venerdì 16 ottobre 2015

Gruppo sportivo e gestione dei newcomers: un esercizio di rilevazione empirica in una squadra di pallavolo femminile

Nella fisiologia di funzionamento dei gruppi sportivi rientra anche l’ingresso e l’uscita periodica dal gruppo di alcuni componenti. L’avvicendamento tra giocatori, però, non è senza tensioni e conflitti e questo processo ha ripercussioni sulle prestazioni sportive della squadra. Rispetto a questo problema generale di gestione dei gruppi sportivi Ersilia Giusy Cozzolino sviluppa un’osservazione empirica su una squadra di pallavolo femminile. Si propone di comprendere le dinamiche relazionali che si sviluppano con l’ingresso di nuove giocatrici in una squadra di pallavolo in relazione alla coesione del gruppo, applicando gli strumenti teorici della sociologia dei gruppi e della psicologia sociale.

Gruppo sportivo e gestione dei newcomers: un esercizio di rilevazione empirica in una squadra di pallavolo femminile

Molti sociologi hanno prestato attenzione alle dinamiche di gruppo. Tale interesse trova la sua ragione d’essere nell’importanza che assume il gruppo nella mediazione tra individuo e società. L’insediamento di un individuo nella società non avviene in modo solenne, ma attraverso unità intermediarie, nelle quali apprendono il sistema di valori di quella determinata cultura, comprendendone i ruoli, i fini e gli interessi. A queste unità intermediarie si riferisce il concetto di gruppo. Gli esseri umani hanno una predisposizione a cooperare, competere, analizzare, sviluppare idee in un gruppo, poiché essi sono parte fondamentale della struttura sociale. 
Il concetto di gruppo è molto vasto e vi sono altrettante teorie psico - sociologiche che hanno proposto dei principi, definizioni a riguardo. Questo lavoro sui gruppi sociali offre una prospettiva specifica che guarda al gruppo sportivo, utilizzando concetti e teorie della sociologia dei gruppi. Questa relazione si focalizza sullo studio di un piccolo gruppo sportivo, un team femminile di pallavolo. Le problematiche analizzate sono concentrate sulle problematiche riguardanti l’introduzione di nuovi membri (newcomers) all’interno di un gruppo già consolidato, con le possibili conseguenze sul piano dell’unità e della coesione. Queste problematiche di gruppo emerse non sono solo riguardanti team sportivi, anzi possono espandersi relativamente in tutti i campi e gruppi sociali. Anche in un gruppo di lavoro emergono gli stessi principi di cooperazione/competizione, cercando di far emergere le potenzialità individuali, con la collaborazione dei colleghi, al fine di proseguire un obiettivo comune. Certamente non è un fatto raro che proprio le difficoltà di stare in gruppo costituiscano delle perdite di efficienza ed efficacia. Proprio il modello Moreland e Levine (1982) descrive le fasi che un nuovo membro deve perseguire al fine di essere parte integrante del team. Dunque, secondo questo modello, la socializzazione è un processo di negoziazione tra bisogni e aspettative dell’individuo e del gruppo. Nei gruppi sportivi, l’introduzione di nuovi membri può comportare lo sconvolgimento degli equilibri iniziali e delle relazioni esistenti. Il processo d’inizializzazione, ideato da Van Gannep (1920) il quale sviluppa il concetto di rito di passaggio come un rituale che segna il cambiamento dell’individuo da uno status socio -culturale ad un altro. I riti di passaggio permettono di legare l’individuo al gruppo, ma anche di strutturare la vita dell’individuo con tappe precise che permettono la percezione della realtà. Esso è cruciale al fine di gettare le basi per far comprendere ai nuovi membri rituali, status e ruoli, evitando che ci siano conflitti e costruendo una coesione sociale.
È convenuto studiare quest’aspetto della realtà studiando i gruppi in una visione globale, partendo dai rituali d’interazione. Una delle definizioni di gruppo è un insieme di persone che interagiscono, cooperano insieme per uno scopo comune, facendo leva sulla consapevolezza di essere parte di un’unità sociale, in un sistema più complesso. Nella parte iniziale del primo capitolo è stata svolta una rassegna della letteratura micro - sociologica proprio per capire come dall'interazione nascono i rapporti sociali, come da elementi comportamentali anche minimi, si sviluppino i ruoli rispettivi, e come la stessa crea le premesse per ulteriori forme del rapporto. L’interazione sociale si sviluppa con la nascita di un sentimento di appartenenza che stimola la partecipazione e consolida l’unione tra i membri stessi. Questo è definito da Collins (1988) “energia sociale”, la quale sviluppa la solidarietà tra i membri e siano influenzati vicendevolmente. Lo svolgersi delle azioni degli attori sociali dà inizio all’attività sociale ed è modellata dagli incontri, dai rituali che avvengono. L’attività sociale, inoltre, si manifesta ponendo al