giovedì 9 aprile 2020

Simmel: un nuovo profilo

Letture. Nella ricezione iniziale dell’opera di Georg Simmel in Italia ci sono state alcune interpretazioni che ne hanno trasfigurato sia l’esperienza biografica, sia il contributo intellettuale. Da metà anni Novanta, però, è ricominciato il lavoro di riconsiderazione di queste prime interpretazioni di cui ad esempio dà conto un rapido profilo tracciato da Antonio De Simone nella rivista il Mulino (a LIX, n. 5, 2010, pp. pp. 842-848) (file scaricabile con l’autenticazione con il profilo UniNa), dove si legge in apertura:
“Ci sono uomini, quasi sempre i più grandi, che non si possono facilmente classificare, la cui scrittura non si lascia etichettare o imprigionare negli specialismi disciplinari. Tra loro c’è anche Simmel. Per caratterizzarne la fisionomia intellettuale, c’è chi ancora pochi anni or sono registrava la sua immagine, quale emersa nella storia della ricezione critica sino agli anni Ottanta del Novecento, come quella di «un outsider, un vagabondo di talento, un cultore dell’effimero, un flâneur del saggismo, un inquieto sismografo della modernità, un impressionista del dettaglio, un rabdomante del frammento, un collezionista di prospettive, un nomade della ricerca, il Borges della letteratura sociologica»”.

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