martedì 15 dicembre 2020

L’infanzia delle disuguaglianze

Recensione.  Enfances de classe. De l’inégalité parmi les enfants, sous la direction de Bernard Lahire, Parigi, Seuil, 2019, pp. 1232 (una versione rivista e ampliata è stata pubblicata in «La critica sociologica», vol. LIV, n. 216, Inverno 2020).

Questo voluminoso testo presenta i risultati di una lunga ed estesa indagine qualitativa sulla riproduzione delle disuguaglianze sociali in Francia, focalizzando l’attenzione sulla differenziazione per classe sociale dei processi di socializzazione dei bambini sulla soglia dell’età scolare.
La ricerca – finanziata dall’Agence nationale de la recherche (ANR) e dall’Institut français de l’éducation (IFE) – ha coinvolto un collettivo di sedici sociologi che hanno poi contribuito alla stesura del testo (Julien Bertrand, Géraldine Bois, Martine Court, Sophie Denave, Frédérique Giraud, Gaële Henri-Panabière, Joël Laillier, Christine Mennesson, Charlotte Moquet, Sarah Nicaise, Claire Piluso, Aurélien Raynaud, Fanny Renard, Olivier Vanhée, Marianne Woollven et Emmanuelle Zolesio), oltre al coordinatore e curatore del libro, Bernard Lahire, professore di sociologia all’École Normale Supérieure de Lyon (Centre Max Weber) e membro senior del prestigioso Institut Universitaire de France. Anche se non tradotta in italiano, la produzione sociologica di Lahire è ben presente nella sociologia italiana, soprattutto tra i sociologi dell’educazione e più in generale in quel filone teorico che segue con più attenzione la tradizione francese ‘postbourdieusiana’. D’altra parte, questo libro ricorda immediatamente l’ormai classico La misère du monde di Pierre Bourdieu (Parigi, Seuil, 1993) di cui ci sembra richiamare l’ethos sociologico e l’approccio metodologico complessivo. 

domenica 29 novembre 2020

Gerardo Ragone (1938-2020)

 

Una nota bio-bibliografica. È mancato oggi il prof. Gerardo Ragone. Classe 1938, è stato professore ordinario di Sociologia generale all’Università degli Studi di Napoli Federico II, insegnando presso la Facoltà di Sociologia – di cui è stato un promotore – e lavorando presso il Dipartimento di Sociologia «Gino Germani» (poi Dipartimento di Scienze Sociali). Ha insegnato anche nelle università di Pisa e di Salerno ed è stato maestro di numerosi studiosi della generazione successiva, oggi attivi nell’accademia e nel mondo professionale. Della sua ampia attività di ricerca, credo vadano ricordati almeno tre filoni di studi che più di altri hanno avuto influenza sul dibattito sociologico nazionale: quello principale dedicato allo sviluppo della sociologia dei consumi, quello relativo all’analisi della stratificazione sociale e quello sulla questione dello sviluppo del Mezzogiorno. Per il primo filone di ricerca, relativo alla sociologia dei consumi e dei fenomeni della moda, l’opera di Ragone è decisamente estesa, comincia a fine anni Sessanta e continua fino al termine della sua carriera accademica, lasciando numerosi importanti lavori, tra i quali i più rilevanti sono certamente: Modelli di consumo e struttura sociale (Giannini, 1968), Psicosociologia dei consumi (ISEDI, 1974), Sociologia dei fenomeni di moda (a cura di, FrancoAngeli, 1976), Elementi di sociologia economica. Vol. 1 L'analisi socioeconomica del consumo (con E. Amaturo, Liguori, 1979), Consumi e stili di vita in Italia (Guida, 1985), Le preferenze interdipendenti. Le implicazioni sociologiche della teoria della domanda (FrancoAngeli, 1993), Economia e sociologia dei consumi (Sociologia del Lavoro, 83, 2001), Consumi di massa (FrancoAngeli, 2010). In questo ambito è utile anche ricordare che ha introdotto in Italia l’importante lavoro sulla moda di René König, curando la traduzione Il potere della moda (Liguori, 1976). Per il secondo filone di ricerca, quello cioè sulla stratificazione sociale, il contributo di Ragone si può ricostruire facendo riferimento a tre opere di particolare rilevanza: La sociologia delle classi in Italia (a cura di, con C. Scrocca, Liguori, 1978), La teoria dello squilibrio di status (a cura di, con G. Giampaglia, Liguori, 1981) e La stratificazione imperfetta: saggio sulla teoria della disuguaglianza sociale (Guida, 1997). Per quanto riguarda, infine, il terzo filone di ricerca e di impegno politico sullo sviluppo del Mezzogiorno, di Napoli e della Campania, si può riguardare un primo articolo Sottosviluppo meridionale e condizionamento socio-culturale (Rassegna economica,  1, 1971), Economia in trasformazione e doppio lavoro: il doppio lavoro nell'area casertana (a cura di, Il Mulino, 1983) e i più recenti articoli usciti su «Quaderni di Sociologia»: Napoli oggi tra luci e ombre (1997) e Un fallimento mascherato. L’esperienza politico-amministrativa a Napoli e in Campania dal 1993 al 2009 (2009). Tutte queste ricerche richiamano una riflessione più generale sui rapporti tra sociologia ed economia, con un interesse specifico per la teoria della scelta razionale.

giovedì 15 ottobre 2020

Una comunità migliore

 

Recensione. RICHARD SENNETT, Una comunità migliore, Roma, Castelvecchi, 2019, pp. 48 (una versione rivista e ampliata è stata pubblicata in «La critica sociologica», vol. LIV, n. 214, estate 2020).

L’angloamericano Richard Sennett, classe 1943, appartiene alla ristretta cerchia delle celebrità sociologiche globali. I suoi lavori hanno da decenni un’ampia circolazione su scala mondiale e hanno influenzato non soltanto il dibattito disciplinare, ma anche l’opinione pubblica. La popolarità dell’Autore e il successo pubblico di alcune sue idee spiegano le ragioni della rapida e quasi completa traduzione dei suoi libri nelle principali lingue del mondo e anche dei suoi interventi pubblici non accademici. In questa ultima categoria si può collocare questo piccolo libro che offre al pubblico italiano la traduzione – di Maria Chiarappa – di un’intervista realizzata dalla canadese Eleanor Wachtel e originariamente pubblicata in inglese nel 2013 per la rivista «Brick. A Literary Journal».
Superato il sospetto di trovarsi di fronte ad un’operazione editoriale prevalentemente commerciale, si può apprezzare un testo che, per quanto breve, offre più di uno spunto di riflessione sociologica, oltre ad un’esperienza di rapida e gradevole lettura.

sabato 23 maggio 2020

L’ultima riflessione

Metamorfosi. Uscito postumo, l’ultimo libro incompiuto di Ulrich Beck La metamorfosi del mondo (Laterza, 2017) apre ad una nuova prospettiva di ricerca sociologica sul mondo contemporaneo che aggiorna e rilancia quanto l’autore ha elaborato nel corso degli ultimi decenni. L’auspicio dell’autore è il rinnovamento delle categorie sociologiche. Nella premessa, infatti, Beck scrive: «Scopo di questo libro è provare a capire, e spiegare, perché non capiamo più il mondo» (p. XIII). A tal fine introduce la distinzione tra “cambiamento della società” e “metamorfosi del mondo”. Il cambiamento, parafrasando Beck, concentra l’attenzione su una caratteristica del futuro della modernità, mentre i concetti di base e le certezze su cui poggiano rimangono costanti; la metamorfosi, invece, destabilizza proprio queste certezze della società moderna e generano uno choc di fondo, una svolta che fa saltare quelle che fino a quel momento erano costanti antropologiche della nostra vita e della nostra concezione del mondo. Così, scrive Beck: «ciò che fino a ieri era impensabile oggi è reale e possibile» (p. XIV). Un libro aperto che per le nuove generazioni di sociologi può essere considerato un testamento per sviluppare in maniera originale la prospettiva teorica di Beck.

