martedì 7 luglio 2015

Il volontariato negli ospedali pubblici: il rapporto volontario-paziente

Il volontariato ha rappresentato una risorsa cruciale per realizzare la ristrutturazione postfordista del welfare state e per arrivare alla costruzione degli attuali sistemi di “welfare mix”. La valorizzazione dell’attività volontaria non è servita, però, soltanto a ridurre o contenere i costi dell’assistenza, ma anche ad arricchire le pratiche di assistenza. Nel campo sanitario, ad esempio, i volontari ospedalieri oggi contribuiscono al progetto di cura con risorse emotive e relazionali che sono estranee al paradigma biomedico tradizionale, contribuendo alla produzione di una cultura della cura e della “salute” sensibile alla persona anche nelle sue dimensioni psicologiche, emozionali e relazionali. Su questi aspetti, attraverso l’osservazione diretta di un caso empirico, si sofferma la relazione finale di Ada Leone dal titolo «Il volontariato negli ospedali pubblici: il rapporto volontario-paziente» che lei stessa presenta di seguito.

Il volontariato negli ospedali pubblici: il rapporto volontario-paziente

La tematica affrontata in questa relazione finale è il volontariato svolto in ambito ospedaliero, nell'assistenza ai malati. Il tema è stato studiato attraverso l'analisi del rapporto che si definisce tra volontario e paziente, affrontato con riferimento empirico al caso dell'Associazione religiosa di volontariato “San Camillo de Lellis”, che opera all'interno dell'Ospedale Monaldi di Napoli. La vocazione religiosa caratterizza questa realtà, come in generale le altre associazioni religiose, motivando l'agire secondo dei principi morali condivisi.
La scelta del tema è dovuta, sia alla sua rilevanza sociologica, con riferimento ai temi dell'agire sociale solidaristico e alle attuali politiche sociali, sia a quella empirico-sociale, derivante dalla trasformazione del Welfare State e dalla integrazione del terzo settore. 
La relazione è divisa in tre capitoli. Il primo capitolo pone lo sguardo sulla collocazioni delle organizzazioni di volontariato all'interno del Terzo Settore, che si è sviluppato in connessione alla crisi del Welfare State.
È descritta l'evoluzione terminologica e lo sviluppo storico del Welfare State, per poi prendere in considerazione il volontariato, come parte costitutiva del più ampio universo delle organizzazioni non profit o Terzo Settore. Questo è definito da Colozzi (2003) come l'“insieme di attività e soggetti che si situano nello spazio sociale tra Stato e mercato come un settore con livelli diversi di omogeneità e coerenza interna” (Colozzi, 2003: 27), contiene il carattere “Terzo”, che, appunto, lo pone in diretta relazione con gli altri due, “Stato” e “Mercato”.
Dal punto di vista empirico, in Italia, il processo di diffusione del non profit è sempre più riscontrato, come rileva l'indagine compiuta dall'Istat riferita agli anni 2001 e 2011, dove l'aumento è del 28%. All'interno della stessa indagine emerge un altro dato per noi importante, infatti, le istituzioni volontarie crescono del 10,6%, registrando un aumento del 43% del numero di volontari sempre nel periodo che va dal 2001 al 2011. 
Prima dell'ascesa del Welfare State le forme di assistenza erano organizzate come gruppi di attività caritatevoli e di beneficenza per assistenza sociale (a carattere locale). Questa realtà diventa minoritaria quando lo Stato organizza su scala nazionale un sistema pubblico di Welfare (a carattere nazionale-pubblico). Ma, a metà degli anni Settanta, quando poi lo Stato non ha più le condizioni per svolgere questo ruolo, codifica e sviluppa un'attività fatta da soggetti terzi, un’attività associativa, che poi riconosce e regolamenta. Il potere politico tende, così, a regolamentare questo settore per farlo diventare un attore della governance delle politiche di assistenza. Lo stato non fa direttamente, ma stabilisce le regole per fare, codifica e sceglie come riconoscere le associazioni, testimoniato empiricamente dall'emanazione della legge quadro sul volontariato n° 266 del 1991. Nasce così quello che Ascoli (1999) chiama “Welfare mix”, una combinazione di attori di natura diversa in cui la realizzazione del sistema di welfare è affidata ad un mix di soggetti che operano all’interno della comunità locale sulla base di alcuni principi, descritti nel secondo capitolo.
