mercoledì 11 marzo 2020

Il termine «positivo» in Comte

Positivismo. Il senso del termine «positivo» che si ritrova negli scritti di Comte non è quello in uso nel linguaggio comune. Poiché si tratta di una questione basilare del pensiero di Comte, come di tutto il «positivismo», è utile specificare quanto più chiaramente possibile il significato del termine. A questo fine riprendiamo quanto scritto nel Dizionario Storico dell’Enciclopedia Treccani alla voce «positivismo» con riferimento a Comte che elenca le accezioni del termine positivo:
«La prima accezione è quella di reale, in opposizione a chimerico; con questo si indica il volgersi della nuova filosofia a ricerche accessibili all’intelligenza umana, con esclusione delle questioni metafisiche di cui si occupava la filosofia anteriore. La seconda accezione è quella di utile, in contrapposizione a ozioso; indica cioè il carattere pragmatico della nuova filosofia, rivolta al miglioramento della condizione dei singoli e della società. In una terza accezione il termine indica l’opposizione tra certezza e indecisione, ossia l’attitudine della filosofia positiva a costituire «l’armonia logica nell’individuo e la comunione spirituale nella specie», in luogo di perseguire i continui dubbi delle filosofie precedenti. Una quarta accezione è quella di preciso in contrapposizione a vago, e designa la tendenza della filosofia positiva a raggiungere il grado di precisione compatibile con la natura dei fenomeni e con l’esigenza dei nostri bisogni, mentre la vecchia filosofia conduceva a nozioni vaghe che potevano diventare patrimonio comune attraverso una disciplina imposta e fondata su un’autorità soprannaturale. La quinta accezione contrappone il positivo al negativo, sottolineando come filosofia positiva non abbia il compito di distruggere ma di organizzare

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