Vai all'anteprima del libro.

lunedì 18 maggio 2020

La sociologia di Zygmunt Bauman

La lezione. La settimana scorsa abbiamo realizzato insieme un percorso interpretativo nella vasta produzione di Zygmunt Bauman (Poznan 1925 - Leeds 2017), concentrandoci in particolare sulla teoria della modernità. In primo luogo abbiamo specificato l’idea di sociologia per Bauman: umanista e impegnata. Poi abbiamo visto come si è sviluppato il pensiero di questo autore sulla questione della modernità: dai primi studi sulla natura del moderno, alle ipotesi sul postmoderno e poi l’arrivo alla metafora della «modernità liquida». Infine abbiamo considerato alcuni aspetti specifici della società individualizzata e dell’incertezza: il ruolo degli intellettuali, l'individualizzazione, la nuova ricerca della comunità, il significato sociale della povertà, l'homo consumens, la cultura del consumo e i processi pervasivi di mercificazione.

sabato 16 maggio 2020

Retrotopia

Letture. Tra le ultime pubblicazioni in italiano, dopo la sua morte, vale la pena ricordare il recente volume di Zygmunt Bauman dal titolo «Retrotopia» (Laterza, Bari, 2017) che riflette sul modo in cui nella cultura contemporanea si sta indebolendo la capacità di guardare al futuro, di pensare il cambiamento, in relazione ad una ridefinizione di alcune mitologie passate, arrivando a definire una «età della nostalgia».
Nel sito dell’Editore, oltre all’indice (PDF) e ad una sezione interessante di recensioni, è possibile consultare un estratto significativo dall’introduzione del libro: «L'ultimo libro di un grande maestro».



mercoledì 13 maggio 2020

La vita tra reale e virtuale

Lecture. Il 9 ottobre 2013 Zygmunt Bauman ha tenuto una lezione a Milano nell’ambito dell’iniziativa Meet the Media Guru che promuove una riflessione sulle trasformazioni dei media e sulle implicazioni per la vita sociale. La lecture di Bauman ha avuto come titolo «La vita tra reale e virtuale», affrontando questo tema con il suo consueto approccio attento alle ambivalenze delle trasformazioni sociali, cioè evidenziando contestualmente le opportunità e i rischi per la realizzazione dell’uomo. L’evento - che ha avuto un notevole successo di pubblico - può essere rivisto sul sito di Meet the Media Guru (guarda il video in italiano) e può essere anche letto nel libricino, a cura di Maria Grazia Mattei, che ha ripreso e integrato le cose dette da Bauman nella lezione: La vita tra reale e virtuale (Egea, Milano, 2014, pp. 85).

martedì 12 maggio 2020

Bauman sul vivere post-moderno

Intervista. Il focus della ricerca si Zygmunt Bauman è la modernità e le trasformazioni attuali del ‘moderno’: partendo da una critica della modernità, passando per la definizione dei caratteri del postmoderno, fino all’attuale tesi sulla modernità liquida. Su questi temi è utile vedere un’intervista di qualche anno fa, realizzata per la ritrasmissione televisiva da RAI News 24, in occasione del Festivaletteratura Mantova nel 2008 - attualmente disponibile in YouTube. L’intervista attraversa vari temi che rimandano alle principali tesi interpretative del sociologo polacco, attraversando questioni che riguardano: l’utopie, il pensiero unico, la profezia che si autodetermina, precarizzazione e modernità liquida, l’individualizzazione, la fiducia, la rete, relazioni e libertà.

Vai al video dell’intervista: parte 1 e parte 2

lunedì 11 maggio 2020

La natura sociale del gusto estetico

La distinzione. Tra i lavori più influenti di Pierre Bourdieu c'è la critica sociale del gusto estetico a cui è dedicato un volume monografico dal titolo La distinction (Les éditions de minuit, 1979), tradotto in italiano da Il Mulino: La distinzione. Critica sociale del gusto (ultima edizione: 2001).  L'opera che ha segnato l'affermazione di un grande studioso e di un intellettuale scomodo" dice l'Editore italiano nel promuovere il libro e nella quarta di copertina scrive:
«Alla sua pubblicazione questo lavoro di Bourdieu fu accolto con enorme interesse, perché proponeva in modo radicalmente nuovo le eterne riflessioni su estetica, arte e cultura. Questa volta discorsi che prendono volentieri la tangente dell'astrattezza venivano concretamente rivisitati - sulla base di una capillare ricerca empirica - come problema di scelte e preferenze dei diversi soggetti sociali. In un sistema strutturato di gusti, infatti, l'adozione di uno stile di vita e dei suoi contrassegni distintivi riflette le condizioni di esistenza materiale di classi e ceti sociali. L'analisi del gusto diventa così passaggio ineludibile per comprendere i processi di riproduzione sociale e le dinamiche ideologiche che ne sono componente fondamentale. A circa vent'anni di distanza dall'edizione originale, mentre Bourdieu continua a esercitare senza accomodamenti la sua critica sociale e culturale, "La distinzione" resta ancora un testo di riferimento insuperato».
Riporto sotto la trascrizione del questionario usato per la principale indagine empirica su cui si basa la ricerca (scarica file PDF):

lunedì 4 maggio 2020

Giddens: Into the Digital Age

Risorse in rete. Anthony Giddens si è conquistato un elevato prestigio internazionale, sia per i suoi lavori di ricerca sociale, sia per la sua carriera politica. Ancor oggi è invitato a intervenire sulle questioni ritenute cruciali per la comprensione della direzione del mutamento sociale. Molti dei suoi interventi sono oggi poi riversati, in vario modo, in internet. Tra questi segnalo la più recente registrazione della lezione di apertura dell’anno accademico 2015/2016 alla The Hertie School of Governance (Berlin) sul tema: «Into the Digital Age: The World in the 21st Century» che affronta le tendenze al cambiamento sociale connesse all’innovazioni delle tecnologie digitali.


sabato 2 maggio 2020

Anthony Giddens: teoria della strutturazione e modernità radicalizzata

Risorse. Anthony Giddens - abbiamo visto - è tra i più noti e influenti sociologi viventi. La sua produzione intellettuale, in primo luogo, ma anche gli incarichi politici e istituzionali, gli hanno garantito un'ampia visibilità ben oltre il ristretto ambito della ricerca accademica. Nel corso ci siamo focalizzati soltanto su una parte della voluminosa produzione sociologica di Giddens. Abbiamo considerato la teoria della strutturazione, avendo a riferimento in particolare il volume The Constitution of Society (1984) e poi la sua interpretazione della modernità, con rimandi soprattutto alle tesi esposte nell'opera The Consequences of Modernity (1990). Tra le tante risorse mltimediali disponibili in rete vi suggerisco un video con un’intervista al sociologo inglese realizzata il 16 giugno 2012 a Bologna, presso il Salone del Podestà, nell’ambito del festival «La Repubblica delle idee 2012». L'intervista è condotta da Bruno Manfellotto con Mario Pirani ed Enrico Franceschini. Rivedendo adesso quel dialogo, ci si rende conto chiaramente che in questo momento siamo in una diversa fase.

Quali sono i caratteri della società contemporanea e quali sfide dovrà affrontare nell'immediato futuro? Guarda il video QUI

mercoledì 15 aprile 2020

La perdita dell’aura secondo Benjamin

Risorse. Walter Benjamin è uno degli intellettuali della Scuola di Francoforte letto e citato ancor oggi, forse in misura maggiore di Horkheimer, Adorno e Marcuse. La sua opera più celebre è certamente il saggio «L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica», scritto a metà anni ’30 del Novecento e rivisto più volte (si veda a proposito l’edizione italiana curata Fabrizio Desideri per Donzelli nel 2012 che riporta tre versioni del saggio). Benjamin si interroga sul destino dell’arte nel contesto delle trasformazioni indotte dall’invenzione e dalla diffusione di nuovi dispositivi tecnologici come la fotografia e il cinema. In questo testo Benjamin presenta la teoria della perdita dell’aura nell’opera d’arte contemporanea, sostenendo che l’introduzione di nuove tecniche che consentono di produrre, riprodurre e diffondere a livello di massa l’opera d’arte abbia modificato l’atteggiamento sia del pubblico, sia degli artisti, provocando una rivoluzione nel rapporto tra arte e potere: l’arte perde la sua unicità, la sua “aura” appunto. Su questo aspetto il sito web Rai Teche propone un video su Walter Benjamin estratto dal programma «Sentieri della ragione» che, nel 1981, dedica una puntata a una riflessione sulla teoria dell’aura. Nel breve estratto intervengono Theodor AdornoMassimo Caccari.

lunedì 13 aprile 2020

Adorno, la Tv e gli intellettuali

Risorse. Theodor Adorno è tra i principali autori della Scuola di Francoforte a cui dedichiamo un po’ più di attenzione, anche se limitatamente a soli due ambiti di ricerca: il contributo agli studi sul pregiudizio e poi quello al saggio «Dialettica dell’illuminismo» scritto con l’amico e collega Marx Horkheimer. Ben più estesi sono però l’elaborazione filosofica e il contributo alla sociologia di Adorno, soprattutto nell’analisi del rapporto tra l’estetica, la morale, la politica e l’impegno critico. Una lettura utile potrebbe essere il testo del 1951 «Minima moralia. Meditazioni della vita offesa» (ultima edizione italiana: Einaudi, Torino, 2014).

