Buonanno (al link è possibile consultare una rassegna stampa a cura dell’Editore). La prima parte del volume contiene i contributi di Bourdieu che costituiscono gli elementi cruciali della sua prospettiva sulla fotografia, depurati dai condizionamenti del contesto sociale francese degli anni Sessanta. Nell’introduzione, in particolare, si legge:

«Considerato che, a differenza delle attività artistiche pienamente consacrate, come la pittura o la musica, la pratica della fotografia è ritenuta accessibile a tutti, dal punto di vista tecnico come da quello economico, e chi vi si dedica non si sente affatto legato a un sistema di norme esplicite e codificate che definiscano la pratica legittima nel suo oggetto, le sue occasioni e la sua modalità, l’analisi del significato soggettivo o oggettivo che i soggetti conferiscono alla fotografia, come pratica o come opera culturale, appare un mezzo privilegiato per cogliere nella loro espressione più autentica le estetiche (e le etiche) proprie ai differenti gruppi o classi e in particolare “l’estetica popolare” che vi si può eccezionalmente manifestare. In effetti, quando tutto farebbe credere che questa attività senza tradizioni e senza esigenze sia abbandonata all’anarchia dell’improvvisazione individuale, risulta invece che niente è più regolato e convenzionale della pratica della fotografia e delle fotografie d’amatore: le occasioni di fotografare, come pure gli oggetti, i luoghi e i personaggi fotografati o la composizione stessa delle immagini, tutto sembra obbedire a norme implicite che s’impongono senza eccezione e che gli amatori accorti o gli esteti riconoscono come tali, ma solo per denunciarle come difetti di gusto o imperizia tecnica.»

«Oltre agli interessi particolari di ogni classe, anche i rapporti oggettivi, oscuramente avvertiti, fra la classe come tale e le altre classi trovano indirettamente espressione attraverso gli atteggiamenti degli individui nei confronti della fotografia. Allo stesso modo che il contadino, respingendo la pratica della fotografia, esprime il suo rapporto con il sistema di vita urbano, rapporto entro e attraverso il quale egli sperimenta la particolarità della sua condizione, così il significato che i piccolo-borghesi conferiscono alla pratica della fotografia traduce o tradisce la relazione delle classi medie con la cultura, cioè con le classi superiori detentrici del privilegio delle pratiche culturali ritenute più nobili, e con le classi popolari da cui a tutti i costi cercano di distinguersi, manifestando nelle pratiche che sono loro accessibili la maggiore buona volontà culturale. Per questa ragione i membri dei fotoclub credono di nobilitarsi culturalmente tentando di nobilitare la fotografia, surrogato a loro misura e a loro portata delle arti nobili, e insieme di ritrovare nella disciplina del gruppo quel corpo di regole tecniche ed estetiche di cui si sono privati respingendo come volgari quelle che reggono la pratica popolare. Il rapporto esistente fra gli individui e la pratica della fotografia è per sua natura mediato, poiché comporta sempre il riferimento al rapporto che i membri delle altre classi intrattengono con la fotografia, e da lì a tutta la struttura dei rapporti fra le classi.»

Una lettura in italiano complementare è certamente il volume In Algeria. Immagini dello sradicamento, a cura di Franz Schultheis, Christine Frisinghelli e Andrea Rapini (Carocci, 2012; al link è possibile consultare una rassegna stampa a cura dell’Editore) che contiene fotografie scattate in Algeria durante la guerra di indipendenza (1954-1962); qui il giovane Pierre Bourdieu sperimenta un caleidoscopio di strumenti di inchiesta e realizza centinaia di foto che oggi, in questo libro, sono accoppiate a lunghi estratti degli scritti di argomento algerino.

mercoledì 5 maggio 2021

Bourdieu e la cultura italiana

Un approfondimento. Si può scaricare gratuitamente dalla rete l'articolo: "L'intellettuale in campo. Bourdieu e la cultura italiana" di Marco Santoro (Università di Bologna). Si tratta di un breve saggio pubblicato nella rivista Il Mulino n.1 del 2003 - un anno dopo la morte del sociologo francese - che riflette sul modo in cui il pensiero di Pierre Bourdieu è stato recepito nel dibattito italiano e in particolare sul rapporto tra lavoro intellettuale e politica, con riferimento alla ricerca sociale. Santoro osserva all'inizio della sua analisi che:
«in Italia Bourdieu ha continuato ad essere letto (poco) e giudicato (troppo spesso) assai meno come un importante sociologo, riferimento imprescindibile delle scienze sociali contemporanee, e molto più come un critico culturale e sociale dissacrante ma anche politicizzato, ideologicamente»
L'analisi di Santoro si sofferma sull'approccio della "sociologia éngagé" e sulla relativa visione del lavoro intellettuale e della figura stessa dell'intellettuale, cercando di comprendere quali condizioni hanno limitato la diffusione dell'approccio bourdieusiano in Italia.
Buona lettura!

martedì 4 maggio 2021

Il dominio maschile

Uomini e donne. Pierre Bourdieu nel libro "La Domination masculine" (Éditions du Seuil, 1998) sviluppa un'analisi sociologica dei rapporti sociali tra i sessi che cerca di comprendere le cause del permanente dominio degli uomini sulle donne. Dalla quarta di copertina dell'edizione italiana (Feltrinelli, riedizione 2014):
«L'ordine delle cose non è un ordine naturale contro il quale non si possa far nulla. E piuttosto una costruzione mentale, una visione del mondo con la quale l'uomo appaga la sua sete di dominio. Una visione talmente esclusiva che le stesse donne, che ne sono le vittime, l'hanno integrata nel proprio modo di pensare e nell'accettazione inconscia di inferiorità. Solo l'antropologo può restituire al principio che fonda la differenza tra maschile e femminile il suo carattere arbitrario, contingente, ma anche, contemporaneamente, la sua necessità sociologica. Bourdieu prende spunto dalle strutture androcentriche dei cabili in Algeria per dimostrare la continuità della visione fallocratica del mondo nell'inconscio di uomini e donne. Anche nelle donne che, secondo il sociologo francese, partecipano passivamente al dominio maschile. Ne risulta una denuncia, tanto più efficace politicamente in quanto scientificamente fondata, dei molti paradossi che il rapporto tra i generi finisce per alimentare, oltre a un invito a riconsiderare, accanto all'unità domestica, l'azione di quelle istanze superiori - la chiesa, la scuola, lo stato responsabili in ultima analisi del dominio maschile».
Per sapere di più: Margherita Ganeri, Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, 1998 (allegoriaonline.it).

lunedì 3 maggio 2021

Introduzione alla sociologia: dialogo tra Pierre Bourdieu e Jean-Claude Passeron

Trasmissione Tv. Nel 1966 Pierre Bourdieu e Jean-Claude Passeron realizzano un video per la Tv, articolato in due puntate, focalizzato sulla presentazione della sociologia come disciplina scientifica. Non è disponibile una traduzione in italiano, ma è consultabile in rete il testo integrale prodotto dal dialogo e rivisto dai due autori francesi, con l’aggiunta di un indice: Introduction a la sociologie (pdf). La trasmissione è realizzata da Daniel Martin, l’autore è Dina Dreyfus, mentre la produzione è dell’IPN. La prima puntata della trasmissione è intitolata «Sociologia e sociologia spontanea» (durata: 29' 01''), mentre la seconda puntata è dedicata a «Vigilanza epistemologica e pratica sociologica» (durata: 29' 38''), entrambe sono oggi consultabili su Youtube.