centro della stessa un simbolo che identifica il gruppo, nella quale è intrinseco di carica emotiva da parte dei soggetti appartenenti a quel gruppo. Il funzionamento del rituale sociale pone al centro un simbolo che racchiude lo spirito del gruppo, come teorizzato da Durkheim. Seguendo la corrente dell’interazionalismo simbolico, nella quale acquistano centralità i processi interpersonali tramite i quali gli individui si rapportano al proprio modo di pensare e scegliere le proprie linee guida. Egli richiama la partecipazione dei rituali nella quale si definiscono l’appartenenza e l’identità collettiva. Goffman, dall’altro canto, pone al centro dell’attività sociale i rituali, i quali attraverso l’interazione trasmettono dei comportamenti, influenzando la realtà. Questi elementi sono socialmente condivisi e concentrano le proprie attenzioni in un oggetto simbolico condiviso, ossia il rituale di interazione. 
Un altro aspetto teorico analizzato è l’approccio drammaturgico elaborato da Goffman, per il quale ogni gruppo sociale oltre alla gerarchia di status, vi è un’altra distinzione, il ruolo. Il ruolo è un insieme di aspettative condivise circa il modo in cui un individuo deve comportarsi rispetto alla posizione che occupa nel gruppo, essi sono entrambi necessari per raggiungere un obiettivo comune. Le stesse nozioni di status e ruolo sono comparabili alla metafora teatrale di Goffman, le quali sono parti da recitare indipendentemente dagli attori che le recitano. Anche se vi sono accordi su come recitare quel ruolo, ogni individuo metterà in pratica la propria recitazione intrinseca di caratteristiche personali. Come ogni ambito sociale ci sono norme, ossia scale di valori che definiscono ciò che è accettabile e ciò che non lo è. Quest’aspetto normativo riguarda tutti i gruppi e consente la conduzione e la riuscita di questi ultimi. Il soggetto che entra le trova già esistenti e deve adeguarsi e rispettarle. Queste non disciplinano solo i comportamenti che i membri devono seguire, ma si estende anche ad altre caratteristiche come il linguaggio, gergo, abbigliamento che potenziano il senso di appartenenza di quel gruppo.
Il secondo capitolo si è focalizzato l’attenzione sulla rassegna della letteratura sui gruppi sportivi. Identificando la squadra sportiva come un gruppo sociale primario, nel quale si costruiscono relazioni tra i membri, suscitando rapporti d’interdipendenza reciproca. Affinché un gruppo sportivo funzioni, i comportamenti debbano essere determinati da norme sociali precedentemente stabilite. Proprio questa caratteristica dello stabilire delle regole, di avere ruoli ben precisi ed accettati, con un obiettivo comune, sono le caratteristiche che distinguono una squadra da un gruppo. Un ruolo centrale della squadra sportiva è la figura dell’allenatore, che può essere considerata anche come una figura di leader. Oltre a trovare delle tattiche che corrispondono alle attitudini fisiche e tattiche del giocatore, l’ allenatore deve inoltre mantenere alto lo spirito di gruppo e il sentimento di coesione. È essenziale che comprenda i ruoli dei giocatori in corrispondenza delle attitudini. La comunicazione in questo campo ha un ruolo cruciale, così da chiarire i ruoli stabiliti, discutendo e scambiando opinione, evitando che si creino dei conflitti. L’allenatore seleziona gli atleti per la propria squadra non scegliendo i migliori giocatori ma atleti che possano adattarsi a ruoli specifici, anche se sono ruoli di sostituti, pronti a soffocare il proprio ego per il bene della squadra. Gli atleti con tale mentalità sono più preziosi rispetto a chi è potenzialmente più forte in campo, poiché consentono un’ulteriore coesione di squadra con un ferrato senso di appartenenza e con un forte desiderio di raggiungere l’obiettivo comune. Lo staff tecnico quando si scelgono giocatori, deve essere consapevole che la scelta di un atleta non passa solo per le capacità tecniche ma che abbia gli stimoli a mettersi in gioco e migliorare, al fine di conseguire gratificazioni e soddisfazioni ed avere un atteggiamento positivo nel conseguire gli obiettivi del gruppo. 
Il terzo capitolo si sofferma sulla relazione che comporta l’entrata di nuovi membri in un gruppo utilizzando il modello micro - sociologico. Usando il modello di socializzazione di Moreland e Levine si descrivere il passaggio degli individui da uno status sociale all’altro, descrivendo i passaggi che i nuovi membri devono superare per integrarsi al gruppo principale, con lo scopo di chiarire i cambiamenti di natura affettiva, cognitiva e comportamentale che i gruppi producono influenzandosi reciprocamente. L’appartenenza al gruppo inizia con la fase di esplorazione, quando l’individuo è solo un aspirante del gruppo (esplorazione). Durante questa fase il gruppo cerca delle persone che sembrino adatte a diffondere contributi per raggiungere l’obiettivo