In un video disponibile su YouTube c’è un frammento dell’intervista che Umberto Eco realizzò nel 1966 con Adorno per la trasmissione «Zoom» della RAI. Adorno era negli ultima della sua vita: morirà tre anni dopo, nel 1969. Nel frammento i due discutono prevalentemente di mass media e in particolare della televisione nella società contemporanea, portando l’attenzione sul rapporto tra gli intellettuali e la televisione.

sabato 11 aprile 2020

Colloquio con Max Horkheimer

Intervista storica. Max Horkheimer nel 1930 fu direttore dell'Istituto per la Ricerca Sociale di Francoforte (Institut für Sozialforschung) e della sua rivista scientifica (Zeitschrift für Sozialforschung). Con l’ascesa del nazismo, fu costretto all’esilio in USA dove continuò l’attività di ricerca alla Columbia University, insieme agli altri esuli dell’Istituto. Ritornò in Germania solo nel 1949 e, insieme ad Adorno, l’anno dopo riavviò l’Istituto per poi essere nominato rettore dell’Università di Francoforte. Vediamo sotto un filmato televisivo con un lungo colloquio all’interno di un servizio sulla Scuola di Francoforte. Horkheimer racconta gli obiettivi che si posero i fondatori dell’Istituto per poi affrontare alcuni tra i principali temi di ricerca: tra l’altro, il problema dell’autoritarismo; le trasformazioni del proletariato e il rapporto con gli studenti; la concezione della libertà; rivoluzione e controrivoluzione; il rapporto tra la ricerca empirica e la ricerca sociologica; il tema della tolleranza-repressiva/repressione-tollerante; la tesi dell’uomo a una dimensione di Marcuse; la famiglia, il padre e l’autorità. Il filmato risale al 1968. Fu trasmesso dalla Tv pubblica svizzera ed è tradotto in italiano.


giovedì 9 aprile 2020

Simmel: un nuovo profilo

Letture. Nella ricezione iniziale dell’opera di Georg Simmel in Italia ci sono state alcune interpretazioni che ne hanno trasfigurato sia l’esperienza biografica, sia il contributo intellettuale. Da metà anni Novanta, però, è ricominciato il lavoro di riconsiderazione di queste prime interpretazioni di cui ad esempio dà conto un rapido profilo tracciato da Antonio De Simone nella rivista il Mulino (a LIX, n. 5, 2010, pp. pp. 842-848) (file scaricabile con l’autenticazione con il profilo UniNa), dove si legge in apertura:
“Ci sono uomini, quasi sempre i più grandi, che non si possono facilmente classificare, la cui scrittura non si lascia etichettare o imprigionare negli specialismi disciplinari. Tra loro c’è anche Simmel. Per caratterizzarne la fisionomia intellettuale, c’è chi ancora pochi anni or sono registrava la sua immagine, quale emersa nella storia della ricezione critica sino agli anni Ottanta del Novecento, come quella di «un outsider, un vagabondo di talento, un cultore dell’effimero, un flâneur del saggismo, un inquieto sismografo della modernità, un impressionista del dettaglio, un rabdomante del frammento, un collezionista di prospettive, un nomade della ricerca, il Borges della letteratura sociologica»”.

mercoledì 8 aprile 2020

L’amore nell’analisi di Simmel

Letture. L’«amore» è un tema che torna spesso nelle opera di Georg Simmel e a cui ha dedicato anche riflessioni specifiche, alcune delle quali sono anche tradotte in italiano: Filosofia dell’amore (Donzelli, 2001) e Sull’amore (SE, 2018). Un’esposizione del pensiero di Simmel su questo tema è proposta da Adele Bianco in un articolo, disponibile in rete, dal titolo Georg Simmel: le forme dell’amore (in «SMP», vol. 2, n. 4, 2011 pp. 51-63). Nel presentare il suo saggio, l’Autrice scrive: «In questo articolo viene ricostruita la visione di Simmel dell’amore come una delle forme che la vita assume, e Simmel riesce così a coniugare i temi della Lebensphilosophie con la realtà sociale. In primis l’amore pone a confronto due soggetti distinti realizzando l'unità dalle diversità. L’amore costruisce socialità a partire dall’intimo di ciascuno e realizzando la vita collettiva grazie al passaggio dal piano individuale a quello sovra-individuale. In secundis Simmel ritiene che l’amore sia un processo dinamico che trasforma i due partner sia l’oggetto del sentimento, sia chi lo prova. Infine, le manifestazioni dell’amore si evolvono: da quello classico, e segnatamente platonico, ad altre manifestazioni quale quello universale per l’umanità e quello cristiano, Simmel individua i caratteri di maggiore processualità e dinamicità dell’amore moderno».

lunedì 6 aprile 2020

Rivista di studi su Georg Simmel

Risorse. Anche nel caso di Georg Simmel possiamo indicare una rivista che si propone come sede editoriale specialistica per gli studi che si rifanno alla sua opera. Si tratta di Simmel Studies. La rivista è stata fondata nel 1999 da Otthein Rammstedt presso l'Università di Bielefeld (Germania), come sviluppo di una precedente iniziativa editoriale, la Simmel Newsletter, avviata nel 1991 con lo scopo di di promuovere e divulgare il pensiero di Simmel in connessione con la pubblicazione dell’edizione completa delle opere di Simmel (Georg Simmel’s  Gesamtausgabe, con Suhrkamp). Dopo una sospensione delle pubblicazioni nel 2009, è stata avviata la “nuova serie” di Simmel Studies nel 2016, rinnovata nei suoi organi editoriali e diretta da Vincenzo Mele (Università di Pisa). Fin dai primi anni Novanta, questo insieme di iniziative editoriali sono state in grado di supportare una riscoperta internazionale dell’opera di Simmel. Questa rivalorizzazione dell’opera simmeliana ha avuto benefici anche per la sociologia italiana che, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, ha cominciato lentamente ma con risultati progressivamente sempre più significativi la rilettura di Simmel, mettendo a lavoro nel contemporaneo la sua sociologia.

venerdì 3 aprile 2020

La Società tedesca di sociologia

Risorse. Nel 1909 Max Weber è tra i promotori, insieme a Ferdinand Tönnies e Georg Simmel, della fondazione di una società scientifica di sociologia, la Deutsche Gesellschaft für Soziologie (DGS) che all’epoca raccoglieva meno di quaranta studiosi. Questo avviene in un un periodo di rapida fioritura della sociologia in Germania. Weber e gli altri, infatti, diedero vita al primo congresso della Società già nel 1910 a Francoforte, replicando due anni dopo a Berlina, con un certo grado di successo in termini di pubblico e di risposta del mondo intellettuale dell’epoca. La Società sopperiva all’assenza nelle Università tedesche di cattedre di sociologia, formando un centro di aggregazione per sociologi e per studiosi di altre discipline interessati alla sociologia che già avevano trovato un certo spazio di discussione nella rivista «Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik», inaugurata nel 1904 da Edgar Jaffé, Werner Sombart e dallo stesso Weber. La società DGS è sopravvissuta fino ad oggi, con una sospensione delle attività durante il periodo del nazionalsocialismo (1933-1945), svolgendo le sue attività di supporto alla formazione e al funzionamento della comunità sociologica tedesca. Nel 2019 ha compiuto 110 anni ed è cresciuta al punto da raccogliere oltre tremila associati.