Il secondo capitolo affronta il tema di come lo Stato affida parte delle pratiche di cura e assistenza a soggetti terzi, in relazione al principio di “sussidiarietà orizzontale” in un sistema di norme che regolamentano l'agire di questi soggetti che collaborano con lo Stato. In questo capitolo è, inoltre, introdotta la nozione di regolazione intesa, non solo come insieme degli aspetti normativi ed istituzionali dei programmi di intervento, ma anche di aspetti di natura politico-amministrativi. Gli attori, infatti, interagiscono secondo leggi  ̶ quali: la Legge-quadro sul volontariato (1991); la Legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (2000); la Modifica del Titolo V sella Costituzione (2001) e le Leggi Regionali della Campania  ̶ che costituiscono un modello. L'attenzione sarà posta prima sul Terzo Settore, poi sulle associazioni di volontariato ed infine sulle evoluzioni delle politiche sociali nella regione Campania.
Dall'analisi compiuta emerge che un altro elemento importante è la logica di governance, in cui l'azione di assistenza è il risultato di una regolazione negoziata tra una pluralità di attori pubblici e privati.  Questa logica si sostituisce a quella di governament, la cui azione politica è gestita e coordinata esclusivamente dagli attori pubblici. Si passa, quindi da una regolazione di tipo gerarchico ad una gestione più cooperativa (Kazepov, Carbone, 2007).
Nel terzo capitolo si riportano i risultati di un'osservazione empirica, considerando gli aspetti di un caso specifico, quello dell'Associazione di volontariato “San Camillo de Lellis” a Napoli. L’osservazione è limitata al reparto di terapia semi-intensiva dell’ospedale Monaldi di Napoli (UTSIR); dove operano i volontari dell’Associazione “San Camillo de Lellis”; dove sono ricoverati i sofferenti di patologie all’apparato respiratorio, che sono numericamente molto limitati. Per queste ragioni si è scelto di realizzare un'osservazione qualitativa, che, ovviamente, non produce evidenze generalizzabili.
L'analisi delle relazioni tra volontario e paziente è stata studiata attraverso la raccolta di dati, come i documenti ufficiali dell'associazione, e colloqui, le interviste di gruppo e non strutturate, con il personale ospedaliero, i pazienti e i volontari stessi.
L'interazione tra i volontari ed i pazienti è presente soprattutto all'interno di uno specifico reparto “UTSIR”, “Unità terapia semi intensiva respiratoria”, chiamato anche reparto di “Pneumologia Riabilitativa Semi-intensiva Post-acuta”, scelto come campo di indagine per la presenza giornaliera dei volontari dell'Associazione di “San Camillo di Lellis”. Dalle osservazioni emerge che i volontari, organizzandosi a coppia, svolgono dei turni giornalieri per aiutare gli infermieri che, in carenza di OSS, sono costretti ad occuparsi anche dell'assunzione di pasti da parte dei malati. I volontari, inoltre, oltre ad assistere i degenti in qualsiasi necessità che non sia di stretta competenza professionale, si astengono dall'intervenire immediatamente sulla dimensione corporale, ma si occupano anche di quell'aspetto emotivo nella relazione con il paziente, che nelle relazioni professionali tende ad essere ridimensionata.
Il medico mette a disposizione, nel progetto di cura, la parte che ha a che fare con le competenze e gli interventi sul corpo, sulle fisiologie e le patologie, sottraendone, appunto, la dimensione emotiva. Queste due dimensioni, messe insieme, costituiscono un progetto di cura, che risulta di valore superiore.
Attraverso l'osservazione empirica, in conclusione, è emerso che la solidarietà sociale rappresenta, come sostiene Ascoli (1987), una risorsa anche all'interno dei moderni sistemi di Wefare e, grazie all'iniziativa promozionale da parte dei soggetti pubblici, risultano sempre maggiori gli spazi che si stanno aprendo a questi circuiti nelle moderne democrazie.

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