comune (reclutamento) mentre l’individuo cerca a sua volta gruppi che siano adatti soddisfare i propri bisogni primari. Se questi due criteri sono soddisfatti avviene la transazione di ruolo, ossia l’entrata nel gruppo. Nel processo di entrata in un nuovo gruppo, è rilevante lo status del newcomer, il quale deve adottare tecniche di osservazione e adattarsi alle nuove regole per conformarsi al gruppo. Tali cambiamenti potrebbero portare alterazioni delle dinamiche di gruppo proprio per l’influenzabilità reciproca. Vi è inoltre anche rapporto tra le norme del gruppo e i sentimenti che i suoi membri provano l’uno per l’altro. I membri che si conformano alle norme suscitano un sentimento di simpatia e relazioni emotive tra i componenti. Queste simpatie producono dei sottogruppi, i quali producono ulteriori sistemi di norme che li consente di distinguersi da altri sottogruppi. Questi devono essere ben monitorati, al fine di non creare conflitti tra vari sottogruppi che potrebbero intaccare l’obiettivo comune del gruppo principale.
Infine il quarto capitolo presenta un esercizio di rilevazione empirica in cui è analizzata l’introduzione di nuovi elementi all’interno di una squadra sportiva. Sono state costruite ipotesi empiriche intorno, utilizzando la tecnica dell’intervista semistrutturata. Si è cercato, attraverso il racconto, di comprendere il punto di vista sia di chi entrava a far parte di un gruppo nuovo e chi vedeva nuove persone entrare nel proprio spazio sociale. Il rapporto di cooperazione/competizione, oltre quello di visualizzare l’evoluzione e lo sviluppo del gruppo, sottoponendo i newcomers ai passaggi forniti dal modello Moreland e Levine. È stato preferito adoperare questa tecnica per ampliare i campi di interrogazione, di comprendere, attraverso la forma narrativa, quali siano stati i fattori che hanno sviluppato il consolidamento del gruppo. Si è tralasciato alcuni aspetti tecnici come il tono della voce, segni non verbali nel dialogo focalizzando l’attenzione sull’interpretazione del punto di vista del soggetto per avere una visione globale dell’esperienza vissuta. I soggetti dell’esercitazione in questione sono due atlete della squadra di pallavolo femminile Caffè Partenope, due rappresentati dei due gruppi in questione, ossia newcomers e old-timers, a seguito della “campagna acquisti” che avviene per ogni inizio stagione, deve affrontare queste dinamiche. Le domande iniziali erano riferite alle esperienze vissute nelle altre società cercando, inoltre, di rilevare i due punti di vista rispetto alla posizione che occupano all’interno del gruppo.  Si è cercato di rilevare l’esperienza rispetto al gruppo, ossia come i newcomers hanno vissuto come parte di un team. Di affrontare concretamente le fasi del modello di Moreland e Levine, le eventuali problematiche ed infine su come si è diventati parti integranti di un team. Dall’altro campo si cerca di rilevare come gli old-timers hanno interpretato l’introduzione di nuovi membri all’interno del loro spazio sociale.
 Nelle due interviste si possono dedurre dei differenti punti di vista dei due soggetti. Queste discrepanze riguardano le differenti esperienze vissute ed i differenti approcci rispetto al team di base, creando difficoltà per la coesione, favorendo la crescita di sottogruppi con le conseguenti scarsi performance in campo. Oltre a queste dissomiglianze, ci sono degli aspetti in comune come il capro espiatorio, che in questo caso è l’allenatore, al quale vengono criticate scelte, ruoli, gestione e mancata integrazione dei newcomers. In cui le assenze di norme, status, ruoli ben definiti e sottogruppi, il team ha perso di vista l’obiettivo comune con le conseguenti performance in campo. 
Nella maggior parte dei gruppi la coesione avviene in maniera graduale, sviluppando un sentimento di appartenenza. Questi e con il cambio di gestione e dell’allenatore il gruppo si è stretto intorno a sé, evidenziando così il proprio senso di appartenenza al gruppo soprattutto nei momenti di difficoltà (a causa di infortuni vari) ritrovando il gioco vincente e risultati favorevoli.

Bibliografia citata
Amaturo E. (2012) (a cura di), Metodologia della ricerca sociale, UTET, Torino.
Collins R. (1988), The Micro Contribution to Macro Sociology”, Sociological Theory.
Durkheim E. (1883), Sociologia delle religioni, Edizione italiana 1985, Il Mulino, Bologna.
Goffman E. (1959), La vita sociale come rappresentazione, Il Mulino, Bologna.
Goffman E. (1967), I rituali dell’interazione, Edizione italiana 1988, Il Mulino, Bologna.
Moreland J.R. & Levine J.M. (1982), Socialization in small groups: temporal changes in individual – group relations, New York: Accademic Press.
Speltini G. (2010) Dinamiche di gruppo, Il Mulino, Bologna.
Van Gannep A. (1920), I riti di passaggio. Bollati Boringhieri, Torino.

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