giovedì 2 aprile 2020

L’influenza di Nietzsche su Weber

Note. La letteratura critica sul pensiero di Max Weber degli ultimi decenni, a partire dagli anni Ottanta in avanti, ha approfondito sempre più l’influenza esercitata da Friedrich Wilhelm Nietzsche sulla produzione weberiana. È certo che Weber riconoscesse nel pensiero di Nietzsche un contributo essenziale nella formazione della cultura occidentale moderna. Seguendo l’interpretazione di Wilhem Hennis (in Il problema Max Weber, Laterza, 1991), nell’opera di Weber si rintraccia l’influenza di Nietzsche lungo almeno quattro dimensioni: 1. l’idea che «Dio è morto», cioè la frantumazione del sistema dei valori cristiani; 2. il «tipo ideale» di cristianesimo che entra in conflitto con tutti gli altri ordinamenti della vita, creando la relazione vita-lotta; 3. il rapporto tra disincanto radicale del mondo e l’origine del razionalismo occidentale; 4. la dimensione tragica della storia. Per approfondire di più il rapporto Nietzsche-Weber si può cominciare leggendo l’articolo di Enzo Rutigliano All’ombra di Nietzsche: Max Weber tra Kultur e Zivilisation (in «Quaderni di Sociologia», n. 75, 2017, pp. 3-17).

mercoledì 1 aprile 2020

Il lavoro intellettuale come professione

Anniversario. É passato un secolo dalle due conferenze che Max Weber tenne nel gennaio del 1919 a Monaco sul tema del lavoro intellettuale come professione: Wissenschaft als Beruf e Politik als Beruf. I due testi furono tradotti in italiano per la prima volta nel 1948 (traduzione di Antonio Giolitti) con il titolo Il lavoro intellettuale come professione. Attualmente le conferenze sono disponibili nella nuova edizione Einaudi del 2004 con il titolo La scienza come professione. La politica come professioneL’introduzione a questa edizione è di Wolfgang Schluchter che ha curato la più recente edizione delle due conferenze, inserita nell'opera completa tedesca Max Weber-Gesamtausgabe (MWG).
Si legge nella presentazione della traduzione italiana: «le due conferenze sono il frutto più maturo della riflessione weberiana sul senso della scienza e della politica, ma soprattutto sul loro rapporto: un rapporto complesso, di rimando reciproco ma soprattutto di distinzione. Contro l’appello all’intuizione, che tanta presa aveva nella gioventù universitaria tedesca, contro le pretese della “profezia professorale”, Weber rivendica il rigore scientifico e la funzione specialistica dell’insegnamento accademico, che non può consentire al docente di farsi propagandista di una qualsiasi concezione del mondo. E contro la riduzione della politica a politica di potenza, quale l’aveva praticata la Germania guglielmina, Weber fa valere la tesi che la politica persegue sì fini di potenza, e si avvale sempre della forza come mezzo indispensabile, ma è al tempo stesso presa di posizione pro o contro determinati valori. Scienza e politica traggono così il loro diverso “senso” della teoria dei valori, che Weber venne definendo negli ultimi anni di vita». Memorabile è la conclusione della conferenza sulla politica:
«La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È certo del tutto esatto, e confermato da ogni esperienza storica, che non si realizzerebbe ciò che è possibile se nel mondo non si aspirasse sempre all’impossibile».

martedì 31 marzo 2020

Rivista di studi su Max Weber

Risorse. Gli studi sul pensiero di Max Weber hanno alimentato una bibliografia di notevole estensione e varietà. Molteplici sono le tradizioni interpretative, differenziate sia tra discipline, sia all’interno delle stesse discipline: oltre alla sociologia, infatti riconoscono in Weber una figura cruciale del loro sviluppo contemporaneo anche la storia economica, la scienza politica, la filosofia del diritto. Un utile strumento per avvicinarsi al dibattito contemporaneo può essere la rivista scientifica specializzata Max Weber Studies, redatta in lingua inglese. Fondata nel 2000, attualmente è pubblicata con periodicità semestrale. Gli indici sono consultabili qui. Fanno parte del comitato editoriale di questa rivista due italiani: Luciano CavalliGianfranco Poggio. Si tratta di due tra i principali interpreti italiani del pensiero di Weber: di Cavalli ricordiamo, ad esempio, il libro un po' datato dal titolo Max Weber: religione e società (il Mulino, 1968), mentre di Poggio va segnalato il volume più recente Incontro con Max Weber (il Mulino, 2004) che ha un’impostazione utile per un primo approccio al pensiero di Weber. Si rimanda, infine, al libro Max Weber di Franco Ferrarotti (Liguori, Napoli, 1995), uno dei padri della sociologia italiana che ha contribuito in maniera decisiva a orientare la lettura dell’opera weberiana nelle scienze sociali italiane.

lunedì 30 marzo 2020

Marianne Schnitger Weber

Approfondimenti. Marianne Schnitger (1870-1954) viene spesso citata, con superficialità, nella storia della sociologia come “moglie di Weber”, ricordata per la sua dedizione al marito Max, per l’attività di pubblicazione degli inediti di «Economia e società» e per la famosa biografia di Max Weber (Max Weber. Ein Lebensbild, 1926). Si sorvola sul fatto che tale contributo alla critica di Max Weber è stato possibile perché la stessa Marianne è stata una studiosa, un’intellettuale e una sociologa, impegnata soprattutto sullo studio della condizione delle donne e dell’emancipazione femminile. Su questa tematica la Weber aprì un confronto diretto con Georg Simmel che per le posizioni espresse risulta ancora rilevante per comprendere il discorso dell’epoca. Nella critica internazionale Marianne Weber viene ormai collocata tra le “madri” dimenticate dal canone tradizionale della storia della sociologia, insieme ad altre come Hariette Martineau, Jane Adams e Beatrice Webb. Resta ancora molto lavoro scientifico e culturale da fare per riportare alla luce il contributo di queste donne alla formazione della disciplina, riconsiderando la tradizionale storia della sociologia novecentesca. Del lavoro di Marianne Weber non è stato tradotto molto in italiano, segnalo però il piccolo, ma utile, libro uscito di recente: La donna e la cultura: questione femminile e partecipazione pubblica, collana «Classici della sociologia» (Armando, 2018) a cura di Barbara Grüning che scrive anche l’introduzione, soffermandosi sul contributo alla formazione di una cultura femminile. La Grüning presenta questo lavoro in una video-intervista a Radio Radicale con Giuseppe Di Leo (14 maggio 2018).

domenica 29 marzo 2020

Il progetto dell’opera completa di Weber

Risorse. A Monaco, presso l’Accademia bavarese delle scienze naturali e umanistiche (Bayerische Akademie der Wissenschaften) è in corso il progetto della raccolta delle opere complete di Max Weber: il Max Weber-Gesamtausgabe (MWG). L’iniziativa comincia ufficialmente nel dicembre del 1975, dopo un paio d’anni di progettazione per iniziativa degli studiosi Horst Baier, Wolfgang J. Mommsen e Johannes Winckelmann, ai quali si sono poi aggiunti M. Rainer Lepsius e Wolfgang Schluchter che, insieme, rappresentano il nucleo scientifico fondamentale per la nascita del progetto MWG. Il progetto si realizza attraverso un’accordo istituzionale tra la Commissione per la storia sociale ed economica (Kommission für Sozial- und Wirtschaftsgeschichte) e l’Accademia bavarese delle scienze naturali e umanistiche (Bayerischen Akademie der Wissenschaften), con uno stabile sostegno finanziario sia dello Stato federale, sia di quello della Bavaria. La pubblicazione delle opere, cominciata nel 1984, è realizzata dall’importate editore tedesco J. C. B. Mohr (Paul Siebeck) di Tübingen, specializzato nelle pubblicazioni scientifiche nell’ambito delle scienze umane e sociali e attualmente conta 52 volumi, divisi tra le tre sezioni: «I. Opere e Conferenze», «II. Lettere» e «III. Lezioni e trascrizioni di lezioni». L’attività in corso – che ha portato alla creazione del principale centro di documentazione mondiale su Max Weber – contribuisce autorevolmente alla interpretazione critica dell’opera weberiana su scala mondiale. In Italia, al di là della cerchia degli studiosi specialistici, il lavoro del MWG è arrivato soprattutto grazie all’iniziativa editoriale di Donzelli della riedizione di «Economia e società», sulla base della nuova edizione critica di MWG. L’editore nella presentazione dell’opera richiama l’importanza della traduzione della nuova edizione:
«Max Weber (Erfurt 1864 - Monaco 1920) è stato uno dei padri fondatori della sociologia moderna e della scienza politica. Quando morì improvvisamente nel giugno del 1920, Weber lasciò sulla sua scrivania un’enorme mole di manoscritti. La moglie Marianne si affrettò a pubblicare tutti i materiali ritrovati assieme a testi già editi in un’unica opera dal titolo Economia e società, destinata a diventare – nelle sue intenzioni – il «capolavoro» di Weber. Fu quello, invece, l’inizio di una storia editoriale complessa e controversa, che nei decenni ha visto succedersi ben cinque edizioni. Dal 1999 al 2010, l’edizione completa delle opere di Weber ha approntato una sistemazione del testo sulla base dei documenti del lascito che rende giustizia alla complessità della sua genesi. Organizzata in cinque tomi indipendenti – Comunità, Comunità religiose, Diritto, Dominio, La città –, l’edizione storico-critica di Economia e società restituisce finalmente al lettore i testi nella loro versione originaria e più vicina alle intenzioni dell’autore. La nuova traduzione di Massimo Palma, a distanza di mezzo secolo dalla prima, rinnova sensibilmente il lessico weberiano in Italia.»
Per approfondire si veda anche l’articolo-intervista Max Weber oggi. Dal laboratorio della Gesamtausgabe alla sua ricezione mondiale. Intervista a Edith Hanke a cura di Mirko Alagna e Annamaria Vassalle (Società Mutamento Politica, vol. 5, n. 9, 2014, pp. 293-302).

