venerdì 28 febbraio 2014

Le trasformazioni della famiglia non standard in Italia nell'ultimo decennio

La famiglia rappresenta un'istituzione sociale fondamentale, ampiamente studiata in sociologica, tanto che esiste un campo di ricerca specialistico: la sociologia della famiglia. Nella letteratura recente è stato evidenziato, tra l'altro, un processo di pluralizzazione delle forme della famiglia che va dalla predominanza della famiglia nucleare moderna a nuove forme di famiglia non standard. Su questo processo si sofferma la relazione "Le trasformazioni della famiglia non standard in Italia nell'ultimo decennio" di Angela De Falco, che si propone di descrivere nel caso italiano la diffusione delle forme di famiglia non standard.


Le trasformazioni della famiglia non standard in Italia nell'ultimo decennio
di Angela De Falco

Per affrontare un tema così complesso come quello della famiglia, in particolare delle trasformazioni avvenute in Italia negli ultimi anni, è necessario partire da alcuni assunti che possano dalla prospettiva sociologica definire l’ambito di questa relazione. In questo lavoro si soffermerà l’attenzione sulle trasformazioni della famiglia e la diffusione delle forme familiari non standard sulla situazione italiana e la sua evoluzione si approfondiscono i motivi sociali e culturali che consentono di comprendere tali cambiamenti.
 La letteratura sociologica evidenzia che la famiglia ha cambiato forma e significato sociale nel tempo. Attualmente il dibattito si sofferma sulla forma delle famiglie moderne a forme plurali di convivenza/aggregati domestici. Se però osserviamo oggi intorno a noi, ci accorgiamo che la famiglia è cambiata rispetto agli anni precedenti. Senz’altro affermiamo che essa ha subito molteplici trasformazioni. La famiglia moderna è quella nucleare, definita in sociologia come una comunità riproduttiva composta da padre, madre e figli nella società moderna. La famiglia nucleare è considerata la più piccola unità sociale e base di una società in cui ha luogo sia la riproduzione sociale, sia quella biologica. Nella cultura occidentale, è la forma più diffusa di famiglia è stata fortemente connessa alla contestuale costituzione di un legame matrimoniale.
 Le forme familiari che si osservano oggi in Italia sono molteplici, infatti quella che viene considerata una “famiglia legale”, cioè costituita da un atto civile, che si presenta ancora come il modello a livello sociale, ha ridotto il suo valore sociale, è meno coercitivo ed è affiancato da ulteriori modelli minoritari che, insieme, hanno acquisito una rilevanza sociale inedita. Si pensi ad esempio alle coppie di fatto cioè coppie non legate dal matrimonio, e che in qualche modo hanno anche dei figli. Le convivenze erano presenti anche in passato ma la differenza è nel significato sociale perché venivano considerate devianti, non legittime. Oggi invece le convivenze sono scelte volontarie. In Italia le coppie di fatto sono in forte aumento si nota, rispetto a dieci anni fa, che si è passato da 500 mila a oltre un milione. Va osservato però, che le convivenze in Italia sono molto più elevate rispetto alle stime istituzionali, in quanto, queste non essendo legate da un atto formale non sono sempre conteggiate, forme più mobili, cambiano con minore energia. Un’altra forma familiare diffusa è la famiglia composta con un solo genitore con prole. Queste famiglie sono formate da madri o padri celibi, da vedove o da divorziati. Nei casi di separazione o di nascita al di fuori del matrimonio, è noto che i figli vengono affidati alle madri. Un incremento di questa forma familiare si è registrata a partire dalla legge sul divorzio nel 1970. In Italia questa forma familiare è molto diffusa, infatti si rilevano circa 5 milioni di persone [Istat 2010], sono diminuite le vedove e i vedovi e sono aumentati i divorzi e i separati. In Italia le famiglie con un solo genitore hanno meno figli rispetto a chi ha una relazione stabile, la maggior parte delle volte è presente un solo figlio anche perché in genere, la presenza dei figli è un deterrente alla rottura coniugale. Le  famiglie con un solo genitore provenienti dalla fine di un’unione coniugale sono più numerosi al Nord e Centro mentre al Sud sono più elevate le quote di vedovi e vedove sono molto presenti. In questi casi è opportuno soffermarsi sulle donne che hanno minor opportunità lavorativa, soprattutto se sono madri. Donne di 35-55 anni che si ritrovano a sostenere ed a mantenere la crescita dei proprio figli con i soli alimenti disposti dal Giudice durante la separazione, altre vivono senza alcun sostegno, senza un reddito mensile, rimediando il necessario per la giornata per sé e per il restante nucleo familiare. I padri hanno una condizione occupazionale relativamente migliore.
 Le famiglie ricomposte invece vengono definite le “ nuove famiglie estese”, indica famiglie che si formano, sono ricomposte e di conseguenza uniscono la propria famiglia con l’altra del nuovo partner. Tali famiglie erano già presenti nel passato, c’erano ad esempio le cosiddette famiglie di seconde nozze, che avevano però caratteristiche diverse dalle attuali famiglie estese. Questa forma familiare, in Italia è meno diffusa rispetto ad altri paesi europei. Le informazioni disponibili sono ancora scarse in quanto gli studiosi si sono occupati di recente di questa forma familiare.  L’Italia, pur rimanendo il paese europeo con la minore incidenza di divorzi, ha visto negli ultimi dieci anni un aumento del 74% dei divorzi e del 57% delle separazioni. Le famiglie ricomposte in Italia sono circa 775 mila; di queste il 59% ha dei figli. Queste famiglie, sono aumentate anche nel Sud Italia, tradizionalmente legati ad una visione tradizionale della famiglia.
 Un'altra direzione di cambiamento è l’aumento delle famiglie uni personali composte da una sola persona, non per forza celibe o nubile. In Italia la maggior parte delle persone sole sono gli anziani. Oggi non è semplice calcolare quante sono le persone che vivono da sole, soprattutto perché nei paesi occidentali è più diffuso e tende a crescere. Si registra che il 55% delle famiglie monopersonali sono costituite da persone con 65 anni. La quota di ultrasessantenni tra le donne sole è pari al 75%. All’opposto il  ritardo dei giovani ad attuare il passaggio all'età adulta e a raggiungere una maggiore autonomia, si accompagna un prolungamento della permanenza nella famiglia d'origine. Principalmente per questo i giovani che vivono da soli in Italia sono meno rispetto ad altri paesi europei.
 Consideriamo, infine, nel nostro lavoro la famiglia mista, alle coppie con diversa cittadinanza, e spesso con diversa cultura. In relazione ai processi migratori le unioni tra italiani e stranieri sono in aumento. Sono soprattutto gli uomini italiani a unirsi con una donna straniera. Esiste una differenza nelle preferenz3e tra maschi e femmine italiane sulla nazionalità, è legata anche alla composizione dei flussi migratori infatti i maschi formano famiglie con donne dell’Est Europa mentre le donne di sposano con albanesi o marocchini. Nelle coppie miste la tipologia più frequente è quella in cui lo sposo è italiano e la sposa è straniera: questo tipo di matrimoni riguarda il 7,2% del totale delle celebrazioni a livello medio nazionale il 10% nel Nord. Le italiane che hanno scelto un partner straniero sono l'1,6% del totale delle spose.
 In sintesi ho riportato ciò che avviene in Italia, ossia il cambiamento della forma familiare avvenuto nell’ultimo decennio. Ci troviamo di fronte a forme familiari non standard che hanno sostituito in parte il nucleo familiare tradizionale.

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