venerdì 27 marzo 2020

Il sistema totemico in Australia

Approfondimenti. Il contributo più importante della matura elaborazione di Émile Durkheim è quello dato alla sociologia della religione e alla teoria della conoscenza nel libro Les formes élémentaires de la vie religieuse: le système totémique en Australie (Felix Alcan, Paris, 1912). In questo volume, particolarmente originale e ambizioso, Durkheim parte dalle forme religiose più semplici e primitive – il sistema totemico in Australia – per elaborare una teoria generale della religione, considerata come una trasfigurazione della società stessa. L'origine prima del totemismo è il riconoscimento del «sacro» che, a sua volta, è una forza tratta dalla collettività stessa e superiore a tutti gli individui. Nel libro si ritrovano essenzialmente tre ambiti tematici: 1) un'analisi particolareggiata del sistema dei clan o del totemismo presso delle tribù australiane, 2) una teoria sull'essenza della religione, partendo da un caso particolare che si suppone rivelatore di quel che è essenziale in tutti i fenomeni dello stesso genere, 3) un'introduzione alla sociologia della conoscenza che mette in gioco le rappresentazioni collettive. In questo percorso viene spiegata la sacralità del collettivo, la rilevanza di simboli e riti e il funzionamento dei momenti cerimoniali e di “effervescenza collettiva”.

Venendo all’Italia, questo libro di Durkheim ha cominciato ad avere una certa circolazione tra gli studiosi italiani dopo la prima traduzione del 1963, con Edizioni di Comunità: sulla ricezione successiva, si può consultare il breve articolo di Massimiliano Guareschi, Forme elementari della vita religiosa (PDF, «Il Manifesto», 3 dicembre 2013), scritto in occasione della ristampa con Mimesis della seconda edizione italiana nel 2013, curata dal compianto Massimo Rosati (per Meltemi, nel 2005). Un più complesso approfondimento scientifico che attualizza le tesi di Durkheim espresse in questo libro si possono leggere, in inglese, negli articoli della sezione monografica A century after Durkheim's. Les formes élémentaires de la vie religieuse (a cura di Gianmarco Navarini) del fascicolo 2 del 2012 della rivista «Etnografia e ricerca qualitativa», pubblicati in occasione del centenario del libro.

giovedì 26 marzo 2020

Divorzio e suicidio nelle società borghesi del XIX secolo

Nota. Nelle analisi statistiche del suicidio anomico Émile Durkheim nel libro Il suicidio osserva che l’instabilità matrimoniale, statisticamente rilevata con l’incidenza percentuale dei divorzi, incide sull’andamento dei tassi di suicidio, ma in maniera diversa per maschi e femmine: l’aumento dei divorzi è associato a più elevati tassi di suicidio tra i maschi divorziati, mentre per le femmine accade l’inverso. Secondo Durkheim ciò è dovuto al fatto che nelle società borghesi moderne nel matrimonio l’uomo trova equilibrio e disciplina, ma anche – grazie alla tolleranza dei costumi, in particolare alla tolleranza verso l’infedeltà coniugale – vi conserva una certa libertà; la donna trova, invece, vi trova più disciplina che libertà. È per queste ragioni che l'uomo divorziato ricade nell'indisciplina, nello scompenso tra desideri e soddisfazione, mentre la donna divorziata beneficia di un'accresciuta libertà che compensa in parte la perdita della protezione familiare. Su questo tema segnaliamo anche il breve articolo del 1906 sul divorzio consensuale Le divorce par consentement mutuel, pubblicato in italiano nel 2009 – Il divorzio consensuale – a cura di Silvia Fornari che nell’introduzione dà conto anche del contributo di Durkheim alla sociologia della famiglia.

martedì 24 marzo 2020

«Il Suicidio» di Durkheim e l’analisi multivariata

Letture. Lo studio Il suicidio di Émile Durkheim rappresenta una tappa importante della storia del pensiero sociologico anche dal punto di vista metodologico e della sperimentazione delle tecniche di ricerca sociale. La ricerca di Durkheim, infatti, utilizza come base empirica dati secondari, le statistiche sui suicidi – o, più precisamente, i tassi di suicidio – sfruttando il processo di costruzione della statistica ufficiale pubblica all’interno della formazione dello Stato moderno. D’altra parte, nella seconda metà dell’Ottocento la statistica era stata adottata dalla psichiatria anche nello studio dei cosiddetti «fatti morali», si veda ad esempio lo studio del 1879 dello psichiatra italiano Enrico Morselli: Il suicidio: saggio di statistica morale comparata (Milano, Edizioni Fratelli Dumolard - scaricabile in Ebook). Queste statistiche vengono sottoposte ad analisi multivariata, una modalità che viene discussa in un interessante articolo di approfondimento – che suggeriamo di leggere – di Ivana Acocella e Erika Cellini dal titolo «Il Suicidio di Émile Durkheim: un esempio di analisi multivariata» (Quaderni di sociologia, n. 55, 2011, pp. 161-184). Sui limiti tecnici della ricerca sul suicidio di Durkheim esiste una lunga bibliografia critica che inizia con la pubblicazione stessa della ricerca. Su questa critica Raymond Aron, nel suo volume Le tappe del pensiero sociologico (Mondadori, 1989, vedi in particolare le pp. 319-321) ha selezionato alcuni aspetti importanti.  (1) Il primo, risale alle critiche di A. Delmas, e riguarda il valore delle statistiche: numero ristretto di casi a cui fanno riferimento le statistiche che riducono la validità delle correlazioni, ambiguità della registrazione dei casi di suicidio poiché per molti di questi sono soggetti terzi a dichiarare che si è trattato di suicidio, assenza della trattazione dei tentativi di suicidio non riusciti. (2) Il secondo, risale agli studi di M. Halbwachs, e riguarda la robustezza delle correlazioni sulle quali si basano le argomentazioni di Durkheim, poiché si tratta di risultati contestabili in quanto non è dimostrato l’inesistenza di altri fattori differenziali nei casi confrontati. (3) Il terzo riguarda la relazione tra l'interpretazione sociologica e quella psicologica, poiché se quest’ultima sottolinea che molte persone che si uccidono hanno un carattere nevropatico – cosa che anche i sociologi non negano – Durkheim ribadisce che non tutti i nevrotici si uccidono, perché il tasso di suicidio non dipende da caratteri individuali, ma da circostanze sociali.

lunedì 23 marzo 2020

La rivista dei durkheimiani

Rivista. Tra le diverse iniziative scientifiche rilevanti promosse da Émile Durkheim, la fondazione di una rivista disciplinare per la sociologia è certamente una delle più importanti. La rivista è L’Année Sociologique, pubblicata annualmente, con l’editore Felix Alcan, a partire dal 1898. Si tratta di un’attività importante per il riconoscimento scientifico della sociologia, per la sua istituzionalizzazione accademica e per il consolidamento di una scuola sociologica, quella della “tribù” dei durkheimiani. La rivista è oggi ancora attiva: è un periodico scientifico semestrale pubblicato da Presses Universitaires de France e gli indici dei fascicoli possono essere consultati in rete nelle pagine de L’Année sociologique. Negli oltre centoventi anni di vita, però, la rivista ha attraversato diversi cicli editoriali. La prima serie esce dal 1898 al 1924 con cadenza annuale, fatta eccezione alcuni fascicoli biennali e l’interruzione durante la prima guerra mondiale. Questi fascicoli, digitalizzati, sono quasi tutti disponibili in versione originale sulla piattaforma Gallica. Tra il 1934 e il 1942 la rivista cambia nome ed esce come Annales sociologiques e divisi in cinque serie tematiche parallele (Sociologia generale; Morfologia sociale; Sociologia economica; Sociologia giuridica e morale; Sociologia della religione). L’Année Sociologique ritorna alla sua testata originale nel secondo dopoguerra, con l’attuale editore PUF, che avvia la seconda serie nel 1940. La rivista passa dal volume unico annuale ai due fascicoli semestrali nel 1995 con il numero 45. Oggi il panorama delle riviste scientifiche di sociologia in Francia è molto più articolato e intrecciato con le pubblicazioni internazionali, prevalentemente in lingua inglese, quindi L’Année non ha più il significato che aveva alle origini, ma resta immutato il contributo storico dato alla formazione e al consolidamento della sociologia francese come disciplina scientifica e accademica. Sulle vicende della rivista, ma più in generale della scuola durkheimiana è utile consultare il libro di Stefano Alpini «La sociologia "repubblicana" francese. Emile Durkheim e i durkheimiani» (FrancoAngeli, 2004). Per chi legge il francese, è interessante l’articolo di Philippe Besnard «La formation de l'équipe de l'Année sociologique» (Revue Française de Sociologie, 1979,  20(1)  pp. 7-31).

domenica 22 marzo 2020

Durkheim: l’opera originale in rete

Risorse. Larga parte dell’opera originale di Émile Durkheim è oggi disponibile in rete e consultabile liberamente. Per il nostro corso, ci siamo limitati a considerare alcuni dei libri principali, utili a ricostruire alcuni aspetti essenziali – e oggi ancora vitali – del contributo di Durkheim alla teoria sociologica. Si tratta, come prima cosa, del volume metodologico Le regole del metodo sociologico (Les règles de la méthode sociologique, 1895). E poi i tre studi principali: La divisione del lavoro sociale (De la division du travail social, 1893), Il suicidio (Le Suicide, 1897) e Le forme elementari della vita religiosa (Les formes élémentaires de la vie religieuse, 1912). Questi quattro libri sono disponibili, digitalizzati, nella piattaforma della Biblioteca Nazionale di Francia «Gallica» a cui rimandano i link. Per il resto della produzione scientifica di Durkheim, sempre in lingua originale e in digitale, si rimanda alle pagine che il sito Les Classiques des sciences sociales (Univerité du Québec à Chicoutini – UQAC) dedica al nostro autore.

sabato 21 marzo 2020

La voce del maestro

Risorse. Il 27 maggio del 1913, all’Università La Sorbonne di Parigi, il professore Émile Durkheim, titolare della cattedra che per la prima volta è di «Sociologia», registra un audio in cui spiega il suo punto di vista sui “giudizi di valore”, prendendo spunto dalla comunicazione Jugements de valeur et jugements de réalité che aveva tenuto il 6 aprile del 1911 al Congresso internazionale di Filosofia di Bologna. L’audio di questo discorso – Des jugements de valeur – viene inserito in Archives de la parole dell’Université de Paris, opera in più dischi che raccoglie brevi discorsi di docenti de La Sorbonne nel quadriennio anni 1911-1914, cioè fino all’inizio della Prima guerra mondiale. Oggi l’audio di Durkheim è disponibile in rete, grazie al meritorio lavoro che da tempo sta facendo la Biblioteca Nazionale di Francia attraverso la sua piattaforma Gallica. La traccia audio dura 2’37’’, la qualità è limitata, bisogna avere un buon orecchio oltre alla conoscenza del francese, ma vale la pena impiegare qualche minuto per un maestro fondatore della disciplina.

venerdì 20 marzo 2020

Una rivista per il marxismo in Italia

Fonti. Uno dei laboratori del pensiero marxista in Italia è stata la rivista Critica Marxista. Fondata su iniziativa del Partito Comunista Italiano (PCI) nel 1963, ha rappresentato la sede per l’elaborazione teorica su Marx e il comunismo degli intellettuali militanti nel Partito e, più in generale, ha dato una certa prospettiva sulla cultura politica della sinistra italiana. Questa esperienza editoriale è strettamente legata alle vicende politiche del PCI e si è conclusa nel 1992, quando però riparte senza soluzione di continuità, edita da Dedalo, come «Critica Marxista. Nuova serie». Dal primo numero del 2017 è passata all’editore Ediesse che ne ha rinnovato la veste grafica. Per farsi un’idea del dibattito che ospita attualmente la rivista è utile una breve lettura: suggerisco l’articolo di Aldo Tortorella - direttore della Rivista - dal titolo «I ritorni di Marx» (formato PDF), pubblicato nel fascicolo 5 del 2015, nella sezione «Riletture per capire il presente». Si tratta dell’introduzione al convegno che ha lo stesso titolo dell’articolo, organizzato dalla Fondazione Luigi Longo e dalla rivista Critica marxista ad Alessandria, nei giorni 22-24 ottobre 2015.

giovedì 19 marzo 2020

L’inchiesta operaia di Marx

Letture. Nel 1880, su richiesta del Partito Operaio Francese (POF), Marx prepara un questionario per un’inchiesta sulle condizioni di lavoro e di vita degli operai francesi. Si tratta di uno scritto breve, ma molto significativo perché fornisce alcune indicazioni utili per orientare la ricerca di campo. L’inchiesta per Marx è lo strumento specifico con cui realizzare il ritorno “alle cose stesse” che fa del metodo materialistico marxiano una scienza sociale moderna. Lo strumento di rilevazione, composto da 100 domande divise in quattro sezioni (I. Luoghi di lavoro; II. Tempi e modalità dell’attività lavorativa; III. Condizioni contrattuali e salariali; IV. Forme di organizzazione e rappresentanza) e accompagnato da brevi indicazioni metodologiche. L’inchiesta si propone l’obiettivo di comprendere il mondo per cambiarlo, attraverso un’operazione di svelamento realizzabile partendo dal sapere operaio: soltanto i lavoratori possono descrivere – con piena cognizione di causa – i mali che li colpiscono. Marx pensa all’inchiesta come strumento di conoscenza e di lotta, infatti, per lui l’indagine avrebbe potuto far emergere delle istante rivendicative sindacali su cui stimolare la lotta operaia, sindacale e politica. Il testo è stato recentemente ripubblicato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e messo a disposizione gratuitamente in rete: Sul campo. L’inchiesta operaia di Marx: comprendere il mondo per cambiarlo (PDF), a cura di Riccardo Emilio Chesta che firma anche un’interessante introduzione dal titolo «Classico dell’epistemologia politica? Storia e attualità de l’Inchiesta operaia di Marx».

mercoledì 18 marzo 2020

Marx riflette su Ludwig Feuerbach

Approfondimenti. Una lettura di prima mano di Marx, breve ma significativa, è quella delle «Tesi su Feuerbach di Karl Marx» che suggerisco caldamente. Si tratta di brevi appunti di studio che Marx scrive per sé - nel 1854 - e che soltanto dopo furono pubblicate da Friedrich Engels nel 1888 in appendice ad un suo testo dal titolo «Ludovico Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca» (PDF, scaricabile). Si tratta di note utili a capire il percorso che Marx sviluppa con la sua ricerca, partendo dal pensiero idealista di Hegel, studiando la posizione materiaista di Feuerbach, per poi superare entrambi con una sua originale impostazione materialistica. Si trovano in queste note, organizzate in 11 tesi, alcuni elementi fondativi del pensiero marxiano, tra i quali la concezione i “materialismo storico” e quello di “prassi rivoluzionaria”. Un utile commento da integrare alla lettura delle “Tesi” è quello di Marco Apolloni in Filosofico.net. Buona lettura!

lunedì 16 marzo 2020

Il giovane Marx al cinema

Risorse. In occasione del bicentenario della nascita di Karl Marx, ai numerosi libri pubblicati si sono aggiunte produzioni teatrali, televisive e un bel film uscito in Italia nella primavera del 2018: Il giovane Karl Marx, diretto da Raoul Peck (titolo originale: Le jeune Karl Marx, 2017). Un film, ben fatto, godibile, che si presta ad una visione anche didattica, per immergersi nel contesto storico e nelle relazioni intellettuali e politiche in cui Karl Marx e Friedrich Engels vivono e sviluppano le loro idee negli anni Quaranta dell’Ottocento fino al 1848, l’anno in cui viene stampato Il Manifesto del Partito Comunista. Per una visione in lingua originale al momento si può guardare il film in Vimeo. Una precedente produzione cinematografica era stata dedicata alle vicende del giovane Marx in un film a puntate promosso dall’URSS e dalla RDT a fine anni Settanta e trasmesso nel 1980. Si tratta di oltre sette ore di video che al momento possono essere viste in lingua originale in YouTube. Un film di propaganda che va guardato con questa consapevolezza. Una visione difficile, anzi impossibile se non si conosce la lingua, ma utile da visionare per qualche minuto qua e là per guardare le ricostruzioni storiche e immergersi in un immaginario lontano, sicuramente molto distante da quello del recente film di Raoul Peck.

Nel 2019 una produzione cinese ha pubblicato una animated web series sulla gioventù di Karl Marx: The Leader (una stazione di 7 episodi) che si trovano in rete su YouTube, con sottotitoli in varie lingue, ma non in italiano. Si veda ad esempio questo link: The Leader: Karl Marx (2019) Anime completo. Su questo prodotto, il 24 gennaio 2019, RepTV scrive: «Karl Marx in versione fascinosa: svolta nel cartoon cinese per conquistare i giovani - Scordatevi la folta barba bianca e il piglio accigliato da studioso. Karl Marx è un fascinoso giovanotto con il ciuffo ribelle e gli occhi azzurri. O almeno così lo hanno disegnato i cinesi per la serie animata “The leader”, pensata con approvazione della propaganda per avvicinare i più giovani a vita, peripezie e teorie dell’autore del Manifesto comunista. Il cartone sarà disponibile fra qualche giorno, ma sulla piattaforma di streaming Bilibili è già uscito il trailer».

domenica 15 marzo 2020

Marx giornalista

Libri. Tra il 1851 e il 1862, Marx prova a guadagnarsi da vivere facendo il giornalista, più precisamente il corrispondente da Londra per il New York Tribune. Marx aveva scritto per periodici fin dalla gioventù, ma per un pubblico colto e molto ristretto quale era quello della «Gazzetta renana» o gli «Annali franco-tedeschi». Questa esperienza è invece completamente diversa. Si tratta di un’attività lavorativa che Marx non amava particolarmente, anche perché lo allontanava dai suoi interessi principali di studio e di scrittura. Lo faceva per necessità economica e, però, gli riusciva decisamente bene. La letture dei suoi contributi provano una capacità non comune di raccontare e analizzare le contingenze politiche, economiche e militari dell’epoca. Per farsi un’idea precisa della produzione giornalistica di Marx si può consultare un agile ebook dal titolo «Dal nostro corrispondente a Londra. Karl Marx giornalista per la New York Tribune» a cura e tradotto da Giordano Vintaloro (Corpo60, 2014 [seconda edizione 2016]), che contiene una selezione di articoli tradotti in Italiano con testo originale inglese a fronte.

Per presentare il volume, l’Editore scrive:
«Quanti sanno che Karl Marx ha scritto per gli Yankee? Eppure i pezzi per la New York Daily Tribune hanno rappresentato il suo pane quotidiano per più di dieci anni. Una raccolta inedita di articoli scritti tra il 1852 e il 1861, gli stessi anni in cui Marx elaborava Il Capitale, che nella lucida e ironica analisi del padre del marxismo ci forniscono una chiave di lettura sorprendentemente efficace del presente. Dalla Cina al vicino Oriente, dalla Crimea all’India, dalla finanza alla politica al traffico internazionale di stupefacenti, Marx non cessa di stupirci.»

sabato 14 marzo 2020

MEGA Project

Risorse.  Circa un secolo fa è cominciata la sfida di ricostruire un’edizione storico-critica completa delle opere di Karl Marx e Friedrich Engels, lavorando soprattutto sulla raccolta, ricostruzione e interpretazione dei manoscritti. L’avventura del Marx-Engels Gesamtausgabe – per gli specialisti semplicemente progetto MEGA – comincia negli anni ’20 del Novecento in URSS presso l’istituto Marx-Engels sotto la direzione scientifica di David Borisoviç. Quest’ultimo viene eliminato per motivi politici e il progetto si ferma dopo aver portato alla pubblicazione soltanto una parte dell’opera (MEGA 1). Il progetto riparte negli anni Sessanta (MEGA 2) e ha una sua storia politico-intellettuale che si intreccia con quella del blocco sovietico, ricostruita in un breve resoconto – tradotto qui in italiano – a opera dell’Istituto Internazionale di Storia Sociale (IISG) di Amsterdam. Questo Istituto ha promosso la creazione della Fondazione Internazionale Marx Engels (IMES) che dal 1990 coordina 4 importanti istituti di ricerca, assumendo la responsabilità scientifica del progetto: Istituto Internazionale di Storia Sociale di Amsterdam; Accademia delle Scienze di Berlino e del Brandeburgo; Istituto di Ricerca Sociale della Fondazione Friedrich Ebert di Bonn; Archivio di Stato Russo per la Storia Politica e Sociale. In rete, tuttavia, è possibile trovare molte raccolte delle opere di Marx e Engels tradotte in diverse lingue. Si veda ad esempio per l’italiano la pagina dell’Archivio Internet Marx-Engels in marxist.org dove è possibile consultare bibliografie, indici e diverse opere tradotte e organizzate cronologicamente. La sezione Marxismo nel sito criticamente.com in cui si possono consultare le opere e diversi link ad altre fonti in rete. La Biblioteca Multimediale Marxista che raccoglie diversi materiali sullo sviluppo del marxismo. E ancora la Biblioteca Digitale Mels a cura del Centro di Cultura e Documentazione popolare.

venerdì 13 marzo 2020

Comte: per saperne di più

Nota bibliografica. Per approfondire il pensiero di Auguste Comte è disponibile una bibliografia molto vasta e con una lunga tradizione di studi critici che inizia già alla fine del XIX secolo con le monografie dei suoi più autorevoli sostenitori: E. LittréComte et la philosophie positive (Paris, 1863) e J.S. Mill, Auguste Comte and Positivism (London 1865), seguite dal lavoro classico di L. Lévi-Bruhl, La philosophie de Auguste Comte (Paris, 1900). Tuttavia, tralasciando la storia della critica, dovendo scegliere con parsimonia un numero limitati di testi per approfondire il pensiero di Comte, possiamo qui richiamare come opera di riferimento internazionale quella di Mary Pickering in tre volumi Auguste Comte: An Intellectual Biography (Cambridge, 1993); mentre in lingua italiana si può consultare la monografia introduttiva di Antimo Negri, Introduzione a Comte (Bari, 1983), la brillante introduzione di Franco Ferrarotti alla traduzione italiana del Corso di filosofia positiva di Comte (Torino, 1967) e il più didattico capitolo che Raymond Aron scrive in Le tappe del pensiero sociologico (Milano, 1987).

giovedì 12 marzo 2020

Un filosofo nella casa dei pazzi

Letture. Auguste Comte è entrato anche nella storia della psichiatria, ma lo ha fatto da caso clinico. Nella primavera del 1826, infatti, Comte ventottenne ha da poco iniziato le lezioni del Corso di filosofia positiva, quando dopo appena tre lezioni viene colpito da una grave crisi nervosa. Viene per questo ricoverato nella Maison de Santé (Casa di cura psichiatrica) del noto dottor Esquirol, tra quelli che partecipano alla fondazione della psichiatria moderna. La diagnosi per Comte è una forma particolare di monomania: la megalomania o delirio di grandezza. Dopo poco più di sette mesi, Comte lascia la casa di cura, anche se dichiarato “non guéri” (non guarito), e provvede da solo al suo processo di rigenerazione e di guarigione. Intanto, tornato a Parigi, tenta subito il suicidio gettandosi nella Senna. Dà conto lui stesso della sua malattia e dell’esperienza nella casa di cura nella “prefazione personale” del sesto volume del Corso di filosofia positiva e ancora nell’appendice al quarto volume di Sistema di politica positiva, esprimendo valutazioni critiche sull’operato di Esquirol. Al contrario, Comte non figura mai tra i casi clinici presentati nella produzione scritta di Esquirol. Comte contesta il metodo terapeutico subito, il “trattamento morale”, che praticamente consiste in sanguisughe, salassi, docce e bagni freddi: questo metodo è diretto soltanto alla parte animale dell’uomo - sostiene Comte - è trascura la parte intellettuale e affettiva. Al di là degli aspetti terapeutici si tratta di un caso clinico che richiama uno dei dibattiti all’origine della psichiatria - di cui si dà conto nel libro di Mario Galzigna La malattia morale (Marsilio, Venezia 1992) - che ha una forte connessione con il contesto storico-sociale dell’epoca e con la preoccupazione per le condizioni alla base dell’ordine sociale e, all’opposto, delle rivoluzioni. A queste preoccupazioni si riconnettono gli studi su «monomania di orgoglio» e «delirio di grandezza», nel confronto su casi clinici di «rigeneratori dell’umanità» e «mostri dell’ordine morale».

Per approfondire consulta/scarica (file PDF):
«Un filosofo nella casa dei pazzi» di Mario Galzigna
[capitolo 5 del libro La malattia morale. Alle origini della psichiatria moderna, Marsilio, Venezia 1992, pp. 181-198.]

Bandiera verde contro bandiera rossa

Letture. Oltre a uomo di pensiero Auguste Comte fu anche uomo d’azione. Un’esperienza rilevante in questo senso è la fondazione della Société positiviste nel marzo del 1848. L’associazione, di matrice politico-culturale, si dà lo scopo di diffondere il pensiero positivista attraverso l’istruzione del popolo, preparando così un nuovo ordine morale necessario per l’evoluzione della società allo stadio positivo. Sull’esperienza di Comte nell’avvio della società positivista si suggerisce la consultazione del libro di Mirella Larizza Lolli, Bandiera verde contro bandiera rossa (il Mulino, Bologna, 1999) (qui una brevissima recensione di Cristina Cassina). Sulla scorta anche di questo studio possiamo ribadire alcune idee discusse nel corso. (1) La prima, l’unitarietà del pensiero di Comte che sottolinea le continuità tra le diverse fasi che attraversa l’evoluzione della sua elaborazione, così come sostenuto dai positivisti comtiani ortodossi. (2) La seconda riguarda il rapporto tra la scienza e la politica, cioè l’idea che la scienza sviluppa teorie con il fine di svolgere un ruolo di utilità concreta per il miglioramento della condizione umana, secondo il motto: «Savoir pour prévoir et prévoir pour pouvoir». Il positivismo rappresenta una delle due anime (la “verde”) del repubblicanesimo francese, in contrapposizione all’altra socialista (la “rossa”). Sulle diverse prospettiva politiche in campo si suggerisce la lettura del libro di Frank E. Manuel I profeti di Parigi (il Mulino, Bologna, 1979, ed. orig. 1962) (qui una breve recensione di Girolamo Imbruglia). Pur segnato da conservatorismo sociale, il positivismo tenta – attraverso l’opera di volgarizzazione di Comte – un radicamento più esteso nella società, per questo Comte cambia anche i codici espressivi (il linguaggio del cuore, il linguaggio dei simboli e il linguaggio della religione) rendendoli adatti al nuovo pubblico di proletari e di donne, cioè delle masse illetterate che si erano imposte con i movimenti rivoluzionari al centro della storia francese. In questo processo, la fondazione della Société è una tappa fondamentale di un percorso che passa attraverso l’elaborazione dell’opera Système de politique positive e l’istituzione della «Religione dell’Umanità». (3) Terza, riguarda proprio l’approdo alla nuova religione che è una diretta conseguenza del pensiero di Comte sul tema. Il corpo sociale, infatti, per Comte è tenuto insieme da legami di tipo spirituali che sono radicati principalmente nel linguaggio e nella religione. Quest’ultima – intesa come composto di sistema di credenze comuni e pratiche di culto – offre una direttiva comune e legittima gli imperativi dell’autorità: ogni governo - parafrasando Comte - suppone una religione per consacrare e regolare il comando e l’obbedienza.

mercoledì 11 marzo 2020

Comte contro l’empirismo ingenuo

Metodo. L’idea di «sociologia» di Auguste Comte si basa sull’assunto che la società, come il resto del cosmo, è soggetta a leggi fondamentali che possono essere studiate scientificamente. Costruire una scienza sociale significa quindi sottomettere la conoscenza sulla società alla prova del metodo scientifico. Quest’ultimo per Comte consiste nella combinazione conveniente di ragionamento e osservazione, ovvero di teoria e osservazione empirica in stretto rapporto circolare. Comte esplicita la sua posizione contro un empirismo ingenuo, sottolineando che si osservano specifici fatti in relazione a una teoria preliminare, mettendo in relazione un fatto sociale con un altro fatto sociale sempre per mezzo di una teoria preesistente: la ragione guida l’osservazione e i fatti osservati alimentano il ragionamento. D’altra parte - anticipando molte riflessioni che matureranno circa mezzo secolo dopo - in Comte si ritrova l’idea del carattere relativo delle concezioni scientifiche, vale a dire che le leggi dei fenomeni sono relative al sistema di osservazione. Comte osserva che la realtà non può essere mai perfettamente rilevata, ma che la scienza consiste in un processo continuo di speculazione subordinato al perfezionamento graduale dell’osservazione.

Il termine «positivo» in Comte

Positivismo. Il senso del termine «positivo» che si ritrova negli scritti di Comte non è quello in uso nel linguaggio comune. Poiché si tratta di una questione basilare del pensiero di Comte, come di tutto il «positivismo», è utile specificare quanto più chiaramente possibile il significato del termine. A questo fine riprendiamo quanto scritto nel Dizionario Storico dell’Enciclopedia Treccani alla voce «positivismo» con riferimento a Comte che elenca le accezioni del termine positivo:
«La prima accezione è quella di reale, in opposizione a chimerico; con questo si indica il volgersi della nuova filosofia a ricerche accessibili all’intelligenza umana, con esclusione delle questioni metafisiche di cui si occupava la filosofia anteriore. La seconda accezione è quella di utile, in contrapposizione a ozioso; indica cioè il carattere pragmatico della nuova filosofia, rivolta al miglioramento della condizione dei singoli e della società. In una terza accezione il termine indica l’opposizione tra certezza e indecisione, ossia l’attitudine della filosofia positiva a costituire «l’armonia logica nell’individuo e la comunione spirituale nella specie», in luogo di perseguire i continui dubbi delle filosofie precedenti. Una quarta accezione è quella di preciso in contrapposizione a vago, e designa la tendenza della filosofia positiva a raggiungere il grado di precisione compatibile con la natura dei fenomeni e con l’esigenza dei nostri bisogni, mentre la vecchia filosofia conduceva a nozioni vaghe che potevano diventare patrimonio comune attraverso una disciplina imposta e fondata su un’autorità soprannaturale. La quinta accezione contrappone il positivo al negativo, sottolineando come filosofia positiva non abbia il compito di distruggere ma di organizzare

martedì 10 marzo 2020

Opere di Comte: fonti in rete

Fonti. La vasta opera di Auguste Comte - escludendo la corrispondenza privata e gli scritti diretti a organizzare la Chiesa positivista - può essere ricondotta a tre principali gruppi di testi rilevanti per la teoria sociale. Il primo gruppo è quello in cui possiamo raggruppare gli scritti giovanili, pubblicati durante gli anni nei quali Comte lavora come segretario di Henri de Saint-Simon, dal 1817 al 1824, influenzandosi reciprocamente. Il secondo gruppo è rappresentato dalla grande opera in sei volumi Cours de philosophie positive, pubblicata dal 1830 al 1842 con l’editore Bachelier, in cui si ritrova, tra l’altro, l’elaborazione teorica sulla scala gerarchica delle scienze in cui viene collocata la nuova ‘scienza della società’. Mentre il terzo gruppo è quello dell’opera in quattro volumi Système de politique positive, ou Traité de sociologie, instituant la religion de l'humanité, pubblicata dal 1852 al 1854, in cui si trovano le elaborazioni sulle leggi del progresso umano, sulla statica e la dinamica sociale. Queste opere, oltre a molti manoscritti, possono essere consultate in rete e scaricate nel sito della Biblioteca Nazionale di Francia «BnF Gallica» a cui rimandano i link aggiunti ai titoli delle opere.